Motori, la Dakar del faentino Giraldi è già finita

«Finisce qui la mia Dakar. Sto bene!». Sono state queste le prime parole di Jader Giraldi affidate a una storia sul proprio profilo Instagram inquadrando l’orizzonte dall’elicottero dei soccorsi. Un messaggio social arrivato nel pomeriggio di domenica 7 gennaio, quando una seconda tappa con molti ritiri (tra cui lo spagnolo Carles Falcon che, rianimato in loco con successo per oltre trenta minuti, lotta per la vita, in condizioni molto gravi per stabili, all’ospedale di Riyad) si era praticamente conclusa. Il secondo Rally Dakar della carriera del pilota faentino, impegnato per l’occasione nella categoria Original by Motul, quella che fu la Malle Moto, è terminato dopo i 157 chilometri di prologo, i 541 di una già durissima prima tappa definita dallo stesso numero 125 la più dura di quelle disputate e una manciata di chilometri (dei 655 previsti) attraverso i sassi della seconda. E proprio le pietre, terreno da sempre mal digerito da Giraldi in favore delle dune, lo hanno tradito: «[…] in un fiume in secca pieno di grosse pietre - ha raccontato Giraldi, nel day after, sulla sua pagina Facebook - la moto mi si è improvvisamente messa in perpendicolare […] e io sono volato». Un errore che difficilmente troverà spiegazione, un attimo capace di infrangere il sogno. E dopo svariati minuti nel tentativo di rimettersi in sella nonostante il dolore a gamba e clavicola destra, la seconda già fratturata anni fa e nuovamente danneggiata, Giraldi è stato costretto a prendere la sofferta decisione: «Premo per la prima volta il tasto rosso. Game over». In chiusura del lungo post social condiviso prima del rientro in Italia, Giraldi ha voluto riordinare le idee ricercando quelle mancanze, senza dare la colpa al fato, che probabilmente non gli hanno permesso di essere nella condizione migliore per una gara in cui «se vuoi arrivare e non sei in totale forma, rischi quello che è successo». Due gli aspetti: «A ottobre e novembre - ammette - non ho rinunciato ad impegni di lavoro per fare allenamenti sulla sabbia o in pista» e «a inizio dicembre un intervento all’occhio mi ha costretto a lasciare l’allenamento per quasi tutto il mese». L’esperienza, quella che fa male, questa volta anche al fisico, ma insegna.