Marina di Ravenna, 18 artisti da 11 Paesi per Beaches Brew
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Federico Savini
Diciotto artisti da 11 Paesi del mondo. In assenza di nomi realmente noti al grande pubblico (ma decisamente nuovi anche per la gran parte degli appassionati, e questo è un primo motivo di interesse), questi numeri raccontano bene l’edizione XI di Beaches Brew, il festival che tornerà a Marian di Ravenna dal 4 all’8 giugno e che rappresenta quasi certamente la più lungimirante scommessa dell’intera carriera di Bronson produzioni, che peraltro ne ha vinte parecchie altre.
Anzitutto questo festival è costruito con grande acume, intercettando letteralmente band e pubblico di rientro dall’abbuffata del Primavera Sound spagnolo (che si è tenuto lo scorso fine settimana) e contribuisce così a riempire i campeggi e il litorale ravennate in questo primo scampolo di bella stagione, proponendosi quasi come uno «spin off», per lo più gratuito e piacevolissimo per clima e contesto, del blasonato festival internazionale. E poi Beaches Brew ogni anno si dimostra più attento a captare stimoli che arrivano da un mondo della «musica indipendente» (termine che perde progressivamente di significato ma che resta ineludibile) sempre più internazionale e globalizzato, con musicisti che ormai arrivano sistematicamente da angoli del globo esclusi per decenni dalle rotte dei tour più in vista. E oggi resi protagonisti dalla rete, dallo streaming e… anche da festival come Beaches Brew.
Nei due palchi dell’Hana-bi (fronte mare e tettoia), martedì 4 dalle 19.30 si esibiranno Meril Wubslin, Cyril Cyril, Ustad Noor Bakhsh e Yalla Miku per l’etichetta ginevrina specializzata in musica africana Bongo Joe, con il rock-blues dei nigeriani Etran De L’Aïr a chiudere sulla spiaggia. Mercoledì 5 si parte con gli affondi electro-punk della ravennate R.Y.F. per proseguire con Baby’s Berserk, University, il punk tagliente delle britanniche Lambrini Girls, la no-wave in salsa glam degli Special Interest da New Orleans e il visionario dj-set finale di Cemento Atlantico.
Giovedì 6 spazio a IchBinBob, Kabeaushè dal Kenya, il techno-rap dei detroitiani HiTech, la selector afro-funk cubana Cami Layé Okùn e due progetti della lanciata etichetta ugandese Nyege Nyege: la poliedrica franco ghanese Pö e la producer nigeriana Aunty Rayzor.
Per la cronaca gli artisti arrivano da Niger, Pakistan, Cuba, Kenya, Stati Uniti, Canada, Svizzera, Ghana, Francia, Paesi Bassi, Regno Unito e ovviamene Italia, con molte prime volte nel nostro Paese. Da segnalare anche il panel di mercoledì 5 giugno alle 15 su «Against the Stream: come le piattaforme di streaming musicale hanno cambiato l’industria musicale».