Minori stranieri non accompagnati, nel Ravennate "ingressi e inserimenti rallentati"

Romagna | 13 Dicembre 2020 Mappamondo
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Barbara Gnisci
«Con il Covid abiamo assistito a un calo degli ingressi in concomitanza dei rispettivi provvedimenti in atto nei vari Paesi di provenienza – spiega Matteo Fenati, responsabile dell’area Msna (Minori stranieri non accompagnati) della Fondazione Nuovo Villaggio del Fanciullo di Ravenna – e specialmente durante l’estate i numeri sono stati ridotti rispetto agli standard. Noi disponiamo di 30 posti, ma negli scorsi mesi abbiamo accolto solo 18/19 ragazzi». Nella prima fase della pandemia da Covid-19 le frontiere di svariati Paesi sono state chiuse impedendo di intraprendere a molti quel viaggio migratorio verso l’Italia: «L’Albania e il Pakistan sono stati i Paesi che hanno avuto una fermata di arresto maggiore, ma da qualche settimana c’è stata una ripresa. Al momento i nostri posti sono tutti nuovamente occupati». Qualche difficoltà è dettata anche dalle restrizioni del periodo: «Proprio come a marzo, abbiamo riorganizzato il servizio in maniera tale da renderlo compatibile con le indicazioni dei Dpcm e ci siamo focalizzati su attività da svolgere in struttura come il rinforzo della lingua italiana e delle altre materie scolastiche. Abbiamo anche organizzato corsi di cucina. Molti dei nostri ragazzi che frequentano la scuola e i corsi di formazione sono tornati alla Dad. Alcuni lavorano, ma svolgono professioni, come l’idraulico o il meccanico, che per fortuna non si fermeranno nonostante le restrizioni. Altri, quelli che si sono formati nell’ambito alimentare per esempio, hanno virato il loro impegno verso la cucina di asporto». Bangladesh, Pakistan, Kosovo, e Albania in misura minore, i Paesi di provenienza degli ospiti attuali: «Da qualche mese siamo entrati a far parte del circuito Siproimi (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e minori stranieri non accompagnati) e questo ci permette di accogliere minori stranieri che ci sono inviati direttamente dal Sistema centrale di Roma e non più solo dalla Questura di Ravenna. Ciò ci ha portato a investire sul personale, assumendo un nuovo educatore. Ci siamo piacevolmente resi conto che la nostra metodologia di lavoro come comunità non differiva da quella richiesta dalle linee guida del Siproimi. Ci sono pratiche di accoglienza e strategie che mettiamo in atto già da anni. Ciò che ci piacerebbe molto è sviluppare una linea comune nella gestione dei migranti con tutti gli altri soggetti che li accolgono, così da uniformare le pratiche e le metodologie di accoglienza, formazione e integrazione». Un’inflessione degli arrivi di minori stranieri non accompagnati è quanto viene evidenziato anche da Melania Dello Iacono, assistente gestionale del settore minori della cooperativa Zerocento di Faenza: «Una prima variazione l’abbiamo sentita ancor prima del Covid-19, a partire dagli ultimi Decreti sicurezza e ciò ha portato a farci chiedere una riduzione dei nostri posti Siproimi, che sono passati da 20 a 14. Ovviamente da marzo scorso c’è stato un ulteriore rallentamento». Sono per lo più di origine albanese i giovani ospiti: «L’andamento del nostro servizio risponde a un bisogno territoriale. La maggior parte dei nostri utenti arriva dai ritrovamenti sul territorio, ragazzi che le forze dell’ordine hanno segnalato agli assistenti sociali e che poi sono stati inseriti nelle banche dati prima di giungere a noi». Integrazione, possibilità lavorativa, acquisizione della lingua e creazione di una rete tra servizi sono le prerogative: «Le restrizioni dovute al Covid-19 ci hanno fatto riflettere sull’intera nostra organizzazione. Questa volta le lezioni on line con gli istituti di riferimento sono state subito attivate. Ci siamo anche appoggiati all’associazione PiGreco per i corsi di alfabetizzazione ed educazione civica. Inoltre, ci siamo dotati di più strumenti informatici». Le altre attività sono bloccate: «In una realtà come la nostra è fondamentale la collaborazione con soggetti esterni, con le associazioni sportive, con chi organizza corsi di teatro, con gli esperti che portano in struttura proposte interessanti, ma al momento dobbiamo farne a meno». 
Altalenante l’umore degli ospiti accolti: «Soprattutto gli albanesi sentono molto forte il mandato economico familiare. Sono qui per un motivo bene preciso, mandare aiuti a casa, e il blocco del corso formativo rappresenta il fallimento del loro obiettivo. Non andare al corso professionale, a imparare un mestiere, equivale a perdere la prospettiva della propria realizzazione».
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