L’arrivo della tempesta, storie di guerra in Romagna

Romagna | 04 Marzo 2022 Fata Storia
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Veronica Quarti - La storia dell’umanità è disseminata di conflitti armati che hanno portato distruzione e orrore in tutto il mondo: nell’epoca contemporanea, lasciandosi ingenuamente alle spalle la disperazione della Seconda guerra mondiale, risulta difficile per molti credere che la guerra ancora esista in moltissime regioni del globo. Ultimamente le tristi vicende che vedono protagonista l’Ucraina dell’invasione russa, la realtà bellica si è avvicinata in men che non si dica ad ognuno di noi. Nel corso della storia locale, la Romagna è stata a sua volta spesso protagonista di guerre che hanno visto le nostre zone invase e conquistate da forze esterne.
Partiamo dal 1309, quando la sede del papato si trasferì ad Avignone, in Francia: questo terremoto fece cadere la Romagna in mano alle forze ghibelline, e molte località tornarono nelle mani delle grandi famiglie nobiliari, come nel caso degli Ordelaffi che ripresero Forlì e Forlimpopoli; i Manfredi ripristinarono il loro comando a Faenza, mentre i Da Polenta tornarono a Ravenna e a Cervia. La sopravvivenza di questo nuovo ordine iniziò ad essere minacciata molto presto, quando nel 1352 divenne papa Innocenzo VI, il quale era intenzionato a ripristinare il dominio del papato sulla Romagna e sulle Marche: dapprima il suo Legato tentò la via della mediazione (che tanto moderata non era, in quanto tempestata di scomuniche e condanne) ma poi, non avendo ottenuto i risultati sperati, si scelse la via della guerra.
Nel 1355 vennero sconfitti i Malatesta, che decisero di sposare la causa guelfa; poi fu il turno dei Da Polenta a Ravenna, alla quale seguì la conquista di Cesena nel 1357. Probabilmente la località romagnola che soffrì maggiormente a causa del conflitto in atto fu Forlì, che restò assediata per ben due anni, prima di essere conquistata con grande fatica ed attraverso patti secondari, che prevalsero sull’eroica resistenza dei forlivesi.
Dopo la caduta della Romagna, si procedette a riorganizzarla: nonostante questo apparente epilogo, le città locali continuarono ad essere minacciate prima dalle potenze di Milano, Ferrara e Venezia, poi nuovamente dal papato, sebbene in un altro momento storico.
Proprio alla fine del Quattrocento infatti, il papa in carica Alessandro VI era intenzionato più che mai ad affermare il dominio della sua famiglia spagnola, i Borgia: nello specifico, i più ambiziosi disegni di Alessandro VI erano rivolti al figlio Cesare, che doveva diventare il regnante di un intero Stato. Il primo tentativo, che aveva come obiettivo i territori del Sud d’Italia, fallì miseramente: per tale ragione l’attenzione del papa si spostò drasticamente sulla Romagna.
Nel 1499 venne emanata una bolla nella quale Alessandro VI dichiarava cadute le principali signorie: in questo documento venivano menzionati i Malatesta che all’epoca governavano Rimini e Cesena, gli Sforza e i Manfredi. Il piano strategico passò poi nelle mani di Cesare Borgia che, forte di alcune truppe di mercenari, tra la fine del 1499 e il 1500 riuscì a sconfiggere tutte le famiglie signorili della Romagna: Rimini fu la prima città a cadere nelle sue mani, mentre Faenza riuscì a resistere all’assedio per sei mesi, guidata da Astorre III Manfredi che all’epoca aveva solo sedici anni. Quest’ultimo, una volta caduta la città, venne catturato e poi ucciso.
Anche a Forlì Cesare Borgia ebbe qualche problema causato dalla resistenza di Caterina Sforza, che si era rifugiata nella Rocca di Ravaldino: l’assedio iniziò il 19 dicembre 1499 e terminò un mese dopo, il 12 gennaio del 1500.
L’unica città che non conobbe la distruzione del Borgia fu Ravenna, in quanto all’epoca parte della Repubblica di Venezia. Dopo queste sanguinose conquiste, nel 1503 morì papa Alessandro VI, al quale succedette papa Giulio II che nel 1506 intraprese un viaggio proprio nell’area romagnola: visitò Savignano, Cesena, Forlì, e rientrò all’inizio dell’anno successivo. Nel 1507 però, morì Cesare Borgia: nonostante la dipartita di colui che aveva segnato la Romagna con sanguinosi conflitti, assedi e conquiste, si aprì l’ennesimo periodo di attacchi esterni da parte di potenze come quella dei Visconti, di Venezia e del Granducato di Toscana. E se da una parte la nostra terra fu segnata, per gran parte dell’epoca moderna da conquiste da parte di potenze esterne, dall’altra, nel corso del XVI° secolo, la Romagna fu protagonista di conflitti tra le più grandi famiglie della zona.
Sebbene queste cronache facciano parte di secoli lontani e quasi estranei alla nostra memoria locale, raccontano di noi, della nostra storia e della resistenza che i nostri antenati opposero alla cieca furia conquistatrice nel corso dei secoli: un’eredità che ora siamo chiamati a rispolverare, per sentirci più vicini al popolo ucraino che sta combattendo eroicamente per la libertà.
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