"Io, giornalista scappata da Caracas. Ora ho trovato pace a Faenza"
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«Il giornalismo mi manca da morire, il mio Paese anche. Ma la situazione era davvero diventata insostenibile, non si poteva rimanere». Doris Barrios, originaria di Caracas, ha deciso di lasciare il Venezuela tre anni fa insieme al marito e alla loro bimba di un anno. Oggi vivono a Faenza, dove lui - che ha i genitori italiani - lavora come pizzaiolo e lei ha un impiego nel settore pulizie: «Sono laureata in giornalismo e ho lavorato a “El nacional”, a “Últimas Noticias” e come addetta stampa al teatro “Teresa Carreño” e per una catena di cinema. Quando è iniziata la dittatura di Hugo Chávez, però, la situazione è andata peggiorando poco a poco: scarseggiavano il cibo e le medicine ed è cominciata la censura sui mezzi di comunicazione. Un giorno sono stata fermata dalla polizia, che ha iniziato a interrogarmi: per fortuna sono stata rilasciata, alla fine io stavo solo facendo il mio lavoro, ma mi hanno minacciata di mettermi dentro. Ma mi sono spaventata di più quando, incinta, sono finita in una protesta per strada, con tanto di giubbotto anti-proiettili. Quando sono diventata mamma, non ce l’ho più fatta: l’inflazione era alle stelle e abbiamo pensato che crescere una bambina in quel clima non fosse l’ideale. I miei suoceri vivono a Faenza, mio marito ha la doppia cittadinanza e la scelta più naturale è stata quella di venire qui». Nel frattempo, tutta la famiglia di Doris è stata come costretta a disintegrarsi: «Mio padre e mia sorella sono andati a Quito, in Ecuador, mentre mio fratello è scappato a San Paolo, in Brasile. Abbiamo lasciato le nostre case, le nostre vite si sono congelate». Una volta a Faenza, Doris ha avuto un periodo iniziale non facile: «Devo dire che la famiglia di mio marito mi ha accolta a braccia aperte. In ogni caso, è stata dura: avevo una bimba piccola, ero senza lavoro, lontana dal mio Paese. Piano piano, però, ho cominciato a integrarmi: oggi faccio parte della Consulta dei cittadini stranieri e mia madre mi ha raggiunta a Faenza, una città senza dubbio tranquilla e adatta a mettere su famiglia». (s.manz.)