Motociclismo, la storia di Boris Casadio, la «voce» di Misano che viene da Faenza: «L’emozione più grande? Il saluto a Valentino»

Romagna | 03 Settembre 2022 Sport
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Tomaso Palli
Non si ferma mai, Boris Casadio. Non a caso, raggiunto al telefono, è di ritorno dall’Historic Minardi Day a Imola (27-28 agosto) ma subito pronto a partire, direzione Misano, per il Gran Premio di San Marino e della Riviera di Rimini che ci sarà nel weekend. Speaker ufficiale, o se preferite Voce (con la maiuscola), dei circuiti di Imola e Misano, la vita del giornalista faentino classe 1975 è una lotta contro il tempo per unire speakeraggio e presentazione, una passione divenuta lavoro, all’impiego nell’attività di famiglia a Faenza.
Casadio, Misano è alle porte: che appuntamento sarà?
«Peculiarità di questo evento è il coinvolgimento sia della Repubblica di San Marino che dei vari comuni della riviera riminese. Mostre temporanee, dibattiti nelle piazze, aree dedicate con spettacoli… tutto questo è così dal 2007 ed ogni anno si è cercato di fare qualche cosa di più». 
E lei avrà anche attività «di contorno»?  
«Accanto all’impegno in autodromo con il commento live, l’attività principale che svolgo per ogni manifestazione negli impianti di Imola e Misano, ci saranno anche eventi. Siamo partiti mercoledì con la presentazione, nel cinema di Rimini, di Minimoto Revolution, un docufilm che racconta i 30 anni delle minimoto in Italia. Poi, venerdì sera in piazza a Misano, si terrà il Burdel da cursa (bambini da corsa, ndr), un evento che unisce i vecchi e i nuovi bambini da corsa». 
Ma come funziona l’impegno in cabina a Imola e Misano?
«Le procedure di Motomondiale, F1 e Superbike si assomigliano molto. Munito di pass, sempre più fondamentale per ambienti di questo tipo, punto subito alla mia postazione. A Misano sono nell’area stampa mentre a Imola mi trovo sopra la direzione corsa. Mi sistemo, richiedo l’entry list dove trovo anche piccoli spunti che, solitamente, ho già preparato per conto mio. Ogni tanto c’è un consulto con il direttore, con lo staff commerciale e poi… via, io comincio. Ma devo dire una cosa».
Prego.
«Lo speaker è spesso associato alla figura del giornalista, pensando al commentatore televisivo. In realtà è una figura più sportiva, la voce del direttore di gara. Non a caso è fondamentale, per esempio a Misano, per gestire l’invasione di pista ed evitare incidenti. In altri contesti, non nel Mondiale, lo speaker serve anche per far sapere le varie sanzioni ai piloti. Quindi, accanto alla parte di cronaca, sponsor ed eventuali ospiti, c’è l’intero programma di un evento da portare avanti in modo verbale». 
Da quanti anni?
«Nel 2024 festeggerò i 30 anni al microfono. Ho cominciato durante l’ultimo anno di Liceo per un evento di motocross, una gara regionale. E da lì c’è stato, e c’è tuttora, un po’ di tutto. Prima con le moto e poi, da voce di Misano e Imola, anche con le auto. Grazie alla mia formazione storica (laurea in Storia Contemporanea, ndr), prediligo una cronaca informativa, come se dovessi raccontare un evento che il pubblico non ha mai visto. Spero di lasciare qualcosa, di arricchire un po’ chi viene a vedere le gare».                                              
Un salto all’anno scorso: com’è stata la premiazione a Valentino Rossi nel suo ultimo GP in Italia?
«Un’emozione enorme, qualcosa che rimarrà per sempre perché tu vai a conferire una cosa unica per lui, in un momento unico. Me l’hanno detto il sabato alle 19, contavano su di me. In più c’era l’ipotesi che vincesse il titolo Quartararo, e così è stato. E anche annunciare il campione del mondo della massima cilindrata è stupendo». 
Per l’importanza del momento, Rossi lo mette tra i momenti più emozionanti?
«Sicuramente. Per il significato che aveva: per lui, per lo sport, per l’Italia e, in piccolo, anche per me». 
Ne ha in mente altri?
«Ricordo la vittoria di Dovizioso, nel 2018, con la Ducati. La sua prima e unica, a Misano, in MotoGp. Nell’intervista al termine del podio, si è ricordato che nella sua vittoria precedente sul circuito, a 14 anni, in occasione dell’Aprilia Challenge del 2000, c’ero sempre io a commentare. Un momento unico. A questo aggiungo anche un dialogo, molto umano e dolce, con Marquez sempre in quell’occasione ma nel retropodio». 
Passione, esperienza, formazione… ma quali sono gli ingredienti per il suo mestiere oggi?
«Tanto di tutto. Un percorso umanistico può aiutare. E poi una base linguistica. A me sono servite molto anche le esperienze motoristiche in ambito familiare, nei club e nel team di mio babbo. Per il resto c’è la passione che ti porta anche a fare rinunce. Se vuoi fare questo mestiere, magari affiancato anche ad un’altra attività come nel mio caso nell’azienda di famiglia, devi fare delle scelte».
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