Jacopo Rivani racconta la sorprendente stagione e gli impegni multipli dell’orchestra Corelli

Romagna | 02 Ottobre 2022 Cultura
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Federico Savini
«L’orchestra Corelli ha un organico che varia dai 12 agli 80 elementi. Anche se la pianta stabile di chi ci suona è composta da musicisti romagnoli, non potremmo fare a meno, in molte occasioni, di innesti con ottimi maestri da tutta Italia. Anche perché nel nostro lavoro non si può prescindere dalla qualità, sarebbe imperdonabile e demotiverebbe gli ascoltatori. Se si vuole vivere di musica classica in questi anni, e lo si può fare come dimostra la nostra cooperativa virtuosa, sulla qualità non si può proprio lesinare». Jacopo Rivani dirige LaCorelli, orchestra che raduna molti dei migliori giovani musicisti usciti dai conservatori romagnoli e non solo, da quasi 15 anni. E la stagione che l’orchestra ha presentato nei giorni scorsi (cercatela su www.lacorelli.it/events) è sorprendente per almeno due ragioni: è molto fitta di eventi e «copre» quasi tutti i comuni della nostra provincia e non solo, passando come nulla fosse dal foyer del teatro Pedrini di Brisighella ai consolidati spazi del teatro di Cervia, passando in pochi mesi per la chiesa di Santa Maria della Misericordia a Castel Bolognese, i Vecchi Magazzini di Casola Valsenio, il teatro Comunale di Russi, l’auditorioum San Romualdo di Ravenna, il Ridotto del Masini di Faenza, ma anche il teatro degli Arcimboldi di Milano e il teatro Sociale di Como. Il terzo fattore – ma conoscendo la Corelli non è un una novità – è poi un eclettismo davvero insolito per un’orchestra di classica, che tanto per cominciare si può agevolmente «smembrare» in progetti dall’organico ridotto, ma soprattutto prevede spettacoli contaminatissimi, dai concerti per sole percussioni a quelli a indirizzo dantesco, dagli eventi con riferimenti letterari a Edgar Allan Poe fino a spettacoli praticamente teatrali, che si tingono di giallo e nei quali il pubblico è chiamato a interagire per trovare il colpevole.
Ce n’è abbastanza, insomma, per approfondire con Jacopo Rivani. «Alla Corelli anzitutto si lavora tanto - ci tiene a dire Rivani -. Non parlo solo di chi suona ma anche e soprattutto il presidente, il direttore di produzione e la squadra organizzativa».
Quest’anno avete messo radici un po’ ovunque…
«Costruire relazioni sui territorio è parte fondamentale del mio lavoro, insieme al mettere in luce le nostre risorse artistiche. Diciamo che l’indagine sulle potenzialità del nostro territorio è costante, sia per quanto attiene agli spazi performativi che alla ricerca dei talenti».
A Cervia siete consolidati, ma a Brisighella avete trovato una nuova casa?
«Molti spettacoli si terranno nel foyer del teatro Pedrini e questo bel rapporto spero evolverà sempre di più. Qui produrremo spettacoli e ne faremo debuttare diversi. Il nostro obiettivo è realizzare una stagione itinerante in tutti i 18 comuni della provincia. A Cervia il legame va avanti e si rafforza dopo la pandemia. Vogliamo contribuire a riportare la gente a teatro».
Versatilità e contaminazioni sono vostre caratteristiche distintive. È anche un modo per stare sul mercato?
«La versatilità degli organici aiuta di certo ma la contaminazione per oi è proprio una vocazione. Quest’anno ci sono diversi spettacoli al debutto che sono nati con il coinvolgimenti dei ragazzi di Spazio A, un collettivo di attori che nasce dalla scuola di Marco Martinelli e che abbiamo conosciuto grazie a Ravenna Teatro, stringendo poi un legame fortissimi. Il doppio binario che guida il mio lavoro è quello di dare stabilità lavorativa al nucleo centrale dei musicisti della Corelli, che sono in pratica le prime parti, dando nel contempo sostenibilità all’intera progettazione, anche attraverso date molto lontane dalla Romagna».
Quanti musicisti sono professionisti nella Corelli?
«Tutti quelli del nucleo che dicevo. In orchestra entrano i migliori diplomati dei conservatori romagnoli e anche alcuni professori in arrivo dalla Cherubini e da tutta Italia. Sono una ventina i collaboratori più stretti dell’orchestra, con forme contrattuali più continuative. Sotto i 12 elementi non parliamo di orchestra Corelli ma di ensemble Tempo Primo, con due formazioni a trio: gli est e il Trio Eccentrico. A Ravenna, per l’Uccello di fuoco di Stravinskij saremo in sessanta».
Il segreto dell’orchestra?
«In questi quasi 15 anni, dal 2008, credo sia stato non avere fretta. Abbiamo saputo aspettare e la prima grossa uscita allo scoperto fu nel 2012 per il Requiem di Mozart a Sant’Apollinare Nuovo. La svolta vera, con cartelloni nostri e un’attività corposa è partita nel 2016. Ravenna Festival e l’associazione Mariani credono e hanno creduto in noi, continuando ad aiutarci. È importante, poi, valorizzare i giovani. Quest’anno nel nostro programma debutteranno cinque nuovi direttori e diversi concerti partiranno con l’esecuzione di brevi brani degli allievi dei corsi di composizione dell’istituto Verdi. È un modo non solo per gratificarli ma anche per dargli il senso concreto del lavoro e del rapporto con l’orchestra».
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