In tutta la provincia di Ravenna medici di base sotto pressione: "La gente ha fretta di vaccinarsi"
Silvia Manzani
«Ma quando toccherà a me?». «Ci chiamerete voi o dovremo telefonare per prenotare?». «Io che ho una patologia cronica rientrerò nelle prime categorie degli aventi diritto?». «Ma quando arriveranno questi vaccini?». Sono le domande più frequenti, in questo periodo, negli ambulatori dei medici di medicina generale della provincia. Dopo l’inizio della campagna vaccinale dedicata agli operatori della sanità, subito dopo Natale, ha iniziato a crescere la pressione anche da parte della popolazione generale.
«FAREMO LA NOSTRA PARTE»
«Il punto è che al momento non abbiamo calendari certi né risposte chiare da dare alla gente». Amedeo Scelsa è il coordinatore del Nucleo di cure primarie di Cervia, che comprende 17 medici di medicina generale per un totale di 24mila assistiti: «La richiesta e l’interesse stanno aumentando sempre di più. Il fatto di non sapere quando le forniture dei vaccini saranno disponibili non aiuta a calmare gli animi. Noi cerchiamo di tranquillizzare i pazienti, spiegando che appena si potrà procedere partiremo e che tutti, prima o poi, potranno vaccinarsi». La richiesta non arriva solo da chi ha oltre 60 anni ma anche da più giovani: «Nel frattempo stiamo ultimando le ultime vaccinazioni anti-influenzali, quest’anno la campagna si è prolungata rispetto al solito. La direzione è che anche sul vaccino anti-Covid saremo noi medici di base a gestire la questione. Tutto dipende se avremo la disponibilità di AstraZeneca, che al contrario di Pfizer non necessita di essere conservato a temperature che solo gli ultracongelatori possono assicurare. Regioni come la Lombardia e il Veneto hanno già siglato accordi con i medici di base per questa partita organizzativa, anche in Emilia-Romagna si è già in parola per seguire quella direzione. Noi ci siamo e senza dubbio saremo coinvolti, in fondo per essere capillare la vaccinazione deve necessariamente passare per gli ambulatori dei medici di medicina generale, è impensabile seguire la strada della centralizzazione così come si sta facendo per gli operatori sanitari. Ancora non sappiamo se saremo a noi a chiamare le persone o se saranno le persone a contattare noi, fatto sta che ci sarà un lavoro importante e intenso sulla comunicazione». Per Scelsa, in ogni caso, al forte interesse attuale non è detto che corrisponda un’effettiva adesione di massa: «Spero che almeno il 90% della popolazione si faccia vaccinare ma non metterei la mano sul fuoco».
«CAUTAMENTE OTTIMISTA»
Si definisce cautamente ottimista Flavio Farolfi, coordinatore del Nucleo di cure primarie della Valle del Senio, 15 medici per circa 20mila assistiti: «La pressione c’è ed è evidente. Molti chiamano, altri si presentano direttamente negli ambulatori perché hanno paura di non essere presi in considerazione o di essere trattati come ultimi. Non si tratta solo di anziani, ci sono anche diversi giovani, specie con patologie». Il punto cruciale è che davanti a una richiesta sempre più forte, di risposte univoche non ne esistono: «Finché i vaccini a disposizione saranno pochi e soprattutto conservabili a -80 gradi, avremo le mani legate. Quando arriveranno le forniture di AstraZeneca la nostra disponibilità sarà piena. Ma ora non abbiamo alcun potere». Per Farolfi dal momento della disponibilità delle dosi all’inizio della campagna vaccinale sulla popolazione, passerà ben poco: «Quando i vaccini arriveranno, noi saremo pronti a iniziare, al pari di come abbiamo fatto con l’anti-influenzale. Io, personalmente, ho vaccinato 600 persone nel giro di poco, molti dei nostri ambulatori sono rimasti aperti anche di sabato per velocizzare l’operazione. Ma la materia prima non c’è, quindi ogni ragionamento sulle tempistiche lascia il tempo che trova. Quello che penso è che gli inglesi non sono un popolo sprovveduto, credo quindi che se si stanno vaccinando con AstraZeneca, questo possa essere un vaccino valido. Chiaro, manca ancora l’autorizzazione dell’Ema. Ma l’alternativa qual è? Forse un altro lockdown e un peggioramento della già pesantissima crisi economica?».
«PREVISIONI IMPOSSIBILI»
Non si sbilancia sui tempi Paolo Farina, coordinatore del Nucleo di cure primarie di Alfonsine e Fusignano, che include una quindicina di medici per un bacino d’utenza di circa 20mila persone: «Anche per noi medici è molto difficile farsi un’idea, perché non conosciamo i limiti reali delle case farmaceutiche. Al tempo stesso, non abbiamo per le mani il famoso piano vaccinale del Governo. Dall’altra parte la gente chiede, chiama, manda mail e messaggi anche su WhatsApp. La curiosità c’è, le pressioni anche. C’è chi chiede già un appuntamento, molti sono convinti che abbiamo le dosi già nel frigorifero, pronte per essere somministrate». Secondo Farina la campagna vaccinale per i medici e gli infermieri ha confuso le idee a molti: «Le notizie, specie quelle della televisione, vengono interpretate a piacere. Noi siamo in attesa di capire tempi e modalità, convinti che rientra nei nostri compiti vaccinare le persone contro il Covid. Chiaro, non è possibile fare previsioni in assenza di un vaccino maneggevole e distribuibile nelle periferie»