Riccardo Isola - Il mangiare in Romagna è un’istituzione. Riti, prodotti tipici, fantasia, tradizione e a volte provocazioni sono in ogni menù che si rispetti da Imola a Cattolica. Dei 1.656 locali consigliati per il 2020 dalla guida «Osterie d’Italia» nella terra del Passatore se ne contano 28. Ben undici sono nel territorio forlivese e cesenate, otto in quello riminese, sette in quello ravennate, ma con la brutta notizia che nel capoluogo non ne viene segnalata nemmeno una, e due nell’imolese. Questa «bibbia laica» del buon mangiare da sempre si identifica come bussola in cui alla tradizione si accompagna una sensibilità e un’attenzione dei locali verso la territorialità, la sostenibilità e la promozione del chilometro zero, quello vero e autentico però. A rappresentare la punta di dimanante dell’offerta ristorativa «più semplicee quotidiana» c’è Forlì - Cesena con due chiocciole, simbolo che premia l’ambiente, la cucina e l’accoglienza, riconosciute alla Campanara di Galeata e all’Osteria dei Frati di Roncofreddo, seguita dall’immancabile Baita di Faenza ormai un habitué di questo riconoscimento. Altro ambito riconoscimento è quello della bottiglia, che segnala i locali con una carta dei vini articolata e rappresentativa del territorio. Qui la Romagna conta una squadra composta da cinque osterie. Tre nel forlivese cesenate e 2 due nel ravennate, anzi nel faentino. In quest’ultimo caso si parla sempre della Baita e poi della mitica Marianaza. Per il primo territorio sono segnalate invece Cerina di Cesena, Don Abbondio di Forlì e la Campanara di Galeata.
IMOLA E DINTORNI
Due sono le realtà segnalate per il 2020 nel territorio di confine della Romagna, non amministrativa, per l’imolese. La prima è a Castel San Pietro Terme e si tratta de «La Civichella» in cui si loda la cucina territoriale semplice ma autentica con particolare attenzione alla carne. La seconda è a Imola ed è l’immancabile «Osteria del Vicolo nuovo» dove si evidenzia il perfetto connubio tra territorio, stagionalità e qualità complessiva.
IL RAVENNATE
E’ soprattutto l’entroterra a trovare maggiore spazio nell’edizione di quest’anno. Su tutte Faenza che oltre a portarsi a casa la chiocciola con La Baita, locale per la guida «che sa cosa il cliente vuole» trova segnalazioni per la trattoria «Manueli» di Santa Lucia definito locale «bonariamente chiassone ma rilassato» e perla mitica «Marianaza» in cui «convivialità e storia» si fondono in un connubio da oscar. L’ultima segnalazione è anche per Ca’ Murani. A Brisighella l’altra segnalazione per l’Osteria «Del Guercinoro» definita come una realtà da «grande classico per la cucina di confine». Scendendo verso valle una segnalazione arriva a Russi, esattamente a Ponte Vico dove «Da Luciano» racconta «una impostazione rurale del cibo e del vino» mentre sul litorale, a Pinarella di Cervia «Al deserto» colpisce per la location ma soprattutto per «la creatività culinaria proposta».
IL FORLIVESE E CESENATE
A Bagno di Romagna «Alto Savio» colpisce la guida l’autenticità delle minestre fatte a mano mentre nella città cesenate una sosta viene consigliata da «Cerina». Sul mare, precisamente a Cesenatico non manca l’intramontabile «Osteria Bartolini» capace di essere schietta e attenta a quel che presenta in piatto. A Forlì spicca solo il mitico «Don Abbondio» mentre salendo a Galeata chapeau riverso per l’intramontabile osteria «La Campanara». A Longiano invece non si può non assaggiare le interpretazioni tradizional-contemporanee del «Ristorante dei cantoni» mentre a Mercato Saraceno la sosta è d’obbligo nella rustica locanda «Allegria». Chiocciola d’obbligo all’«Osteria dei frati» di Roncofreddo mentre se passate per Santa Sofia il suggerimento è quello del «Poderone». Se poi amate la veracità della tradizione allora il consiglio è per la «Trattoria dell’autista» a Savignano sul Rubicone oppure l’osteria «Lanzi» a Verghereto».
IL RIMINESE
Dove l’Adriatico è più vicino la guida suggerisce otto posticini da leccarsi i baffi. Se a Cattolica la cucina romagnol-marchigiana è al top all’«Osteria dei Murè» quella in perfetto stile rustico montano la si può trovare a Coriano «Da Savino». Imprescindibile poi un salto a Santarcangelo di Romagna dove «domina» il palato la simbolica «Sangiovesa» A Poggio Torriana, in località Montebello, la Valmarecchia a tavola la si può scoprire da «Pacini» mentre nella capitale del divertimento estivo, il gusto del ricordo e della tradizione, lo si «cavalca» alla trattoria «La Marianna» oppure all’«Osteria De Borg». Infine la semplicità gustosa di queste terre tra cielo e mare è assaggiabile a San Leo nel ristorante «La Rocca»
A PALAZZUOLO LA BOTTEGA DEI PORTICI UN MUST
Da decenni è una segnalazione sempre presente nella guida Slow. La bottega, con salumi e formaggi particolari, e osteria di Francesco Piromallo a Palazzuolo sul Senio (Fi) propone una succulente e ammaliante cucina di confine tra Romagna e Toscana che sa parlare direttamente al cuore. Consistente e intrigante è la rappresentanza enologica consultabile direttamente sugli scaffali stracolmi di bottiglie anche preziose.