Il prof di Lugo: "La Dad ha dei limiti ma non è il male assoluto"

Romagna | 21 Marzo 2021 Cronaca
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Silvia Manzani
«Intorno alla Dad vedo faziosità: c’è chi è del tutto contro e chi è completamente a favore. Io, che mi limito ad osservare quel che accade nel mondo della scuola, e che quindi non ho posizioni ideologiche, preferisco stare nel mezzo». Mattia Sikorski insegna filosofia e storia ai ragazzi del triennio del Liceo di Lugo, premessa importante perché la sua, precisa il docente, è un’isola felice dove gli studenti hanno almeno 16 anni e un curricolo già molto orientato alla teoria: «Da quel che vedo, le lezioni a distanza hanno limiti oggettivi ma non sono, comunque, il male assoluto. Del resto la Dad offre spunti alternativi alla classica lezione frontale, alla quale molti docenti in epoca pre-Covid erano ben più che abituati, Non è un caso se ora, davanti a uno schermo in cui, a noi professori, pare di parlare a una serie di bollini colorati, si colgano tutte le pecche del metodo di prima. Io da un anno mi interrogo sulla questione, l’ho fatto anche sul tema della valutazione, che oggi sono convinto debba tener conto non solo della quantità e qualità del sapere, ma anche mettere in risalto la capacità di affrontare razionalmente l’emergenza, di esprimere costanza e spirito di adattamento». D’altro canto, per l’insegnante, è vero che la Dad allarga la forbice delle diseguaglianze: «Non vengono messe in risalto solo quelle socio-economiche e, quindi, di dotazioni tecnologiche, che in parte sono state compensate dalle risorse messe a disposizione per i dispositivi. Vengono amplificate, più che altro, quelle di tipo culturale e cognitivo. Se prima della pandemia un ragazzo era già demotivato e poco interessato, ora starà senz’altro vivendo un peggioramento della sua esperienze formativa. Oltretutto, la prospettiva della promozione assicurata, anche se per quest’anno scolastico non è ancora stata formalizzata, autorizza a perdersi e a lasciarsi andare. Chi, al contrario, per ragioni sociali, intellettuali e culturali era in grado di affrontare la scuola con competenza, continua ad avere un buon rendimento scolastico». Diverso, secondo Sikorski, il discorso emotivo: «I miei ragazzi sembrano tutto sommato sereni, anche se ammetto di non avere indagato troppo questi aspetti. Penso, comunque, che gli schermi non impediscano di sviluppare empatia, se una persona ce l’ha. Ci sono situazioni, anche in presenza, nelle quali non si instaurano relazioni empatiche, esperienze che invece si possono continuare a fare anche a distanza, se se ne hanno le capacità». Morale, per il docente la Dad ha aperto nuovi interrogativi sulla scuola di oggi: «Penso alla didattica del video di “Another brick in the wall” dei Pink Floyd, quella dei banchi in fila, delle regole, dei voti e delle mortificazioni. Se la scuola in presenza è quella cosa lì, allora forse è meglio la Dad. Alla fine, la perdita della socializzazione dei ragazzi non ha a che fare con la chiusura delle scuole in sé ma con le limitazioni imposte dal Covid. Se avessero la possibilità di fare sport, uscire, divertirsi con attività di gruppo, gli studenti starebbero meglio anche se in Dad». 
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