«Ravenna è una città di amici, di relazioni che spero durino nel tempo. Una città avanzantissima a livello sociale e culturale. Una città, infine, che non ha nulla da invidiare alla nostra». Paolo Verri è il direttore generale della Fondazione Matera-Basilicata, ovvero il project manager di Matera 2019. In questi giorni sta vivendo con grande attesa la data del 19 gennaio, quando si terrà la cerimonia inaugurale legata al titolo di Capitale europea della cultura: «Siamo molto orgogliosi di avere organizzato questo appuntamento così come lo avevamo immaginato nel dossier di candidatura, con un grande concerto realizzato da 2019 musicisti provenienti da tutta Europa. Siamo in un momento molto bello per la città e anche grazie a Ravenna: la preparazione dello spettacolo “Purgatorio” è uno degli appuntamenti più importanti che abbiamo messo in campo, come ci è stato confermato anche dall'entusiasmo e dalla grande partecipazione della gente. Siamo nel pieno delle attività e ci auspichiamo che collaborazioni come queste possano non terminare mai».
Tra le idee da realizzare, lo scambio di studenti tra Matera e Ravenna, che secondo Verri neccessiterebbe però di un soggetto ad hoc: «I progetti che ci piacerebbe implementare in rete con le altre città sono molti. Chiaro che bisogna attivarsi concretamente. Delle relazioni belle e proficue come quella con Ravenna bisogna prendersi cura sul serio». Anche perché, come Verri è convinto che sia, essersi accapparrata il titolo di Capitale non significa, per Matera, essere migliore delle ex rivali: «C'è stato bisogno di scrivere un libro di quattrocento pagine, “Le città invincibili” di Serafino Paternoster, che è il nostro capo ufficio stampa, per spiegare che la corsa a diventare Capitale europea della cultura non è stato un concorso di bellezza. In fondo che cos'ha, Matera, più di Ravenna? Le città che se la sono giocata sono belle quanto la nostra, sarebbe poco dignitoso pensare che noi siamo i migliori. Forse abbiamo vinto perché abbiamo avuto il coraggio di osare, tutto qui. La cosa interessante di questa avventura, e che vale per tutte le candidate, è accettare l'idea di essere delle città laboratorio». Tra i progetti che a Verri stanno maggiormente a cuore, le giornate del 18, 19 e 20 luglio, quando nella straordinaria cornice della Cava del Sole, verrà ricordato lo sbarco del primo uomo sulla Luna: «Avevo tre anni, all'epoca. Sarà emozionante riviverlo, per dire ancora una volta che per l'uomo le frontiere sono ancora aperte. Dopo tre anni ininterrotti di lavoro, sarà anche l'occasione per andare un po' in ferie e stare con la mia famiglia».