Il ruolo di per il Festival di Castrocaro nel libro di Michele Minisci
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Il libro di Michele Minisci «Castrocaro-Sanremo. Solo andata», già disponibile sulle piattaforme Amazon e Ibs, oltre che in alcune librerie e negozi di dischi, tra cui la Casa del Disco Galletti di Faenza, corso Mazzini 38, attesta un ruolo cruciale rivestito da diversi faentini nello sviluppo del festival canoro romagnolo più famoso.
Il libro è appena uscito, edito da Capire Edizioni, frutto di tre anni di lavoro, di ricerche, di interviste, ed è la seconda fatica letteraria di Minisci, dopo «La notte che si bruciò il Jazz» (Ponte Vecchio Editore), di qualche anno fa, con le prefazioni di Renzo Arbore, Carlo Lucarelli e Vinicio Capossela.
E’ la storia- racconto su cosa dicevano, pensavano, sognavano, cantavano, le ragazze i ragazzi dalle Voci Nuove che inseguivano il loro sogno: diventare famosi e fare tanti soldi...cantando canzonette nel festival di Castrocaro Terme. Il primo vero Talent, oggi si direbbe così, della musica leggera italiana.
Faenza ha un ruolo importante in questa storia in quanto un Concorso per giovani cantati era stato proposto ai dirigenti delle Terme di Castrocaro proprio dai faentini Bentini e Monti, maestri dell’omonima orchestra folk, ma non solo, diventata poi l’orchestra ufficiale del festival Voci Nuove per diversi anni. Inoltre, una lunga intervista, ispirata anche da Ino Marocci, è dedicata a Giuliano Todeschini, presentatore della prima edizione del festival nel 1957, front man del famoso complesso “I dromedari”, entrambi grandi esperti di musica Jazz, sin dai primi anni ’50.
Nel libro viene citato anche Rodolfo Santandrea, altro noto musicista faentino, quando prima della sua esibizione viene bonariamente sollecitato a far bene da Gianni Ravera, il mitico patron del festival di Castrocaro e di Sanremo, con la frase: “ E adesso vediamo cosa sa fare questo menestrello!”. Citato inoltre varie volte anche il discografico Angelo Galletti, prezioso ed esperto giurato in molte edizioni del Festival.