Lugo, per la morte di "Balla", lasciato agonizzante in auto dagli amici, effettuati 4 arresti
Sono stati arrestati i quattro «amici» di Matteo «Balla» Ballardini, il 19enne morto per overdose il 12 aprile dello scorso anno e lasciato agonizzante in auto dai ragazzi che avevano fatto serata con lui. Il 13 giugno, agenti della Mobile, in sinergia coi colleghi del commissariato di Lugo, si sono presentati alla porta dei due 28enni, del 24enne e della 22enne che, non chiamando i soccorsi, di fatto hanno causato la morte dell’amico in stato agonico. Il gip Andrea Galanti, su richiesta avanzata dalla Procura, ha emesso quattro misure cautelari in carcere per omicidio pluriaggravato, detenzione e spaccio di droga. La delicata indagine della Mobile, coordinata dal procuratore capo Alessandro Mancini e dal sostituto Marilù Gattelli, si è avvalsa dei filmati delle telecamere della videosorveglianza cittadina oltre a diverse testimonianze ed è arrivata a ricostruire le ultime ore di vita dello sfortunato ragazzo. La sera dell’11 aprile Matteo è uscito con la 22enne che gli ha ceduto metadone ed antidepressivi. Poi sono stati raggiunti dagli altri tre amici ed hanno assunto cannabinoidi. Verso le 23 il giovane si è sentito male, ha perso conoscenza ed è caduto in uno stato d’incoscienza. Nessuno ha chiamato i soccorsi e quando uno ha suggerito di portarlo al pronto soccorso la ragazza l’ha bloccato dicendo «e a me non ci pensate?», convincendoli che fosse preferibile la loro impunità al salvataggio di una vita. La serata è andata avanti: con Matteo in auto agonizzante, gli «amici» si sono spostati tra bar per acquistare birre, pasticceria e altri locali, balli ed assunzione di cocaina. «Dovevano far mattina – ha spiegato il dirigente della Mobile Claudio Cagnini- quindi hanno “sequestrato” l’amico incosciente, gli hanno spento il cellulare, l’hanno spostato da un sedile all’altro e l’hanno chiuso in auto mentre consumavano droga e ballavano in un parcheggio fino a quando, all’alba, l’hanno lasciato all’interno della sua auto in una zona appartata vicino a via San Giorgio e sono andati a casa. Uno di loro è passato alcune volte a vedere se si fosse ripreso e, nel pomeriggio del 12 aprile, quando è stato trovato, Matteo era morto». Secondo le indagini, il giovane è rimasto agonizzante per quasi 12 ore prima di morire per edema polmonare. Nel pomeriggio del 12 aprile, quello che il gip ha definito nella sua ordinanza il «coro muto» di amici che parlano solo scrivendosi sui social, ha iniziato a sparger la voce della morte di Matteo. «Manifestando un rara inumanità hanno dimostrato una scellerata adesione all’accettazione della morte preoccupandosi solo della loro impunità» si legge nell’ordinanza.