Itinerari primaverili da vivere e affrontare a piedi o in bicicletta sui sentieri «luccicanti» della Vena del Gesso

Romagna | 08 Maggio 2022 Cronaca
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Sandro Bassi - Chi vuole un approccio ai gessi a piedi, può intanto chiedersi se preferisce un ambiente più «domestico», attrezzato e articolato, con boschi ma anche prati ove fare soste e merende, oppure luoghi più selvaggi ove prevalgono rocce, creste, falesie e panorami. Nel primo caso suggeriamo la zona Brisighella-Carnè. Nel secondo il massiccio Monte Mauro-Monte della Volpe.

DA BRISIGHELLA AL CARNE
C’è un comodissimo sentiero segnato dal Cai, il 511, che parte dalla Stazione. Tuttavia è possibile complicarsi un po’ la vita, piacevolmente, con «allungatoie» che penetrino nel centro storico e che consentano di vedere anche monumenti e siti culturali.
In pratica si raggiunge la piazza con la Collegiata (all’interno coloratissima tavola di Marco Palmezzano firmata e datata 1514 e un’eccezionale pala del Guercino) e poi la Via degli Asini (tipologia unica nel suo genere, ma anche mattoni manubriati romani e interventi artistici del giapponese Nagasawa) e infine la salita, a gradini, per la Torre dell’Orologio (panorama mozzafiato). Con il periplo della sottostante “valle” si raggiunge la Rocca e infine il vicino Monticino. Dal parcheggio si accede all’ex cava omonima, dal 2007 trasformata in Museo Geologico all’Aperto, con una raccolta di rocce locali e con la messa in sicurezza al fine di godere di quello che fu uno squarcio nel monte e che ora invece è un’occasione unica per vedere strati di gesso, rupi, grotte e ricostruzioni scientifiche della fauna che 5,5 milioni di anni fa popolò questi ambienti. Proprio di fronte al mastodonte si volta a sinistra raggiungendo la stradina ghiaiata per Baiavolpe, prima della quale si volta a destra (sentiero ripido) per Casa Marana; da quest’ultima si segue una carraia in direzione ovest fra olivi e vigneti fino a Case Borgo: 50 metri di asfalto e poi a destra per entrare nell’ex Parco Carnè. Prima di avventarsi sulle tagliatelle del rifugio è consigliata la deviazione a sinistra (150 m prima della casa) per vedere le doline con la grotta-inghiottitoio, oggi recintata ma esplorata nel lontanissimo 1934 dal Mornig, un solitario avventuriero triestino che rimase a Brisighella per due anni, senza casa e senza famiglia ma con l’unico scopo di esplorare grotte e territorio. Fate come lui.

A MONTE MAURO
Si può salire in auto da Zattaglia fino al parcheggio dell’azienda Rio Stella oltre il quale c’è un divieto d’accesso. Da lì ci si incammina verso la già visibile pieve di S.Maria in Tiberiaci e verso la soprastante cima, massima quota di tutta la Vena con i suoi 515 metri, non tanti ma assai panoramici.
Chi vuole camminare ancora può prendere, dal sottostante valichetto già attraversato, il sentiero 511 che porta alla Sella di Ca’ Faggia, giro di boa perché qui si volta a destra e poi ancora a destra per il 513 che porta a Ca’Castellina Vecchia. Si possono così vedere due vecchie cave di lapis specularis e l’ancor più antica «cava a blocchi» sulla via Rio Ferrato che ci riporta all’auto.

SULLA CICLOVIA DEI GESSI
Ci sono parecchi percorsi, uno dei quali, la Ciclovia dei Gessi, proposto e cartografato dalla Regione. Parte sempre dalla Stazione di Brisighella e sale sempre al Geoparco del Monticino (fattibile solo con terreno asciutto, altrimenti è meglio rimanere sulla provinciale) e poi al Carnè. Qui si decide se effettuare anche il successivo, lungo anello che consiste in pratica nella discesa dalla Valletta a Zattaglia e in un periplo del massiccio di Monte Mauro con ritorno per Castelnuovo. 
L’alternativa, più corta, si trova 1 km sopra il Carnè, al secondo tornante dopo Casa Angognano. Si imbocca qui a sinistra la ghiaiata Via Torretta, che serpeggia lungamente fra boschetti e poi sulla cresta di Case Dorile. Dopo queste ultime si fa attenzione ad un bivio ove si tiene la destra per raggiungere il fondovalle del Rio Bagno, che porta esattamente all’omonimo ponte all’ingresso di Fognano. Da qui a Brisighella è quasi tutta pista ciclabile, interrotta solo da pochi tratti ove bisogna comunque fare estrema attenzione alle auto.

SOSTA FINALE A PIEVE THO’
Nell’ultimo di questi tratti si vede bene, a destra, la massiccia mole della Pieve Thò, ove è d’obbligo una sosta per la bellezza del luogo e per la rarità tipologica dell’edificio, caso  quasi unico di architettura romanica perfettamente conservata ma su preesistenti insediamenti (una villa rustica romana e un primitivo oratorio poi adibito a cripta) e con materiale di spoglio talmente pregevole da far ipotizzare una provenienza dalla Ravenna capitale del V-VI secolo. 
Ogni domenica pomeriggio è possibile visitare l’interno, anzi gli interni poiché ci sono anche suggestivi ambienti sotterranei con reperti anche in bacheche, come in un un vero e proprio museo. 
Curiosità, vi si trova anche la più antica testimonianza della coltura dell’olivo a Brisighella, una macina-frantoio in trachite dei Collli Euganei che dagli archeologi è stata datata al II secolo d.C.  

IL PUNTO DAL DIRETTORE AGOSTINI
A Nevio Agostini, direttore del Parco regionale Vena del Gesso romagnola, chiediamo a bruciapelo quali sono le prossime iniziative dell’istituzione per una primavera che si è già presentata molto attesa, con una vera e propria fame di aria aperta e di cose da vedere.
«Abbiamo avviato un programma di promozione che passa attraverso vari canali: intanto il “passaporto dell’ospitalità”, una convenzione con otto agriturismi del nostro territorio presso i quali provare le proposte enogastronomiche locali; chi lo fa in maniera completa, cioè chi riempie di timbri tutte le otto caselle del passaporto riceverà un paniere con i prodotti del Parco: vino, miele, olio, scalogno, lavanda, farine, marmellate o marroni igp»
Sembra che andiate incontro a chi dice che in Romagna se dai da mangiare ci prendi sempre…
«No, attenzione, non è una televendita ma un modo per incentivare la scoperta del territorio e quindi l’amore per lo stesso. Inoltre credo che uno stimolo a sostare negli agriturismi sui gessi serva anche a far fare un’escursione in più. Peraltro facciamo anche quelle - proprio la prossima domenica partono le visite guidate al Carnè che hanno per mèta e per tema la flora, gli scavi archeologici di Rontana o gli alberi monumentali dei dintorni - e peraltro promuoviamo anche gli aspetti culturali».
Facciamo qualche esempio?
«Giusto questo venerdì 6 maggio alla Rocca di Riolo organizziamo una conferenza sulla Linea Gotica sulla Vena del Gesso, inoltre al Museo Malmerendi di Faenza gli ultimi tre venerdì di maggio, cioè il 13, 20 e 27, affronteremo temi di storia, geografia ma anche antropologia e archeologia del territorio con quei tre massimi esperti che sono Stefano Piastra, Massimo Sericola ed Enrico Cirelli. Per tutti i dettagli rimando al nostro sito: www. parchiromagna.it».
Una cosa molto gradita e che venne interrotta dal Covid era la serie dei concerti alla Cava Marana, proseguiranno?
«Certo, quest’anno riprendiamo, sempre con la Scuola comunale “Sarti” di Faenza, tutti i venerdì sera di giugno con una programma ancora da perfezionare ma che sarà non solo di musica classica. Lì ci aiuta anche il contenitore perché è notoriamente molto suggestivo nel suo aspetto selvaggio, sotterraneo, con rocce e un lago naturale assolutamente inaspettato».
Infine un Parco come questo deve presentarsi ovviamente “in ordine”, cioè con sentieri ben segnati, puliti, cartografati e anche “belli”, giusto?
«Certo, infatti per l’ordinaria amministrazione ci avvaliamo della collaborazione del Cai che con le sue tre sezioni locali, Faenza, Imola e Lugo, tiene a postissimo i sentieri. Per il resto - intendo aree di sosta, parco geologico del Monticino, parco della Tanaccia, Carnè e una serie infinita di altri angoli, magari piccoli ma che nell’insieme costituiscono un vero e proprio biglietto da visita - provvediamo noi attraverso il nostro personale». (sa.ba.)
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