La comunità albanese di Bagnara: "Assaggiate la nostra cucina"

Silvia Manzani

«Ho studiato all’Istituto alberghiero di Riolo Terme, poi a quello di Cervia. E ho lavorato per dieci anni, come cuoco, al Molino Rosso di Imola. Era naturale iniziare a cucinare anche per il «Popoli Pop Cult Festival» di Bagnara di Romagna». Eduart Allani, 28 anni, originario della provincia di Elbasan, è il referente della comunità albanese, che quest’anno parteciperà per la quarta volta consecutiva alla festa nata per creare ponti tra le diverse culture: «Gli albanesi, a Bagnara, sono oltre 200. Io sono arrivato nel 2006, qua vivevano già mio padre e mio fratello. Poco a poco, è stato un domino e siamo diventati in molti. Ecco perché il Comune ha iniziato a chiederci di esserci anche al Festival». Nelle scorse edizioni Allani e i suoi aiutanti - tra cui la moglie e la cognata - hanno proposto l’agnello allo spiedo, il byrek agli spinaci, le qofte (polpette) e il trileçe, il cosiddetto dolce ai tre latti: «La gente ha apprezzato, nell’ultima edizione il nostro stand ha lavorato parecchio, più degli anni precedenti. Nel 2020 forse introdurremo il riso al forno con il pollo, una sorta di nostra paella». Al di là della festa di Bagnara, il piatto forte di Allani resta la grigliata, di qualsiasi tipo essa sia: «Prima di avere mia figlia, quando lavoravo ancora al ristorante, mi è capitato di farne anche 300 in uno stesso giorno, di carne, pesce o verdure. In generale, anche a causa del mio lavoro, oggi sono molto più vicino alla cucina italiana che a quella albanese».  

IL SINDACO: «SODDISFATTI»
Molto soddisfatto del coinvolgimento della comunità albanese è il sindaco di Bagnara di Romagna Riccardo Francone: «Nel nostro comune gli albanesi  sono diventati negli anni una presenza importante. Sono nella maggior parte dei casi persone giovani, i cui figli frequentano le nostre scuole. Non era scontato, però, che decidessero di mettersi in gioco con un loro stand, cosa che abbiamo apprezzato davvero moltissimo». Quest’anno la 12esima edizione di «Popoli» si terrà dal 25 al 28 giugno: «Siamo partiti nel 2009 con un numero di nazionalità che si contava sulle dita di una mano, oggi ne abbiamo circa una trentina. Siamo riusciti ad allargare le collaborazioni a vari territori, come per esempio al bolognese per la comunità peruviana e all’imolese per quella angolana. Il bello del nostro festival è che incentiva l’integrazione valorizzando l’incontro e le relazioni umane. Con le nazionalità che ci sono state dall’inizio, come il Brasile, la Spagna e il Camerun, abbiamo rapporti consolidatissimi ma nel tempo abbiamo implementato una rete importante che valorizza le tradizioni di tanti altri Paesi, favorendo lo scambio con la gente dei nostri territori».