La maturità vista dai prof: "Ragazzi turbati dall'incertezza"

Romagna | 16 Maggio 2020 Cronaca
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Silvia Manzani
«La situazione attuale non smorza le tensioni dei ragazzi sull’esame di maturità, anzi. Gli studenti continuano a vivere quella tappa come un traguardo importante, al quale si sono preparati dall’inizio del liceo. Ora il carico d’ansia aumenta a causa delle tante incertezze che riguardano la fine del loro percorso di studi». Marta Chiocci insegna lettere al liceo scientifico «Oriani» di Ravenna, dove quest’anno ha anche una quinta: «Oltre ad essersi ritrovati da un giorno all’altro senza la scuola, i ragazzi sono turbati dal continuo cambiare delle notizie: prima si è parlato di un esame online, poi in presenza. Prima si è paventata l’idea di eliminare gli scritti, poi si è iniziato a dire che la maturità sarà solo orale. Insomma, né per loro né per noi professori è un periodo facile». Al momento, l’esame dovrebbe consistere in una prova orale in cui si discute un elaborato proposto agli alunni dai docenti di indirizzo, dopodiché i ragazzi dovrebbero analizzare un testo di letteratura già studiato in classe, fino a parlare di un argomento selezionato dalla commissione. Infine, si prevede una breve relazione sull’ex alternanza scuola-lavoro, seguita da domande su cittadinanza e Costituzione: «Queste sono le ultime indiscrezioni: ancora una volta, non si tratta di certezze. Il carico psicologico è pesante e aggravato da un altra spada di Damocle: l’esame sarà in presenza oppure no?». Ciò nonostante, per Chiocci in questi mesi la didattica a distanza è stata salvifica: «Nessuno mette in dubbio il fatto che sia solo un surrogato della scuola ma per ragazzi che hanno 18-19 anni è stata importante per andare avanti con il programma, mantenere una pagina di normalità di cui tutti abbiamo bisogno e tenere in vita le relazioni, anche se attraverso uno schermo. Non solo: in vista della maturità, per gli studenti è stata utile a concentrare sforzi ed energie sullo studio. Poi non nego che tutti abbiamo avuto problemi di connessione e che tutti siamo molto affaticati da questa situazione». Il programma, nel frattempo, è stato rallentato e in parte modificato: «Noi stiamo affrontando Montale ma abbiamo già studiato Pasolini, il neorealismo, la letteratura degli anni Sessanta e Settanta. Su indicazione del nostro dirigente Gianluca Dradi, che è stato davvero d’aiuto, abbiamo ridotto le lezioni a tre quarti d’ora per consentire ai ragazzi di staccare dai device. Al tempo stesso, quando interroghiamo valutiamo più le competenze che le conoscenze, perché sappiamo che da casa è più facile essere aiutati». 

«MANCA LA PRATICA»
Positivo ma realista anche Daniele Zuffa (nella foto), giovane professore di Scienze agrarie al «Persolino-Strocchi» di Faenza: «I ragazzi sono senz’altro smarriti, viviamo tutti un clima di attesa che crea senza dubbio tensione. La mia è una materia professonializzante sulla quale avrebbe dovuto vertere la seconda prova scritta e in questo periodo i miei studenti avrebbero dovuto fare le simulazioni. Per motivarli comunque, cerco sempre di dire loro di prepararsi comunque bene. Chiaramente manca tutto l’aspetto della pratica a cui gli studenti sono abituati in una scuola come la nostra». La didattica a distanza, d’altro canto, secondo Zuffa sta funzionando bene: «Sia i docenti che i ragazzi hanno risposto alla grande e voglio pensare che non perderemo nemmeno quell’aurea di magia da notte prima degli esami che da sempre avvolge la maturità. Il fatto che l’esame, salvo stravolgimenti, sarà in presenza, gioverà a questo. Il contatto visivo è fondamentale, peccato che mancherà quella stretta di mano finale che per noi ha il senso di un abbraccio dopo il quale, i ragazzi, a scuola non li vedi più. Ho 34 anni, la mia maturità la ricordo bene. Riesco, su questa tema, a empatizzare molto con i miei alunni».

«RAGAZZI DERUBATI»
Anche Laura Mazzavillani, docente di Economia aziendale e geopolitica all’indirizzo Rim del «Ginnani» di Ravenna, oltre a fare lezione online ai suoi ragazzi di quinta li sta sostenendo psicologicamente in vista dell’esame: «Un po’ di coaching, di questi tempi, è necessario. Sono studenti derubati di qualcosa: hanno perso gli ultimi cento giorni di scuola, il tempo con i compagni e i professori, la gita scolastica, la festa di fine anno. Ne sono consapevoli e vanno, in questo senso, aiutati». Riguardo l’esame in sé, però, secondo la professoressa i ragazzi si sono rasserenati dopo aver saputo, come pare, che le commissioni saranno interne: «Chiaramente c’è l’altro lato della medaglia - scherza l’insegnante - ovvero il fatto che quei prof che non avresti voluto rivedere, saranno lì ad interrogarti. Ma, in generale, gli alunni sanno che un docente interno non chiederà argomenti che, a scuola, non ha affrontato». Insomma, quell’agitazione da maturità, secondo Mazzavillani, non andrà perduta: «Resterà una tappa importante della vita, in una situazione del tutto inedita. La stiamo preparando, certo, in modo diverso da quanto avremmo pensato. La fatidica seconda prova scritta con il bilancio con i dati a scelta, la stessa che diedi io nel 1980, non ci sarà. Ecco perché ci stiamo concentrando su quegli argomenti che si possono raccontare meglio a parole. Questo taglio ci consente anche di affrontare l’attualità: abbiamo dedicato qualche lezione, per esempio, ai contributi pubblici erogati in materia di Covid-19». 

«GIOCARSI TUTTO ALL’ORALE»
C’è tanta emozione nelle giornate di Delia Bellosi (nella foto), che insegna italiano e storia in una quinta a indirizzo meccanico della sezione tecnica del «Bucci» di Faenza: «Dopo tre anni passati con i miei ragazzi, mi piange il cuore a non poterli più vedere di persona a lezione. E mi piange il cuore a pensare come alcuni di loro, specie i più bravi, vivano l’enorme tensione di doversi giocare tutto all’orale. Ho uno studente con ottimi voti, mi ha confessato che ci avrebbe tenuto molto, a fare una bella prima prova d’italiano. Chiaramente terremo conto dell’andamento scolastico degli ultimi anni ma la maturità è un esame pubblico: se un ragazzo incespica, va in ansia o fa scena muta, noi non lo possiamo premiare più di tanto». Ciò nonostante, la professoressa, che fa esami da oltre trent’anni, ha notato come, con la didattica a distanza, anche i meno motivati abbiamo iniziato a darsi da fare: «Ho constatato, con grande sorpresa, che anche chi partecipava poco in classe, ora fa domande, si interessa, è attento. Senza contare che, non avendo il gruppo da gestire, non si perde tempo a riportare silenzio e ordine». Per tranquillizzare i ragazzi in vista dell’esame, Bellosi proporrà dei ripassi degli argomenti a casa sua, di sera: «Penso sia una cosa normale, non ci trovo nulla di eccezionale. L’ho sempre fatto, la mia vita è la scuola e voglio che i miei alunni arrivino alla maturità il più possibile sereni Per fare sentire loro che la scuola è presente, la dirigente Gabriella Gardini ha avuto, nel frattempo, un’idea eccezionale: l’ultimo giorno farà in modo che i ragazzi sentano per l’ultima volta, da casa, il suono della campanella».
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