Il presidente Bonaccini, a Casola, prende posizione sulla Cava: «Politiche di tutela dell’ambiente non sono in opposizione con il lavoro»

Romagna | 29 Ottobre 2021 Cronaca
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Riccardo Isola - In attesa che l’assessorato all’Ambiente della Regione Emilia Romagna risponda alle domande precise che abbiamo rivolto, qualcosa, da Bologna, trapela. Sul tema in queste ultime settimane al centro di un dibattito profondo e per certi versi acceso che è quello della sopravvivenza estrattiva della cava di gesso a Monte Tondo. Si muove qualcosa, almeno da un punto di vista generale, e lo si fa direttamente con alcune parole e pensieri che il presidente Stefano Bonaccini, nella giornata di martedì scorso, ha fatto durante il tour di presentazione del suo libro proprio a Casola Valsenio. Sede dello stabilimento produttivo del gruppo Saint-Gobain Italia che in loco ha da decenni uno dei siti produttivi più importanti. 

LA POSIZIONE DI BONACCINI
«Io sono convinto - sottolinea il presidente nell’intervento sul tema - che se sta bene la montagna sta bene anche la valle. Perché ciò che succede in montagna ha un diretto riferimento in pianura. Noi abbiamo quindi bisogno di aiutare la montagna - prosegue Bonaccini -  e faremo incontri ad hoc per trovare tutte le possibili strategie, turistiche, infrastrutturali, occupazionali per politiche che incentivino la vita in queste aree». Sul tema specifico del futuro della cava di Monte Tondo, Bonaccini non nasconde come «noi dobbiamo arrivare a quella fase di transizione ecologica che possa dare un contributo al miglioramento dell’ecosistema complessivo. Però - specifica - dobbiamo tenere insieme due parole ambiente e lavoro, evitando di metterle in contrapposizione. Non possiamo avere una famiglia che non ha i soldi per dare da mangiare ai propri figli perché di conseguenza la sua priorità non sarà certo l’ambiente ma sfamare i propri cari. Quindi interverremo per fare in modo che questa situazione non si verifichi». Infine il presidente ha sottolineato come se «la montagna non ha persone che la abitano, la vivono e quindi se ne prendono cura anche a valle si avranno conseguenze, che non saranno positive».

UNA MOZIONE UNANIME
Sul versante più locale la politica amministrativa sceglie di compattarsi attorno alla difesa della sopravvivenza estrattiva, e quindi di conseguenza produttiva del vicino stabilimento di cartongesso della Saint-Gobain. Lo fa approvando una mozione, nel consiglio comunale di Casola Valsenio, all’unanimità tra maggioranza e opposizione in cui si scrive e si legge testualmente come sul tema al centro del dibattito «si dovrà valutare la possibilità di un adeguato ampliamento dell’attuale perimetro del Piae, comunque fuori dalle aree di protezione generale e ambientale del Parco della vena del Gesso, ovvero in area contigua, per dare continuità all’attività dello stabilimento oltre i 10/15 anni ipotizzati dallo studio. Questo è, deve essere e sarà il nostro impegno come amministratori di comunità». 

I SINDACATI
Le organizzazioni sindacali, si sono riunite in assemblea con i lavoratori per fare il punto della situazione e adottare una posizione sulla vicenda del futuro della cava di monte Tondo. Questa la posizione emersa: «La cava e lo stabilimento di lavorazione del gesso per la produzione di cartongesso occupano in maniera diretta 83 persone, in massima parte residenti nei comuni della vallata. A questi vanno aggiunti i lavoratori dell’indotto e il contributo economico che la permanenza dello stabilimento dà in termini di ricchezza al territorio. Lo studio prevede diversi scenari, tra i quali vi è anche la chiusura della cava, opzione B, nei prossimi anni. In tale opzione si fa riferimento alle eventuali ricadute sociali, evidenziando anche percorsi di trasformazione dell’attività aziendale (produzione di materiali a base di solfati) o percorsi di accompagnamento alla pensione dei lavoratori coinvolti, fino a ipotizzare un riassorbimento di diversi lavoratori in attività turistiche delle quali tuttora non vi è la minima traccia. La sensazione che deriva dalla lettura dell’opzione B consigliata dalla commissione è che la perdita dei posti di lavoro sia un danno collaterale tutto sommato sopportabile». Questa conclusione per Filca Cisl, Feneal Uil, Fillea Cgil è «inaccettabile. Si trovino soluzioni che salvaguardino il futuro delle famiglie. La chiusura porterebbe a un danno economico con ripercussioni sul Parco. Inoltre, la chiusura del sito, anche con le dovute azioni di ripristino, porterebbe a un inevitabile degrado dell’area industriale coinvolta. Oltre che continuare a confrontarci con la direzione aziendale per tutelare al meglio l’occupazione, ènecessario convocare un tavolo di confronto, con le amministrazion, la Regione, prima che si prendano decisioni. Riteniamo che il tema debba essere trattato con un percorso condiviso».
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