Massa e Conselice, molti stranieri e poca Lega

Romagna | 05 Marzo 2020 Mappamondo
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Silvia Manzani
Massa Lombarda e Conselice sono i territori della provincia di Ravenna con il maggior numero di stranieri rispetto al totale della popolazione. E sono anche tra le quattro realtà (insieme ad Alfonsine e Fusignano) dove la Lega, alle ultime elezioni regionali, ha preso meno voti. A Massa (il dato è aggiornato al primo gennaio 2019) gli stranieri sono 1.898, pari al 18% dei residenti totali mentre a Conselice sono 1.541, pari al 15,8%. In entrambi i casi, in testa ci sono i rumeni, seguiti da marocchini e albanesi. La Lega ha preso il 36,18% dei voti a Massa e il 39,29% a Conselice. Ma si tratta di realtà realmente così accoglienti verso gli stranieri? Lo abbiamo chiesto ad alcuni dei diretti interessati.

«PERCEZIONI SBAGLIATE»
Nato a Casablanca, cittadino italiano dal 2014, Mostafa Achouak vive a Massa Lombarda da diciannove anni, dove oggi è consigliere comunale per la lista «Il futuro in Comune», oltre che referente della comunità islamica locale: «Qui la situazione, rispetto al tema dell’integrazione, è buona. Anche prima che entrassi in consiglio, c’è sempre stato un buon dialogo tra le comunità straniere e l’amministrazione comunale. Purtroppo non posso dire che la classica paura dello straniero sia sconfitta, anche a Massa si sentono ancora i soliti pregiudizi secondo i quali se ci sono gli stranieri in piazza, significa che non vanno a lavorare. La gente a volte non sa che per molti di noi la piazza è un punto di incontro importante: io stesso, che lavoro in una azienda di materiali edili a Imola, frequento la piazza. E a chi dice che non si può nemmeno andare a fare bancomat perché in giro ci sono facce straniere, rispondo: “Avete mai sentito di furti?”. La risposta è sempre no, a dimostrazione che spesso le percezioni non equivalgono alla realtà. Nei paesi piccoli come questi, poi, ci sono persone che non hanno mai visto il mondo e non si sono mai spostate più di qualche chilometro, cosa che non aiuta a combattere il razzismo». Sposato con due figli, Achouak è anche un frequentatore della moschea di via Marchetti, gestita dall’associazione «La stella» (nella foto): «Il centro culturale islamico è talmente frequentato che spesso i residenti ci ringraziano. Con la presenza costante riusciamo infatti a tenere viva e frequentata la strada, anche a protezione di eventuali piccoli reati. Quando, nel 2015, ci fu l’incendio alla moschea a ci spostarono per un paio di mesi, nella via si aprì il deserto: per gli abitanti, come loro stessi ci hanno riferito, è stato molto ma molto peggio». 

ADDIO AGLI SPAZI DONNA
«Credo sia un vero peccato che non esistano più, erano un buon modo per fare integrazione». Naima Nassamer, marocchina, mediatrice culturale, per molti anni ha lavorato per conto di una cooperativa negli Spazi Donna di Massa Lombarda e Conselice, dove si organizzavano corsi di italiano e laboratori creativi. Circa due anni fa, però, gli spazi sono stati chiusi: «Io negli ultimi tempi ero stata assente per problemi di salute ma continuo a credere che fossero esperienze fondamentali. Penso alle tante donne che non lavorano, che passano il tempo in casa, che non conoscono bene la lingua quando non sono ai limiti dell’analfabetismo. Gli spazi, per loro, erano un’occasione più che valida per socializzare, entrare in contatto con la realtà locale, uscire dall’anonimato». È con rammarico, dunque, che Nassamer guarda a quell’esperienza: «Avendo lavorato come mediatrice sia nelle scuole di Lugo che in ospedale, riuscivo senza problemi a indirizzare le donne, in prevalenza magrebine e albanesi, a dar loro un consiglio in caso di difficoltà. Poco a poco, però, le ore sono state ridotte fino a che è stato deciso di mettere fine al progetto. Peccato non ci sia stata la volontà di portarli avanti, a Massa in particolare lo spazio era in un bel posto in piazza, dunque centrale e contro ogni idea di ghettizzazione. E venivano donne anche da altri comuni, a dimostrazione che il servizio copriva anche il bisogno di altri territori. Oggi si spera che le donne, soprattutto quelle di nuova generazione, si incontrino anche al bar o in altri luoghi ma non offrire più quel servizio non è di certo stato utile». In Italia da 28 anni, sposata con un romagnolo, Nassamer non ha avuto l’esperienza di isolamento che, invece, molte donne con una storia migratoria sono costrette a vivere: «Io avevo frequentato le scuole e l’Università, avevo forse più strumenti per integrarmi in fretta. Ma non tutte hanno questo privilegio».

«INDIFFERENZA»
«Non credo che Conselice sia una realtà particolarmente accogliente, è una città piccola, un luogo-dormitorio dove forse molti stranieri hanno trovato la possibilità di accedere ad affitti abbastanza calmierati». A parlare è Stefano Loreti, presidente della cooperativa «La traccia» che fino ad agosto dello scorso anno ha gestito il Centro di accoglienza straordinario (Cas) nei locali dell’ex hotel Selice, in centro, che ospitava 49 profughi e che ora è chiuso: «Abbiamo portato avanti quell’esperienza per cinque o sei anni, trovando nella popolazione locale, sostanzialmente, indifferenza. L’accoglienza è un’altra cosa, anche se devo dire che soprattutto nell’ultima parte della nostra gestione, non è mai capitato di dover chiamare le forze dell’ordine». A non far scatenare conflitti con i residenti, secondo Loreti, è stata la buona collaborazione tra cooperativa, Comune, forze dell’ordine e Prefettura: «Dal decreto Salvini in poi, è diventato insostenibile anche solo il pensiero di continuare con il Cas. Già con i trenta euro a testa al giorno si faceva fatica, figuriamoci con 18». 
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