Il nuovo gioco da tavolo del lughese Michele Fenati, per scoprire le capitali

Romagna | 08 Dicembre 2019 Cultura
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«I bambini hanno tanta curiosità, ma va stimolata. E il gioco è uno dei modi migliori per farlo. Lo dimostra la matematica, che si presta tantissimo. Sta a chi produce giochi per ragazzi vincere le remore e capire che tra scuola e gioco i confini possono essere sfumati». A suo modo è diventato un esperto di giochi da tavolo e le idee chiare non gli difettano. E’ Michele Fenati, cantautore lughese con un’attività solida (e in parte internazionale) da diversi anni, che da qualche mese condivide con quella, inattesa, di produttore di giochi in scatola per ragazzi. Nei giorni scorsi Fenati ha infatti pubblicato il secondo capitolo del suo Il Mondo in tasca, gioco di carte dedicato alle capitali europee sulla scia di un primo capitolo che si concentrava sulle città del Belpaese e aveva  ottenuto riconoscimenti sorprendenti, in ambito istituzionale e non solo, vedi il sostegno della Società Dante Alighieri che lo aveva scelto come «simbolo ludico e culturale» per l’83° Congresso internazionale «L’italiano che ci unisce», organizzato a Buenos Aires in luglio, con l’alto patrocinio del Presidente della Repubblica. Mica male, come esordio, per uno che fa un altro lavoro…
«Però la mia compagna è nel campo - ribatte Fenati -, perché gestisce una libreria specializzata per ragazzi a Ravenna».
Com’è nata l’idea?
«Bazzicando nel mondo della creatività per l’infanzia, ci siamo accorti che di giochi su capitali e geografie non ce n’erano. E lo stimolo me l’hanno dato i corsi musicali che faccio nelle scuole. Ho riscontrato che in molte classi la conoscenza della geografia è un po’ latitante. Io viaggio molto per lavoro e ad esempio so per esperienza che Matera sorge a un’altezza superiore rispetto a Bolzano, ma quasi tutti, d’istinto, sono portati a pensare il contrario, perché si confonde l’altitudine con la latitudine e siamo abituati a pensare che al Nord ci sono le Alpi, quindi al Sud le montagne sono basse per forza, ma ovviamente non è così!».
Come si arriva al gioco «finito»?
«Per arrivare a quello “quasi finito” mi sono mosso in proprio, ho fatto un prototipo e l’ho portato a scuola. E’ piaciuto subito e questo mi ha incoraggiato a proseguire. Per la prima produzione mi sono avvalso del lavoro di alcuni artigiani romagnoli, poi l’ho presentato a Lucca Comics, dove siamo tornati quest’anno con l’edizione europea, e hanno cominciato a chiedermelo alcuni distributori. Quando posso prediligo distribuzioni a carattere culturale, perché la finalità di supporto scolastico è chiara. Ed è una delle cose che son piaciute alla Società Dante Alighieri. Il segretario è stato entusiasta de Il mondo in tasca e me ne hanno commissionato mille copie con il loro logo. A quel punto  ho potuto realizzare anche la versione europea. Oggi il gioco ha due distributori principali, Asmodee Italia e DungeonDice, ma ci si può rivolgere anche a me attraverso www.artisticagiochi.it».
E’ chiara la finalità scolastica, ma come si rende il gioco divertente?
«Anzitutto con la competizione e, più nello specifico, col fatto che i giocatori puntano non direttamente “ad imparare” ma a conquistare le carte degli avversari. Le nozioni arrivano senza rendersi conto che si sta “imparando”, perché ad esempio appena un giocatore scopre che Matera ha una buona altitudine sa che può usarla proprio su quella caratteristica per superare gli avversari. E intanto ha imparato che Matera è una città sì del Sud, ma di montagna! Nei giorni d’acqua alta a Venezia, ad esempio, un bambino mi ha chiesto come potesse succedere, visto che Amsterdam, che sta a un livello inferiore sul mare, resta sempre asciutta».
C’è una finalità in qualche misura «europeista»?
«Non intenzionalmente ma può essere una conseguenza. Non è intenzionale perché ho considerato le capitali dell’Europa “fisica”, non dell’Unione Europea, ma è vero che in qualche maniera metto “alla pari” tutte queste città. Ad esempio, se torniamo a parlare di altitudine, Tirana batte Parigi, e insomma le città considerate “minori” possono vincere sulle capitali più blasonate. In questo un messaggio di uguaglianza e sana curiosità reciproca si può senz’altro leggere». (f.sav.)
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