Maltempo, nel faentino vigne e filari andati completamente distrutti, i danni maggiori in collina
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Riccardo Isola - Dalla pianura alla collina anche l’ambito agricolo e vitivinicolo ha subito importanti ripercussioni negative a causa del maltempo. Vigneti allagati, per quanto concerne le attività a nord della via Emilia quindi nella bassa Romagna, e filari completamente franati assieme alla terra sottostante, in collina, per alcune aziende del territorio significa avere l’annata, e non solo, se non andata probabilmente molto compromessa.
Alcuni dei casi più gravi ed ecclatanti si sono verificati nell’alta collina, soprattutto nel territorio di Modigliana. L’esempio è quella di Casetta dei Frati che si è vista portare via circa un ettaro di vigna dal monte che ha deciso di scendere di decine e decine di metri. Anche l’azienda Lu.Va ha registrato una grossa frana che ha interessato alcuni filari di proprietà. Ma in generale per tutte le aziende che sono collocate lungo la strada, che non esiste più, che porta al monte Trebbio e comunque in generale a un po’ tutte le aziende di Modigliana, perdere 2/3mila metri quadrati di vigna è cosa quasi scontata. Di conseguenza l’appello che arriva dai titolari è quello di «quanto prima riaprire le strade dove è possibile perché abbiamo bisogno di vendere il vino che abbiamo. Queste giacenze sono per noi linfa economica vitale e molte delle quali sono già di fatto vendute ma impossibilitate a muoversi perché non ci sono vie di comunicazione sicure».
Le decine e decine di frane e smottamenti generati dall’ondata di maltempo stanno così mettendo a forte repentaglio la tenuta ambientale e soprattutto occupazionale del territorio. Nelle campagne colpite dalla furia della pioggia, tra cui vi rientrano anche quelle occupate dai vigneti, si contano danni per centinaia di milioni di euro, secondo quanto emerge da un primo monitoraggio della Coldiretti. «La situazione della collina è drammatica - commenta il presidente di Coldiretti Ravenna, Nicola Dalmonte - è necessario intervenire rapidamente innanzitutto per ripristinare i collegamenti poi per ristabilire la sicurezza idrogeologica del territorio investendo in prevenzione altrimenti rischiamo di perdere per sempre un ecosistema già fragile e il patrimonio rappresentato dai suoi custodi, ossia i tanti imprenditori agricoli che hanno salvato queste terre dallo spopolamento e dall’abbandono» soprattutto in collina e montagna.