Modigliana, presentati i vini, rossi e bianchi, del 2022, sono sorsi «stellari» che parlano di territorio
Riccardo Isola - Anche quest’anno «Modigliana, Stella dell’Appennino» ha brillato ancora. Lo ha fatto mettendo in scena nel week-end il racconto di un terroir e di una vitivinicoltura che, seppur limitata in ambito di ettari vitati e produzione, si posiziona ai vertici della qualità riconosciuta in Romagna. Sia nelle sue declinazioni in rosso sia in quelle, sempre più sorprendenti per autenticità nel saper rappresentare un ambiente geologico, culturale e colturale, in bianco. Il tutto si è chiuso lunedì scorso con la giornata dedicata ai ristoratori, arrivati da tutta Italia, in oltre 300, per assaggiare questo nettare di Bacco made in Appennino. L’annata 2022, quella presentata sui banchetti, ha messo in evidenza un filo comune nel lessico del sorso in cui la geologia (marna e arenacea), spicca con il suo contributo fine, salato e materico. Poi c’è il bosco che nei sorsi si riverbera in una pulizia fine di freschezza e balsamicità. Infine l’altitudine che dona al vino una silhouette slanciata, verticale e snella. Sui bianchi la nettezza dei richiami al sale, con acidità spiccata e vibrante e la nettezza di pochi ma chiari sentori (fiori e frutta) rendono questa interpretazione la vera, nuova, sfida sul mercato. Se infatti sul Sangiovese, rigorosamente rivendicato, da oltre un decennio Modigliana sta portando avanti un discorso chiaro e inequivocabile, sul bianco il lavoro è appena iniziato. Ma i risultati sono già più che beneauguranti visto che le cifre stilistiche, legate alla riconoscibilità, sono lampanti, evidenti e veramente autentiche. Altro valore aggiunto dell’evento è stata la presentazione del volume, curato da Giorgio Melandri con fotografie realizzate da Maurizio Gjivovich e testi scritti da alcuni dei giornalisti del vino più influenti a livello nazionale «Modigliana - Storie di gente, Appennino, vini». Come ogni anno durante l’evento viene premiato un testimone di questa vitivinicoltura. Quest’anno, che vedeva partecipare una batteria di 11 campioni, tutti rivendicati come Romagna Sangiovese Modigliana, annata 2020, se l’è aggiudicato «Ibola» della cantina Mutiliana di Giorgio Melandri. Visto che vi abbiamo partecipato, a noi oltre a questo indiscusso testimone di qualità rappresentativa ci hanno colpito anche altri campioni. Se l’Ibola 2020 è forse il più «Toscano» tra gli assaggi effettuati, perfetta la filigrana tannica, in cui tracce anche ematiche e ferrose arricchisco quell’esile sorso verticale di balsamicità e Sanguinella, anche il «Tramazo» della stessa cantina (Mutiliana) ci ha colpito per il suo riverbero salato e pepato che si presenta, al naso, già con una personalità elegantissima e fine. Infine è stata la vivacità olfattiva in cui è emerso un frutto piccolo e rosso carnoso e croccante, a cui si aggiunge la tagliete entrata, anche nei tannini, al sorso, in cui tracce ematiche e ferrose si allungano sui binari della sapidità e fluidità, del vino «Il Carbonaro» della cantina Lu.Va. Giornalisticamente parlando l’unica, se vogliamo, nota dolente è la presa d’atta del fuoriuscita dall’Associazione di Ronchi di Castelluccio che quest’anno non era presente alla tre giorni. Un addio (?) che segue a distanza di qualche anno quello intrapreso dalla cooperativa Agrintesa e della cantina Balìa di Zola.