La voce dei ragazzi delle scuole del Ravennate: «Nessuno ci ridarà indietro il tempo perso»
«Quando i professori ci chiedono come stiamo, rispondiamo spesso che siamo depressi. Lo diciamo in tono scherzoso, sorridendo. Ma la realtà non è poi così lontana». Giulia Cattani è una studentessa di quarta del liceo «Torricelli-Ballardini» di Faenza, dove è anche una dei quattro rappresentanti di istituto. Sulla sua pelle e su quella dei compagni sta vivendo tutta la pesantezza di un periodo che fa rima con isolamento e mancanza di rapporti sociali: «Essere obbligati a rimanere a casa è avvilente, così come non potere relazionarsi con i coetanei e le persone in generale. A me mancano gli abbracci, la palestra, gli Scout, le amiche, le feste il sabato sera. Sto rinunciando a una fetta importante di vita». A questo quadro si aggiunge la didattica a distanza: «All’inizio ho retto abbastanza bene ma adesso sperimento su me stessa un vertiginoso calo dell’attenzione. Fatico più del solito a prendere appunti, a seguire. E sono senza stimoli. Quando, per un periodo, siamo tornati a scuola a giorni alterni, notavo come in presenza la mia voglia di ascoltare e imparare riprendesse vita. Così no: la mattina molti hanno perso la voglia di collegarsi, questo modo di fare scuola ha buttato giù il morale a tutti. Ad eccezione di chi non era minimamente interessato allo studio e trae vantaggio dalla Dad, gli altri la reputano l’unica soluzione possibile, che riempie una parte della giornata». Giulia, comunque, dentro di sé ha mantenuto la voglia di guardare oltre: «Immagino sempre il momento in cui potrò tornare a viaggiare, magari negli Stati Uniti o in Sudamerica».
Condizione simile quella di Samuele Romini, uno dei rappresentanti dell’Itis «Nullo Baldini» di Ravenna: «Se devo essere sincero, le cose non stanno andando bene. Ci si rende conto che il tempo passa e che non ce lo restituirà più nessuno. Stiamo perdendo l’essenza della nostra età, i contatti con gli amici, i compagni di scuola e di sport». Prima del Covid la vita di Samuele era pienissima: «La mattina andavo a scuola e nel pomeriggio mi alternavo tra gli allenamenti di calcio a Fornace, la fidanzata, lo studio, le passeggiate con il mio cane, la partita nel fine settimana». Quanto alle videolezioni, Samuele non si è mai abituato, anche se resta convinto che si tratti dell’unica soluzione plausibile al momento: «Ci siamo adeguati, con la speranza di poter rientrare il prima possibile. Per quanto i docenti possano impegnarsi, la Dad demoralizza, abbassa il tono dell’umore, fa perdere gli stimoli». Qualche aspetto positivo, però, secondo Samuele c’è: «Anche se a distanza, tra noi ragazzi si sono attivate forme di solidarietà importanti. Io sto dando una mano alla psicologa della scuola per diffondere, ogni lunedì tramite i social, alcuni consigli formulati da lei. E insieme a un compagno dell’indirizzo informatico, ho sviluppato uno sportello anonimo dove ci si può rivolgere per consigli scolastici o psicologici. A seconda della richiesta, a rispondere siamo noi studenti oppure la psicologa». Ciò nonostante, Samuele sogna il momento in cui potrà tornare a invitare gli amici a casa per una bella braciolata». (s.manz.)