La maestra faentina: "Dare una mano con la lingua italiana? Il mio sogno"
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«Questa esperienza è un sogno, un desiderio che avevo, una passione». C’è Pinocchio di Carlo Collodi da leggere e capire, un po’ di lessico da implementare, quella frase che al parlato esce bene ma allo scritto un po’ meno. Succede al laboratorio linguistico dell’Istituto San Rocco di Faenza, di cui è referente Melissa Zaccaria: «Per 22 ore alla settimana diamo la possibilità, a venti alunni stranieri provenienti da tutti i plessi, di superare gli ostacoli dell’italiano dello studio. Se è vero che la maggior parte dei nostri partecipanti conosce l’italiano orale, quando si tratta di affrontare le materie in italiano le cose si fanno più difficili». Cina, Marocco, Senegal, Serbia, Albania, Bosnia, Pakistan, Inghilterra e Nigeria sono i Paesi che, attraverso i bambini del laboratorio, si mischiano insieme: «Uno degli aspetti più belli è che se in classe, a volte, questi bambini faticano ad aprirsi, al laboratorio si lasciano andare, raccontando molto di sé. Questo, insieme agli sguardi, ai colori, agli accenti e alle tradizioni che portano, crea un’atmosfera magica e molto interessante». A causa dell’emergenza Covid, quest’anno i gruppi accolti nel laboratorio sono molto ristretti: «Mettiamo insieme alunni della stessa classe o comunque fratelli o sorelle, anche se di classi diverse. Al laboratorio arrivano durante l’orario scolastico. Sebbene da fuori, spesso, possano essere considerati bambini con difficoltà, sono una risorsa preziosissima: a casa parlano la lingua degli affetti, fuori l’italiano e in classe ne imparano una o due in più, a seconda che siano alle elementari o alle medie. Insomma, si tratta di alunni davvero competenti, il più delle volte, e con grandi potenzialità». Insieme a Melissa, lavorano al laboratorio Giulia Zaffagnini e Laura Galassi, che prima della pensione lo conduceva e ora vi partecipa come volontaria: «Anche la maestra Laura, durante il lockdown, ha fatto di tutto per raggiungere i suoi bambini e non farli sentire soli e senza la scuola». (s.manz.)