L'economia frena, parla il presidente Neri (Confcooperative Romagna): «Criticità per l’export e l’agroalimentare, sull’alluvione fiducia in Figliuolo»

Romagna | 16 Ottobre 2023 Economia
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Manuel Poletti - «Ci sono un mosaico di criticità internazionali, nazionali e territoriali per cui l’economia rischia di frenare molto anche in Romagna. Io sono nel cratere del problema, lavoro a Premilcuore, conosco bene le emergenze che ha provocato l’alluvione, ma bisogna avere fiducia, comprensione e rispetto del lavoro del Commissario Figliuolo. Non è il momento di andare in piazza ad urlare. Confcooperative Romagna? Dopo 3 anni è in ottima salute».
Analizza così il momento impegnativo anche dell’economia territoriale il forlivese Mauro Neri, da 3 anni alla presidenza di Confcooperative Romagna (600 associate, 140mila soci, 40mila occupati con tante big nazionali dell’agroalimentare fra cui Conserve Italia, Orogel, Amadori, Agrintesa, Caviro). Lunedì 16 ottobre a Cesena si svolgerà l’assemblea annuale dal titolo «Abbiamo cura della Romagna», che arriva in un periodo che anche i rapporti fra le associazioni del mondo cooperativo sono al minimo storico. Cerchiamo di capire perché.
Presidente Neri, quanto preoccupa la frenata della Germania? Unioncamere fotografa già difficoltà in regione. Che autunno ci aspetta?
«Sicuramente c’è un problema legato al mercato globale, l’effetto del rallentamento della Germania si avverte anche in Italia, ormai tutti i mercati sono abbastanza connessi. Se le problematiche internazionali le sommiamo ai problemi legati ai tassi d’interessi in forte aumento, che creano problemi di liquidità, e ai costi energetici calati ma non troppo, allora la situazione complessiva rischia di diventare critica. Per l’Italia essere più autonoma da questi problemi è più difficile perché non abbiamo materie prime nostre. Sarà un periodo complesso. Questo mosaico di criticità rischia di andare ad incidere sui bilanci delle imprese, capitalizzare e strutturare le aziende sarà più complesso, soprattutto per le più piccole».
Sul tema dell’alluvione, a Roma «hanno cura della Romagna»? Dopo 5 mesi, famiglie e imprese sono ancora a bocca asciutta…
«Io ho incontrato il Commissario Figliuolo, ho fiducia nel suo lavoro. L’approccio che ha avuto al problema che gli è stato consegnato con ritardo va nella giusta direzione, personalmente mi dà grande fiducia. Sta lavorando per creare le migliori condizioni per utilizzare le risorse affidategli. I sindaci sbagliano ad alzare la voce? Non direi, l’attenzione va tenuta alta, ma bisogna mettersi nei panni di chi gestisce i soldi pubblici. Purtroppo non è stato fatto un censimento immediato dei danni causati dall’alluvione, quindi oggi è più difficile procedere con celerità. Adesso non mancano i soldi, nei vari capitoli di spesa ci sono, ma fino ad oggi le richieste pervenute di rimborso sono inferiori al budget messo a disposizione nell’annualità 2023».
Confcooperative Romagna aderisce alla manifestazione di sabato 14 a Forlì promossa da Comitati, associazioni e Cgil, a cui hanno già detto «sì», ad esempio, Legacoop Romagna e tanti sindaci romagnoli?
«Con tutto il rispetto per chi scende in piazza a manifestare, noi non aderiamo a questa manifestazione. Per il momento mi pare eccessivo scendere in piazza contro, serve invece un rapporto di stretta collaborazione con la struttura commissariale».
Sbaglia chi partecipa?
«Non sbaglia chi partecipa, ma in questo momento a noi ci sembra eccessivo scendere in piazza, manteniamo un profilo meno divisivo e più costruttivo».
L’agroalimentare è il settore più colpito, le vostre associate come stanno reagendo?
«I danni concreti ed economici sono molti trasversali, hanno toccato una vastità di attività, dai trasporti ai produttori agricoli diretti, ma anche nel sociale e nell’edilizia ci sono state criticità, in parte risolte nel breve periodo. Chi deve investire sulla casa, e aziende investire sui macchinari. Le maggiori problematiche sono nelle aree interne di collina e montagna, lì ci sono ancora situazioni tragiche. Il rischio di spopolamento per mancanza attività nelle nostre colline adesso è reale, bisogna intervenire per arginare  al più presto queste criticità».
Dopo altre associazioni, anche Confcooperative da 3 anni ha scelto la strada unica della Romagna. Che bilancio fa? Quali sono i numeri più significativi?
«In questo contesto lo stato di salute dell’associazione è ottimo. Già dal giorno dopo dell’unificazione abbiamo parlato una stessa lingua, senza più distinzioni territoriali. La Romagna è caratterizzata da molto campanilismo, essere riusciti in un’operazione del genere senza particolari problematiche ci rende molto orgogliosi. Poi abbiamo numeri rilevanti: 7 miliardi di fatturato complessivo con circa 600 cooperative associate, 140mila i soci di queste attività, mentre gli occupati diretti sono 40mila. Nel solo agroalimentare abbiamo big nazionali come Conserve Italia, Orogel, Amadori, Agrintesa, Caviro e Martini».
A livello istituzionale invece, dopo un dibattitto ultra decennale, la Provincia unica di Romagna è la strada giusta? I tempi sono maturi?
«La Provincia di Romagna, soprattutto oggi che si sta tornando a parlare  di una nuova dignità di questa istituzione, è la soluzione ideale per il territorio. Oggi è il momento di fare un passo avanti con convinzione in questa direzione, con economia di costi che non appesantirebbe la struttura e la renderebbe funzionale alle sfide della contemporaneità».
Infine, appare sempre più evidente una certa freddezza verso il progetto dell’Alleanza delle cooperative. I distinguo fra le associazioni che la compongono aumentano invece che diminuire col passare del tempo. Giusto o sbaglio?   
«Sul progetto dell’Alleanza delle cooperative c’è stato un lento ma inesorabile rallentamento e raffreddamento da parte dei soggetti in campo. L’obiettivo di arrivare ad un’Aci come unica associazione dei cooperatori pare proprio tramontata. Rimane certo l’importante rappresentanza politica unitaria che giova a tutti su alcune tematiche. Anche in Romagna poi avverto un certo raffreddamento dei rapporti con Legacoop e Agci, siamo in una fase complessa anche fra di noi».
 
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