Lugo, Giovanni Barberini, neo-eletto direttore del teatro, traccia le prime linee sul futuro del Rossini

Romagna | 21 Gennaio 2022 Cronaca
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Federico Savini
«Il teatro Rossini riaprirà in primavera, con un evento degno del significato che ha per la città questa riapertura e degno anche di una tradizioni di spettacoli, musicali e teatrali, che il Rossini ha costruito in decennio di storia e gestioni prima della mia». Giovanni Barberini non ha una data certa per la riapertura del teatro di Lugo - ancora troppe le variabili in campo -, ma indica una prospettiva temporale abbastanza breve per rivedere alzarsi le quinte del più antico teatro operante sul nostro territorio in quella che, insieme all’agognata riapertura dopo i necessari lavori di ristrutturazione di questi anni, sarà anche la prima stagione curata dal neo nominato direttore del teatro.
Barberini, che in passato ha già ricoperto il ruolo di assessore alla Cultura nella città di Baracca, conosce bene il Rossini anche perché dalla primavera del 2020 era già tecnicamente direttore del teatro, avendo sostituito il dimissionario Domenico Randi con un incarico pro-tempore. Ed è poi uscito vincitore dalla selezione di candidati per la guida del teatro nel prossimo triennio, che la Fondazione Teatro Rossini aveva indetto, nominando alla fine proprio l’attuale reggente, con l’annuncio del sindaco Davide Ranalli. «Sono appena tornato al lavoro dopo la quarantena che tanti italiani conoscono bene - spiega Barberini - e incontrerò il sindaco e il Cda della Fondazione Rossini a stretto giro, per definire più in concreto quella che sarà l’attività del teatro nel 2022. Il mio mandato è triennale».
Un anno, dunque, il 2022, che per il teatro Rossini si annuncia diverso, in positivo, rispetto ai precedenti.
«Sì, le variabili legate alla pandemia purtroppo le conosciamo bene, ma la nostra ottica è quella di progettare per l’autunno una stagione ‘normale’, per così dire. Sarà l’anno della riapertura, che verrà celebrata con un evento degno della sua importanza, probabilmente un concerto e probabilmente a fine aprile. Le specifiche sui primi progetti concreti del teatro arriveranno nel giro di poche settimane. In occasione della riapertura, poi, contiamo di poter presentare al pubblico e a tutti i vecchi abbonati il programma della stagione autunnale-invernale del 2022/2023»
La sua «visione del teatro», sono parole del sindaco, è quella che ha convinto la Fondazione in merito alla sua scelta. Di che visione parliamo?
«Nei dettagli progettuali scenderemo appena sarà possibile, tra non molto. Quello che è certo è che conosco bene il teatro di Lugo e per me è “tornare a casa”. Anche proprio come studioso: musica, letteratura e poesia, che sono poi i costituenti del teatro, sono ciò su cui mi sono formato. La mia visione dello spettacolo è una visione intellettuale, teoretica, e di sicuro la mia direzione vorrà porsi in linea di continuità con l’importante storia di un teatro che è il più antico in funzione tra tutti quelli della regione. Questo teatro ha sempre avuto una stagione di prosa all’altezza di grandi teatri nazionali. E poi c’è la musica: qui suonò davvero Rossini, e poi Paganini e Toscanini, fino a Karlheinz Stockhausen, una quindicina d’anni fa».
A proposito di musica, «Rossini Open» è qualcosa che vedremo anche nel 2022?
«Sì, anche perché in questi primi mesi del 2022 il teatro è ancora chiuso e allora sarà giusto, come già fanno l’estate scorsa, organizzare una rassegna nella bella stagione. Sono molto orgoglioso sia della squadra che ha lavorato dietro le quinte del festival, sia di aver portato a Lugo musicisti del calibro di Oleksandr Pushkarenko, Gile Bae e Theodosia Ntokou. Grazie a questo festival, inoltre, la Fondazione Rossini è tornata ad accedere ai fondi del Fus. Le presenze hanno risentito del Covid, ma questo vale praticamente per ogni cosa. A questo penseremo in futuro».
Riportare il pubblico a teatro, con la pandemia e l’aggravante lughese della lunga chiusura per lavori, è una sfida che hanno tutti gli operatori del settore. Come l’affronterete?
«In questo momento è impossibile dire quante repliche avranno gli spettacoli di prosa. Naturalmente manteniamo i contatti con i vecchi abbonati, che saranno i primi ad avere i dettagli sulle nuove stagioni. La pandemia ha squilibrato il sistema culturale e già recuperare i vecchi abbonati è una scommessa. Ma puntiamo anche ad avere nuovi affezionati, guardando alle giovani generazioni. I dati del Rossini prima della chiusura erano incoraggianti in questo senso e devo dire che in particolare il mondo della scuola è sempre stato sensibile e supportivo alle attività del teatro».
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