L'infermiera faentina: "Solo ai tempi dell'Aids uno stress così forte"
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«Lavoro come infermiera dal 1987, forse uno stress così forte l’ho sentito solo nel periodo dell’Aids». Fabiana Santandrea, 53 anni, coordinatore del reparto post-acuti dell’ospedale di Faenza dall’11 marzo scorso, è stata chiamata a coordinare la cosiddetta «area rossa di sorveglianza», dove vengono inviati i pazienti provenienti dal pronto soccorso che hanno sintomi sospetti per Covid 19 in attesa dell’esito del tampone naso-faringeo: «Mi sono trovata in poco tempo a dovere gestire una dimensione del tutto nuova. Prima seguivo i pazienti che dovevano fare la riabilitazione. Ora, invece, insieme alla mia équipe mi trovo a gestire questa zona filtro che dovrebbe consentire di intercettare i pazienti positivi indirizzandoli verso gli ospedali Covid. Non è stato semplice, almeno nella fase iniziale. Ci siamo dovuti rimboccare le maniche, abbiamo fatto formazione e ci siamo riorganizzati, ripartendo senza porci troppe domande». Secondo Santandrea sono stati il senso della professione e la responsabilità a prevalere: «Ho davvero sentito tanta disponibilità e tanta solidarietà tra noi operatori. Ora, dopo essere entrati a capofitto dentro un mondo che non conoscevamo, ci siamo tutti un po’ tranquillizzati: conosciamo meglio le cose e sappiamo gestirle con maggiore padronanza». A fare la differenza, così come nel periodo delle malattie infettive degli anni Ottanta, secondo l’infermiera è sempre, e lo è anche questa volta, lo spirito di squadra: «Fare gruppo sta consentendo di sopperire alle criticità». (s.manz.)