Motociclismo, il faentino Rivola si racconta: "Un debutto in MotoGp da ricordare, vorrei rivedere Minardi in Formula 1"

Romagna | 20 Dicembre 2019 Sport
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Massimiliano Regazzi
«Saluti a Faenza». Massimo Rivola, amministratore delegato, o se preferite, grande capo di Aprilia Racing, dimostra di essere ancora molto legato alla sua città: 48 anni, manfredo doc, dopo la laurea in economia e commercio è arrivato alla corte di Giancarlo Minardi prima come responsabile marketing della mitica scuderia automobilistica romagnola fino ad arrivare alla carica di direttore sportivo, mantenuta anche nel primo passaggio della squadra romagnola alla Red Bull con il nome Toro Rosso. Dal 2009 è approdato in Ferrari ricoprendo anche qui la funzione di direttore sportivo, prima di diventare responsabile della Ferrari Driver Academy che ha forgiato piloti, tra gli altri, come Charles Leclerc. Dopo una vita a quattro ruote, una telefonata da un numero sconosciuto, fatta personalmente da Roberto Colaninno, grande capo del gruppo Piaggio, ha aperto a Rivola una nuova fase della sua carriera e tanta speranza di poter rivedere Aprilia ai vertici delle corse in moto. Ripercorriamo con lui questo anno, vissuto in mezzo alla MotoGp, che delle moto è la massima espressione.
Rivola, che rapporto ha con la sua terra e Faenza?
«Faenza è la città natale mia, di mia moglie e dei miei figli, è inevitabile un legame profondo. Quando posso, con la famiglia, cerco di tornare a salutare i miei genitori e quelli di mia moglie».
Come immaginava questo primo anno in MotoGp e come si è rivelato nella realtà?
«Mi ero immaginato un anno di apprendistato, del mondo MotoGp e del mondo Piaggio. Siamo una realtà con un bel potenziale, sia come Aprilia Racing che come gruppo Piaggio. Sapevo che la sfida sarebbe stata molto impegnativa e lo è: cercavo grosse motivazioni e le ho trovate».
Che voto si merita Aprilia in questa stagione?
«Un 6.5 perché ha continuato la propria crescita, migliorando su se stessa e in relativo sui competitor. Da segnalare che per la prima volta abbiamo avuto due moto in Q2 ad Aragon e che per la prima volta siamo stati in testa ad un Gp a Phillip Island».
Ed i vostri piloti Aleix Espargarò e Andrea Iannone?
«Aleix si è dimostrato in grande forma, gli do un 7 per il generale livello di performance. E’ stato vittima di un incidente importante a Barcellona dove non aveva alcuna colpa. Andrea ha avuto un anno difficile, iniziato in salita per problemi fisici e con due cadute importanti a Jerez e Misano. Credo meriti un 6.5, mezzo voto in più per averci regalato l’emozione fortissima di passare in testa a Phillip Island anche se solo per 24 secondi». 
È da considerarsi proficuo il rapporto con il team Gresini?
«Certamente Fausto ha una struttura e un’esperienza di assoluto livello. In questi anni lui e Aprilia Racing hanno fatto un buon lavoro e il rapporto è sempre più stretto. Ovvio che, soprattutto visto da dove vengo come esperienza lavorativa, la mia spinta è quella di fare sempre meglio, ma questo fa anche parte del mio approccio».
La MotoGp vale la Formula 1?
«Sono due mondi molto affascinanti e con il comune denominatore della ricerca maniacale della performance. In Formula 1 viene fatto con investimenti impressionanti, di fatto è un business ancor prima che uno spettacolo. In MotoGp viene fatto con lo spettacolo come primo obiettivo, nel quale il pilota ha un ruolo ancora più importante».
Dove può arrivare lo sviluppo dei due campionati?
«Relativamente alla Formula 1 non nascondo la curiosità per le vetture della prossima generazione che vedremo nel 2021, spero solo che si elimini almeno un po’ dell’effetto aerodinamico che influenza la prestazione della vettura che segue e che oggi rende difficile attaccare chi precede. Per la MotoGp posso immaginare che un certo interesse all’ibrido ci possa essere, ma personalmente spero non a breve. Spero che la MotoGp rimanga coinvolgente come ora».
Parlare di soldi è sempre un tabù, ma secondo lei il vostro budget a disposizione di quanto è inferiore rispetto - ad esempio - a Honda e Ducati?
«Non dobbiamo vergognarci nel dire che siamo una realtà più piccola rispetto ai nostri concorrenti, anzi, è un premio alla caparbietà e all’ingegno italiano. Se citiamo Honda e Ducati è chiaro che essendo proprietà di case automobilistiche alle spalle parliamo di altri numeri. Ma nel 2008 in Toro Rosso abbiamo vinto a Monza senza rubare niente a nessuno, partendo dalla pole. Quell’azienda aveva proporzioni simili a quelle che vivo oggi con i big, quindi anche noi possiamo avere le nostre occasioni».
Com’è composta attualmente la struttura di Aprilia Racing?
«Siamo un gruppo di circa 100 persone tra dipendenti e consulenti. E’ un’azienda molto tecnica con base a Noale, in provincia di Venezia. Il legame con il prodotto è molto forte e credo che questa sia una fase bellissima in cui il brand sta rilanciando dei prodotti di assoluto livello sia estetico, che di prestazioni e tecnologia».
Si è dato un tempo limite o utile per raggiungere i risultati?
«Se parliamo di MotoGp, in tre anni vorrei lottare per il podio. In cinque per la vittoria. Ma credo che oggi per noi sia importante tornare a far parlare di noi, dei prodotti che facciamo che sono di assoluto livello, del fascino di questo brand che è stato sempre un pioniere della tecnologia e del coinvolgimento emozionale».
Quando verrà presentata la nuova moto?
«La metteremo in pista a Sepang al primo test, senza livrea. La moto con i colori definitivi la vedrete direttamente a Doha per la prima gara del campionato».
Chiudiamo, in un certo senso, da dove siamo partiti: l’Emilia Romagna è ancora veramente la «Motor Valley»?
«Quello che ha l’Emilia Romagna nel settore auto/moto è qualcosa di unico al mondo e ammiro chi come Dallara ha spinto forte per creare questo polo d’eccellenza. Mi piacerebbe vedere il nome di Giancarlo Minardi tra i costruttori presenti, ma del resto mi piacerebbe vederlo ancora in F1, quello che ha fatto lui in termini di risorse come tecnici e piloti, non l’ha fatto nessuno». 
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