Milano Marittima, Valentina Lodovini legge Anna Politkovskaja all’arena Stadio dei Pini

Romagna | 27 Giugno 2023 Cultura
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Federico Savini
«Queste letture non le faccio come attrice. La mia voce è un mezzo per ampliare l’importanza del messaggio, per arrivare a più persone possibili; ma nel momento in cui leggo le parole di Anna Politkovskaja io sono una cittadina. Queste parole sono fatte di vita, vera e atroce. È una cosa talmente importante che va presa con la massima serietà, senza artificio». Ci sono cose delle quali vale la pena «aver timore». E Valentina Lodovini non si riferisce solo alle dittature e agli orrori che ogni guerra porta con sé, ma anche alla possibilità che si possano banalizzare, o peggio «spettacolizzare».
Giovedì 29 giugno l’attrice sarà protagonista, all’arena stadio dei Pini di Milano Marittima per il Ravenna Festival, di «A futura memoria», reading che intreccia le letture delle intense pagine di Anna Politkovskaja con le musiche dei compositori Dmítrij Šostakóvič, Aram Khachaturian e Boris Lyatoshynsky, che vennero accusati di «formalismo» negli anni dello stalinismo, eseguite dal FontanaMix String Quartet. Dell’omicidio di Politkovskaja non sono stati individuati i responsabili diretti, ma che il mandante sia riconducibile a Vladimir Putin viene ormai riportato anche nelle enciclopedie. La giornalista ha infatti sempre criticato le scelte di Putin soprattutto in termini di politica internazionale, fino alla cronaca dei terribili giorni del conflitto in Cenenia, con la quale non fece sconti alla sensibilità dei lettori.
«L’aspetto più forte dei testi di Anna Politkovskaja - spiega Valentina Lodovini - è il fatto che raccontasse la vita. Riportava quella vita su carta, per ciò che era. Storie terribili che finiscono per assumere le sembianze di un fiume in piena. La sua caratteristica più distintiva credo fosse proprio l’interesse per i civili. Attraverso ciò che ci ha lasciato, ci si può formare un pensiero su quella guerra e la situazione russa. Noi artisti non cambiamo il mondo - prosegue l’attrice -, ma possiamo aiutare a far comprendere le cose che non vanno. Se fosse viva, oggi Anna Politkovskaja sarebbe di sicuro in Ucraina, a raccontare quello che succede. A spingerla a fare ciò che faceva era l’idea che aiutare anche un solo ceceno a salvarsi dal quel massacro o permettere anche a un solo occidentale di capire quello che stava accadendo sarebbe stato un risultato sufficiente a compensare i rischi e le difficoltà».
Altro aspetto cruciale del questo è quello musicale, quasi un interplay che si crea tra le letture di Valentina Lodovini e le musiche «non grate» - come le definì il regime - suonate dal FontanaMix String Quartet in un parallelo con l’epoca di Stalin. «Inserire questa musica “non grata” al regime - spiega l’attrice - è un modo per onorare la libertà di espressione. È complicato tracciare linee di continuità tra l’epoca di Stalin e la Russia di oggi, ma la storia dei contrasti fra arte e informazione da una parte, e potere e politica dall’altra è molto lunga. Quello che è certo è che dobbiamo riflettere di più sul passato».



 
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