In Romagna il «Gusto» si fa museo con otto spazi presenti e allestiti con percorsi dedicati alle eccellenze agroalimentari

Romagna | 15 Marzo 2024 Le vie del gusto
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Riccardo Isola - Può il cibo essere conservato non solo a scopo alimentare ma anche culturale e divulgativo? Beh, in Emilia Romagna la risposta è affermativa. Del resto chi poteva pensare di fare del cibo e del vino non solo un asset strategico per l’economia e il Pil del territorio, ma anche e soprattutto un veicolo culturale, turistico e sociale se non lo scrigno più ricco di prodotti certificati, tutelati e presidiati in Europa. Da alcuni anni la Regione ha deciso di mettere a sistema questa straordinaria biodiversità agroalimentare creando i cosiddetti «Musei del Gusto». Spazi di divultgazione e approfondimento che proiettano il gusto a un livello più alto della sola esperienza di palato.

OTTO MUSEI
Sono cornici strutturali, fisiche e divulgative, in cui i prodotti della terra diventano protagonisti di una narrazione identitaria, culinaria ed enogastronomica in senso lato. Da Piacenza a Rimini se ne contano in totale ventisei. Dall’imolese ai confini meridionali della terra del Passatore questi spazi sono in totale otto. Vino, marroni, sale dolce, olio extravergine, frutticoltura, formaggi di fossa, erbe officinali e frutti dimenticati sono i protagonisti di questa antica, ma altrettanto contemporanea, storia di terroir agroalimentare. «Abbiamo intrapreso un cammino culturale importante - afferma l’assessore regionale all’Agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca Alessio Mammi nell’introduzione - per raccontare la nostra storia attraverso il gusto rilanciarla verso il futuro e rappresentare a tutto tondo che siamo produttori di cibo buono e di qualità, dalla terra alla tavola».

ETEROGENEITA’ DI SAPORE
La presenza di questa rete capillare e puntiforme permette di assaporare la cultura e la tradizione dei cibi. Da quelli più piccoli, per produzione e tipologia, a quelli che rappresentano veri e propri grandi tesori alimentari famosi in tutto il mondo, viene raccontata una storia di eccellenza attraverso testimonianze, racconti, degustazioni, che guidano il «gustonauta» alla scoperta di una terra che da sempre coltiva il buono per far crescere grandi eccellenze enogastronomiche.

DALL’APPENNINO…
Partendo da Nord in quel trait d’union tra Emilia e Romagna due sono le realtà presenti. La prima è la capitale regionale del vino. Siamo a Dozza dove l’Enoteca Regionale, istituita all’interno della Rocca Sforzesca, permette all’enonauta di scoprire la variegata produzione della vigna emiliano-romagnola lungo tutta la via Emilia. Quasi un migliaio di vini regionali, che parlano del «pranzo allʼitaliana». Nella mostra permanente allestita nei suggestivi sotterranei  si possono trovare, e acquistare, vini da accompagnamento all’antipasto, primo, secondo e dolce. Non mancano banchi dʼassaggio tematizzati e accompagnati da abbinamenti con i prodotti del territorio. Il secondo è sull’Appennino, a Castel del Rio, regno indiscusso del Marrone Igp. Qui nelle sale di Palazzo Alidosi, ha sede il Museo del Castagno dedicato al prezioso frutto considerato per molto tempo il «pane della montagna». La struttura rappresenta unʼoccasione di incontro con la natura, la cultura e la storia dellʼalta Valle del Santerno, organizzato come percorso didattico accessibile a tutti. In mostra anche vecchi attrezzi da lavoro e i campioni del terreno su cui vive. Scivolando verso sud ecco l’incontro con Il Giardino delle Erbe. Realtà forse tra le più immersive e d’esperienza tra quelle presenti in regione. A Casola Valsenio, infatti, dalla metà del secolo scorso esiste una realtà che permette al visitatore di entrate in contatto diretto, sporcandosi le scarpe, con i colori, i profumi e i sapori delle piante officinali e aromatiche. Il Giardino durante le stagioni è un continuo tramutarsi di colori e profumi. Conta oltre 450 specie di piante e, oltre al negozio delle spezie, ospita un laboratorio, una biblioteca, una mostra fotografica, i locali per lʼessiccazione e la conservazione delle erbe ed unʼolfattoteca per annusare gli estratti di erbe officinali qui prodotte. Imprescindibile è poi la visita al Museo all’aperto dell’Olio di Brisighella. Una vetrina all’aperto creata tra gli olivi di questo spettacolare borgo all’ombra della Vena del gesso. Il Museo è organizzato come un vero e proprio percorso in collina che si snoda lungo le strade dellʼareale di produzione di questa Dop, la prima italiana per l’Evo, permettendo al visitatore di fare un viaggio nel tempo e nello spazio tra i giacimenti più antichi e i siti più moderni per la produzione dellʼolio. Il percorso prevede sette soste segnalate da pannelli informativi. Durante il percorso si possono osservare i casotti dei coltivatori, nei circa novantamila olivi presenti e i patriarchi di questa secolare coltivazione. Ancora più a sud ecco aprirsi uno spettacolare Museo del Formaggio di Fossa. Localizzato nellʼazienda «Fossa Pellegrini» dove, in fosse risalenti al 1200 e al 1400, la famiglia Pellegrini stagiona da generazioni il famoso Formaggio di Fossa di Sogliano al Rubicone. Il Museo ripropone la lavorazione del noto formaggio ancora con i metodi di una volta Nei locali si trovano anche alcune fosse di probabile origine medievale scavate nel tufo.

ALLA PIANURA…
Due sono le realtà presenti in pianura. Sono due siti differenti per tipologia e strutturazione degli spazi e dei contenuti esposti, ma lasciano il visitatore a contatto diretto e molto empatico con la cultura agroalimentare di queste terre e queste genti. La prima è quella del Museo della Frutticoltura «A.Bonvicini» a Massa Lombarda.  Piccolo paese che fino alla metà del secolo scorso è stata patria della frutta e che oggi ospita un’esposizione, ospitata in una casa colonica che ha mantenuto le strutture agricole originali, offrendo anche testimonianze delle primissime coltivazioni arboree. In quelle che erano le stalle, è presente un Museo della civiltà contadina e, al piano superiore, è possibile ripercorrere la storia della frutticoltura massese. Lʼitinerario del Museo si snoda fra oggetti e suggestivi ritratti dʼepoca dei lavoratori. Tra i tanti contributi, non mancano riferimenti alla Cattedra ambulante di Agricoltura di Ravenna, istituita nel 1898 e punto di aggiornamento per gli agricoltori del tempo. La seconda si trova a Forlimpopoli. Qui sorge, all’interno della Chiesa dei Servi, Casa Artusi. Si tratta del primo centro di cultura gastronomica dedicato alla cucina domestica italiana. Gli spazi si snodano attraverso un percorso dedicato a «lʼarte di mangiar bene» di Pellegrino Artusi, un percorso multimediale che permette ai visitatori di creare il proprio menù ideale secondo i principi artusiani. Fanno parte del sistema museale anche la biblioteca personale di Pellegrino Artusi, il ristorante, lo spazio eventi, le sale di degustazione vini e la scuola di cucina. Questʼultima è il cuore pulsante che, in collaborazione con lʼAssociazione Le Mariette, da anni propone corsi per professionisti e amanti della gastronomia.

ARRIVANDO AL MARE
Infine il viaggio non poteva che chiudersi nell’abbraccio iodato dell’Adriatico. A Cervia, infatti, è da anni attivo e molto apprezzato Museo del Sale di Cervia. Definito come l’oro bianco di Romagna questo sale si caratterizza per il suo sapore inconfondibilmente dolce. Per scoprire la sua storia e visitare le saline dove viene raccolto ci si può rivolgere al Museo che ha sede in un antico magazzino-torre del sale. Per ripercorrere la storia del sale di Cervia, sono offerti al visitatore momenti di approfondimento come lʼampio plastico descrittivo della costa e dellʼentroterra. Non mancano postazioni multimediali e una maestosa sala finale con testimonianze sulla vita dei salinari.
Oltre al sito internet della Regione (www.agricoltura.regione.emilia-romagna.it) è possibile anche scaricare il depliant ipdf con le mappe e spiegazioni dei singoli musei. Uno strumento al cui interno è presente anche un’altra sezione sulla storia sociale, alimentare e culturale di questa terra, quella dedicata ai «Musei del mondo rurale».
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