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Lutto, è morto a 91 anni Mikhail Gorbaciov. Venne in Romagna nel '94 e nel 2002

Romagna | 31 Agosto 2022 Cronaca
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La perestroika, il crollo del Muro di Berlino, la fine della guerra fredda, il disarmo nucleare, il ritiro dall'Afghanistan: il nome di Mikhail Gorbaciov, spentosi in ospedale ieri sera all'età di 91 anni dopo una lunga malattia, evoca un'intera epoca di cambiamenti storici conclusasi nel '91 con il crollo dell'Urss, di cui fu l'ultimo presidente prima di cedere il potere al suo rivale Boris Ieltsin. Venne in Romagna due volte: nel 1994 a Rimini, ospite delle Giornate Internazionali di studio del centro Pio Manzù diretto da Gerardo Filiberto Dasi. Insieme a lui arrivò anche l’ex presidente degli Stati Unitio George Bush padre. Nel 2002, invece, a Reggio Emilia partecipò all’iniziativa organizzata dalla Fondazione Gorbaciov e da Green Cross, in attesa del Forum Internazionale “Water for Peace” in programma per l'anno successivo, anno internazionale dell’Acqua.La carriera politica di Gorbaciov inizia nel 1970, quando viene nominato primo segretario del partito a Stavropol. Dieci anni dopo torna a Mosca come membro a pieno titolo del Politburo: è il più giovane di tutti. Rafforza la propria posizione sotto le ali protettive di Andropov, capo del Kgb e originario anche lui di Stavropol. Viaggia spesso all'estero e nel 1984 incontra per la prima volta l'allora primo ministro britannico Margaret Thatcher, "un osso duro" con cui stabilirà poi un rapporto di stima e fiducia. L'anno dopo, con la morte di Cernenko, è il suo turno. L'11 marzo 1985 diventa segretario generale del Pcus: ha solo 54 anni, una svolta generazionale dopo un lungo periodo di gerontocrazia. Il 1986 è già un anno cruciale, che rafforza le attese e le speranze, in Urss come nel resto del mondo, legate alla nuova leadership sovietica. A febbraio Gorbaciov lancia le sue parole d'ordine, Glasnost (trasparenza) e Perestroika (ristrutturazione), per portare una inedita ventata di libertà nei media e nell'opinione pubblica e per riformare un sistema economico sempre più stagnante. In ottobre invece si incontra con l'allora presidente americano Ronald Reagan a Reykjavik, in Islanda, per discutere la riduzione degli arsenali nucleari in Europa, suggellata l'anno successivo dalla firma di uno storico trattato.Nel luglio del 1991 fa il bis con George Bush: lo 'Start 1' per una forte riduzione delle armi nucleari strategiche. Gorby, come ormai viene amichevolmente chiamato in Occidente, riabilita anche i dissidenti più celebri, a partire dal fisico Andrei Sakharov, dopo otto anni di confino. Il percorso democratico interno avanza, le riforme economiche meno. Il potere viene spostato dal partito agli organi legislativi eletti a suffragio universale e nel marzo del 1989 ci sono le prime libere elezioni: una data storica. Nel 1990 il ricostituito Congresso dei deputati del popolo elegge Gorbaciov presidente, con più ampi poteri. Nel frattempo è già cambiata la geografia e la storia dell'Europa, che per il padre della peretroika deve diventare "una casa comune". Il 9 novembre 1989 crolla il Muro di Berlino, il simbolo della guerra fredda, seguono le rivoluzioni di velluto nell'Europa centro-orientale e la riunificazione della Germania. Tutto con l'avallo di Gorbaciov, che nel 1989 ritira anche le truppe dall'Afghanistan. Nello stesso anno compie due visite storiche: a maggio a Pechino, dove Cina e Urss riallacciano i rapporti interrotti trent'anni prima; il primo dicembre in Vaticano da Wojtyla, primo leader sovietico ad incontrare un Papa.Inevitabile, e meritato, il Nobel per la pace nel 1990. Il 1991 è però un anno drammatico per lui: in agosto viene sequestrato per tre giorni nella villa presidenziale in Crimea, vittima di un golpe dei comunisti conservatori spento solo dalla coraggiosa resistenza del presidente russo Ieltsin. Che l'8 dicembre successivo firma con Ucraina e Bielorussia la nascita della Csi, la Comunità di Stati indipendenti: è la fine dell'Urss. Impotente e ormai impopolare dopo le sue riforme troppo lente e prudenti, inviso anche per la sua crociata contro la vodka, umiliato nel duello con l'esuberante Ieltsin, il riflessivo Gorbaciov getta la spugna poche settimane dopo, il giorno di Natale. Insieme alla bandiera rossa viene ammainata un'epoca, tramontava un impero che aveva sconfitto i nazisti e mandato il primo uomo nello spazio ma anche milioni di suoi concittadini nei gulag. Nella sua biografia restano alcune ombre, come l'invio del carri armati in Lituania contro le prime aspirazioni indipendentiste o la catastrofe nucleare di Cernobyl nel 1986, passata sotto silenzio per diversi giorni nonostante la glasnost.
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