Lugo, Riccardo Staglianò racconta i «Gigacapitalisti» per ScrittuRa Festival

Romagna | 10 Giugno 2022 Cultura
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Federico Savini
«Nel 1997 pubblicai un libro intitolato Circo Internet. Manuale critico per il nuovo millennio. Non amo quel titolo, forse è troppo supponente, però oggi mi permette di rivendicare, con un certo orgoglio, il fatto che quella retorica di Internet che avrebbe reso il nostro mondo un Paradiso sulla Terra, beh, non me la sono mai bevuta! La rete ci ha dato tante cose magnifiche, e io sono proprio appassionato di tecnologia, ma va detto che sempre la rete ha creato delle assolute criticità, che oggi finalmente mi sembrano sotto gli occhi se non proprio di tutti, almeno di moltissimi». Riccardo Staglianò, saggista, docente e giornalista (oggi di Repubblica, in passato di altre grandi testate) è, fra tutti gli ospiti di ScrittuRa Festival (vedi dettaglio nel box, fino a martedì 14), quello che probabilmente affronterà i temi in assoluto più cruciali e attuali del nostro tempo, presentando il suo agile ed efficacissimo libro Gigacapitalisti, da poco edito da Einaudi, venerdì 10 alle 18 al salone estense della Rocca di Lugo. Il libro racconta l’epopea, la retorica e l’incredibile potere (economico e non solo) di figure cardine del nostro tempo come Jeff Bezos, Mark Zuckerberg e Elon Musk, ossia i signori Amazon, Facebook e Tesla. Staglianò punta i riflettori direttamente su di loro,  dopo avere già analizzato i rischi della sharing economy e del nuovo mondo del lavoro in precedenti pubblicazioni. «Una cosa che non ho potuto non notare dopo oltre due anni di pandemia - dice Staglianò -, è che mentre il resto del mondo si impoveriva, il ristrettissimo club dei billionaire americani si arricchiva. E mica di poco! Bezos è passato da 120 miliardi di dollari di patrimonio personale a circa 200».
La sproporzione è sempre più lampante, insomma…
«La tragedia del Covid ha dimostrato in modo plastico come le sorti di questo gruppo di persone siano sconnesse dal resto dell’umanità. Bezos ha speso 5 miliardi di dollari per viaggiare nello spazio. E al ritorno ha ringraziato i clienti e i lavoratori di Amazon “per avermi pagato questo viaggio”. Beh, se voleva davvero ringraziarli forse poteva cominciare a pagarli di più… D’altra parte Elon Musk, in un recente talk di Ted, a proposito dei viaggi nello spazio ha detto che con circa 100mila dollari saranno presto possibili. Aggiungendo che questa cifra è tranquillamente risparmiabile da ogni americano che lavora. Forse non sa che la media dei risparmi di un americano è di qualche manciata di migliaio di dollari…».
Le retoriche più in voga non sembrano condannare più di tanto questo genere di esternazioni. Ma gli Stati possono porre un limite a tutto questo?
«Parliamo di persone che gestiscono quantità di denaro paragonabili proprio ai Pil di piccoli Stati. Io non ce l’ho con queste persone per la loro ricchezza e riconosco anche che, in Italia, il trattamento dei lavoratori di Amazon è migliore rispetto agli Usa. Ma questo si deve al fatto che la nostra storia e cultura sindacale è ben più matura della loro. Nella dottrina liberale, a tanto potere devono corrispondere contrappesi, che negli Stati ci sono, in termini di sistema giuridico e di tasse, che io pago volentieri. Elon Musk l’anno scorso non ha pagato tasse sul suo patrimonio personale. È normale? Queste enormi aziende eccellono, attraverso squadre di avvocati, nella pratica legalissima dell’elusione fiscale. Trovano falle nei sistemi fiscali e le sfruttano. Ma voglio essere chiaro su una cosa: il problema non è tanto l’accumulo di denaro, quanto il fatto che questo, nelle loro mani, si trasforma subito in potere. Prendiamo la crisi dell’Ucraina: Elon Musk è intervenuto con i suoi satelliti per garantire agli ucraini la stabilità delle comunicazioni. La cosa non ha creato polemiche perché grosso modo tutti, per lo meno in Occidente, pensiamo che la causa sia giusta. Ma un privato cittadino non dovrebbe poter intraprendere simili iniziative, con queste ricadute diplomatiche, senza che nessuno gli dica nulla. È questo il problema…».
A proposito del «non è tanto un problema di soldi, quanto di potere», la retorica dei giganti della Silicon Valley è stata per anni questa: «Ci interessa il bene del mondo, non l’arricchimento»…
«Ed è una retorica che in questa fase sta mostrando la corda. Il mito della Silicon Valley si sta progressivamente appannando a forza di scandali, vedi il mercato dei dati di Facebook, le condizioni dei lavoratori di Amazon, le uscite piuttosto incongrue di Musk, che delineano il quadro psichico di una persona che non ha il pieno controllo di sé. Diciamo che, con il passare degli anni, mi sento sempre meno solo a muovere critiche a questo modello».
Eppure, rispetto ai capitalisti del passato, i Gigacapitalisti sembrano immuni a qualunque crisi. Dipende da quella che nel libro si definisce «capacità sinottica», ossia il muoversi su molti campi?
«Quello conta molto, la logica è all’incirca la stessa dell’ampliare i portafogli finanziari, minimizzando così i rischi. Non dimentichiamo che hanno in mano grandi poteri. Anche se sono molto refrattari a pagare le tasse e migliorare le condizioni dei loro lavoratori, stiamo parlando di persone geniali, che hanno ridefinito il nostro rapporto con il commercio (Bezos), con il trasporto (Musk) e persino con la relazionalità (Zuckerberg). I numerosi scandali e lo scollamento dalla realtà di cui parlavo, specie dopo una pandemia che ha colpito duro quasi tutti, stanno facendo cambiare il vento».
È un potere scardinabile quello dei Gigacapitalisti?
«Non esistono poteri non abbattibili; in fondo è caduto anche l’impero romano, ma è indubbio che per ritrovare simili concentrazioni di potere in poche mani bisogna tornare molto indietro nella Storia. Il sistema migliore per riequilibrare tutto quanto è quello più antico: le tasse. Il mondo come “posto migliore” di cui si sono riempiti la bocca per anni i paladini della Silicon Valley si traduce in un mondo economicamente non diseguale. E stiamo andando nella direzione opposta. Non bisogna farsi ingannare dalla sedicente beneficenza di questi Gigacapitalisti: la beneficenza è una cosa che si fa, se si vuole, “in aggiunta” al pagare le tasse; non è un’alternativa una tantum al pagarle».



Il resto di ScrittuRa Festival

Venerdì 10
Lugo, salone estense, ore 17: Loredana Lipperini - Senzacoda. Alle 18 Riccardo Staglianò - Gigacapitalisti. Alle 21 al Pavaglione Marilù Oliva - L’Eneide di Didone.
Sabato 11
Lugo, Ala d’Oro, ore 11.30: Sandro Ferri - L’editore presuntuoso. Alle 17 al Carmine Ginevra Bompiani - La penultima illusione. Alle 18 Elly Schlein - La nostra parte. Alle 19 Alessandro Vanoli - Storia del mare. Alle 21 al Pavaglione Roberto Mercadini - Leonardo contro Michelangelo.
Domenica 12
Lugo, Ala d’Oro, ore 11: Francesca Cavallo - Ho un fuoco nel cassetto. Alle 17 al Carmine Giorgio Ieranò - Elena e Penelope. Alle 18 Francesco Pasqualetti - La regina della notte. Alle 21 al Pavaglione Andrea Marcolongo - De arte gymnastica.
Lunedì 13 
Lugo, Carmine, ore 17: Giulio Ferroni - L’Italia di Dante. Alle 18 Ilaria Gaspari e Vera Gheno. Alle 21 al Pavaglione Telmo Pievani - Serendipità.
Martedì 14 
Lugo, Carmine, ore 17: Lucrezia Ercoli - Filosofia della nostalgia. Alle 18 Antonio Franchini - Leggere possedere vendere bruciare. Alle 21 al Pavaglione Nina Zilli - L’ulltimo di sette.
 
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