In Romagna effetto Covid-19 sul trasporto pubblico e privato, in un mese perso il 92% delle domande legate al turismo

Romagna | 20 Aprile 2020 Cronaca
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Prenotazioni in picchiata e stop forzato per quasi tutto il settore del trasporto pubblico e privato in Romagna. Nel mese di marzo l’effetto Covid-19, oltre a fermare il trasporto scolastico, ha causato un crollo verticale della domanda di trasporto: meno 60% per la mobilità pubblica e meno 92% per il trasporto turistico. Sono questi i dati comunicati dal consorzio CO.E.R.BUS, che rappresenta circa l’80% del trasporto privato in Romagna, da Imola a Rimini.
 
Il divieto di spostamento e la chiusura anticipata delle scuole hanno infatti bloccato quasi completamente l’intero settore del trasporto pubblico locale, che solo in Romagna e solo per le aziende del consorzio, con oltre 600 addetti, muove 10 milioni di persone l’anno. A risentire della crisi non è però solo il trasporto pubblico, ma anche quello privato, con il tracollo del turismo, “un’attività tipicamente stagionale quindi non recuperabile”, spiega Bruno Riccipetitoni, presidente del consorzio CO.E.R.BUS.
 
Per evitare il default dell’intero settore, il consorzio chiede al governo di non essere lasciato solo. Un aiuto è arrivato nelle scorse settimane con la moratoria di sei mesi sui mutui, l’uso degli ammortizzatori sociali e la disponibilità della Regione Emilia-Romagna, che ha messo in campo, attraverso il consorzio fidi, 10 milioni di euro. Ma di fronte a un’emergenza che durerà ancora diversi mesi non basta. CO.E.R.BUS chiede attenzione al governo, a partire dal decreto ora al vaglio della Camera, che, nella prima stesura votata al Senato, precisa che i contratti del trasporto pubblico e privato vanno onorati. Si teme che le risorse che i Comuni hanno già stanziato non vengano corrisposte a causa del blocco. “Non pretendiamo il cento per cento degli importi contrattuali, ma il giusto indennizzo – continua Riccipetitoni -. Un indennizzo che non può essere lasciato alla libera contrattazione dei Comuni. No a figli e figliastri”. Inoltre, il consorzio chiede alle stazioni appaltanti di non attivare le gare e di fermare quelle in corso. “Serve la proroga dei contratti in essere - precisa il presidente di CO.E.R.BUS -, non istituire una gara senza conoscere le condizioni tecnico sanitarie con le quali dovremo affrontare il futuro”.
 
Un settore, quello del trasporto, che rappresenta un modello a livello nazionale, spiega Riccipetitoni: “L’Emilia-Romagna è l’unica regione dove il pubblico e il privato si sono uniti a favore della qualità del servizio e di una maggiore tenuta delle aziende pubbliche, che hanno avuto la possibilità di chiudere i bilanci in attivo risparmiando oltre 10 milioni l’anno”.
 
Nelle prossime settimane bisognerà fare i conti con la “fase 2”, quella di convivenza con il virus. “Cambieranno gli stili di vita di tutti e il trasporto pubblico e privato subirà per forza alcune modifiche - commenta Bruno Riccipetitoni -. La mobilità è infatti flessibile e organizza i servizi secondo le necessità: scuola, uffici pubblici, fabbriche e privati presenteranno nuove necessità che oggi non è possibile prevedere”.
 
Di fronte a questi cambiamenti il rischio di fallimento è serio secondo il consorzio: “Il post pandemia potrebbe segnare un ulteriore tracollo del trasporto pubblico, a favore di un uso maggiore dei mezzi privati. Il bisogno dei cittadini di ricevere, in tempi brevi, comunicazioni soprattutto chiare e non contraddittorie potrebbe spingere gli utenti all’uso dei mezzi privati, allontanandoli dal trasporto pubblico e determinando anche un costo ambientale. Tutto questo a prescindere dai nuovi protocolli e dalle nuove regole in termine di disinfestazione dei mezzi”.
 
 
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