Morto il dj Claudio Coccoluto, gigante del mondo delle discoteche

Romagna | 02 Marzo 2021 Cultura
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E' scomparso questa notte, nella sua casa di Cassino, Claudio Coccoluto, dj di origini laziali tra i più importanti della storia della musica elettronica da ballo. Coccoluto è stato il primo dj europeo a suonare al Sound Factory Bar di New York, addivenendo alla notorietà internazionale e contribuendo così a lanciare il boom della musica elettronica da ballo negli anni '90. Legatissimo in particolare al Cocoricò, Coccoluto era un autentico mito alla Romagna, terra a cui deve molto non soltanto per lo storico circuito di discoteche nelle quali ha lavorato, ma anche perchè a spingerlo ad esplorare le possibilità «creative» del dj fu un romagnolo: Daniele Baldelli, che alla Baia degli Angeli di Gabicce segnò un punto di svolta per un'intera generazione.
Nel 2014 Coccoluto era anche stato invitato, in occasione della Notte Rosa, a suonare per il Ravenna Festival, che in questo modo ne riconobbe il valore musicale, nella performance "Foleymandala", realizzata insieme a Matteo Scaioli e David Loom.


Ripubblichiamo un'intervista che ci concesse per l'occasione, nel 2014.

Il grande dj Claudio Coccoluto protagonista alla Rocca Brancaleone con Matteo Scaioli e David Loom
«In Romagna il divertimento è cultura»

Federico Savini
«La crisi è ad ogni livello dell’economia e della società, è inevitabile che ricada anche sul mondo dei club e delle discoteche. Sulla Romagna, poi, tutti hanno aspettative altissime, ma io credo che il colpo di reni che il settore aspetta arriverà proprio dagli imprenditori romagnoli, com’è sempre stato». Se il presente è fosco e il futuro è incerto, Claudio Coccoluto non ha comunque dubbi sul ruolo che potrebbero giocare i romagnoli nel rilancio di un settore, quello della musica da ballo e del divertimento in generale, che proprio sulla nostra riviera ha conosciuto le maggiori avanguardie. Lo storico dj laziale, ai piatti fin dalla fine degli anni ’70 e autentico simbolo del mondo della disco italiano, venerdì 4 luglio vivrà una Notte Rosa molto speciale. Sarà infatti protagonista, insieme a Matteo Scaioli e David Loom, dello spettacolo in prima assoluta «Foleymandala», dalle 21.30 alla Rocca Brancaleone di Ravenna. «Abbiamo colto al volo, ma anche con grande senso di responsabilità, questa proposta dell’illuminata direzione artistica del Ravenna Festival – spiega Coccoluto -. Conosco Matteo da anni, ho collaborato spesso coi suoi Percussion Voyagers ma la possibilità di sviluppare un progetto svincolato dall’estemporaneità dei club ce l’ha fornita per la prima volta il Ravenna Festival. Suoneremo in analogico, io userò giradischi, grammofoni e fonovaligie, mentre Matteo suonerà il synth analogico e le percussioni. David Loom avrà il pc per sue proiezioni video, che sono qualcosa di veramente straordinario e diverso da quanto si vede di solito. L’idea è quella di creare suggestioni improvvisative con il suono e il video che si influenzeranno a vicenda, vogliamo saggiare le possibilità creative di queste tecnologie».
Dopo essere stato in giuria a Sanremo ora ti avvicini all’ambiente della classica col Ravenna Festival. E’ finalmente passata l’idea che il dj sia un musicista?
«Lo spero bene, ci sbatto la testa da trent’anni! Tu pensa che quando, a fine anni ’70, i carabinieri vedevano dalla mia carta d’identità che facevo il disc jockey a momenti mi smontavano l’auto! Ai tempi era quella la considerazione diffusa sul mondo della disco e io l’ho sempre combattuta, cercando anche di non cedere all’abbassamento degli standard qualitativi sulla musica, un problema che in Italia esiste».
E infatti è difficile parlare di «Club Culture» nel Belpaese, anche se la discoteca ha furoreggiato per anni. Questo c’entra con la crisi?
«Eccome se c’entra. Ribadendo che la crisi è generale e si sente anche a Ibiza per capirci, è vero che nei tempi delle vacche grasse spesso in Italia ci si è adagiati su un modello di divertimento che non poteva durare per sempre, non si è investito sulle novità e sui giovani. Chiamare costosi dj stranieri anziché investire sui nostri club ha fatto perdere a questi ultimi appeal e credibilità».
Poi la gente preferisce ballare in spiaggia…
«E’ comprensibile ma anche semplicemente ciclico. Una cosa che sostengo da anni è che non si sia investito a livello architettonico nelle discoteche. Da dieci anni non ne nascono di nuove e le vecchie sono quasi sempre delle ex balere riadattate, manca proprio una visione. In ogni caso, è sempre dalle crisi che nascono le nuove opportunità e il ripensamento dei contesti, vedi anche il concerto alla Rocca Brancaleone».
E la Romagna come se la passa?
«Sente la crisi come tutti, ma la riviera romagnola non è seconda a nessuno, tutto è partito da qui e ci si aspetta sempre tanto da questa terra, dove la cultura del divertimento esiste davvero, non lo si può dire di molti posti. Quello che bisogna recuperare è soprattutto la molteplicità e la pluralità dei locali e delle offerte. Per anni a distanza di pochi metri c’erano locali in cui si suonava il liscio e altri che puntavano sull’hard-rock, per non parlare della techno. Le opportunità che dicevo devono essere colte in questo senso, sperimentando ed evitando l’omologazione dell’offerta».

 
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