Il neo presidente del Consorzio Vini, Roberto Monti :«La Romagna ha tanto da raccontare, dal Sangiovese ai bianchi»

Romagna | 07 Aprile 2023 Le vie del gusto
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Riccardo Isola - Passaggio del testimone in casa del Consorzio Vini di Romagna. La presidente Ruenza Santandrea, dopo un solo mandato, lascia infatti l’incarico nelle mani di Roberto Monti. Un nuovo inizio che cercherà di continuare a potenziare il racconto del vino made in Romagna. Almeno questo è quanto si intuisce dalla parole del neo eletto Monti. Per averne riprova lo abbiamo chiesto direttamente al nuovo presidente, raggiunto nella sua prima uscita ufficiale avvenuta proprio durante l’ultima, la 55ma, edizione del Vinitaly.
Se lo aspettava di essere chiamato ai verici del Consorzio di  Tebano?
«Allo stato attuale io non devo fare altro che ringraziare soci e i colleghi del consiglio di amministrazione che hanno puntato sulla mia persona. Dopo un confronto interno è uscita questa decisione corale, adesso spero, e lavorerò per questo, di meritarmi la fiducia che mi hanno dato».
Lei viene da una dimensione medio grande in cui i concetti di conferimento e artigianalità sono alcuni dei capisaldi. Da presidente del Consorzio si troverà sempre di più a dove evidenziare le peculiarità territoriali. Con quali mezzi e con quali strade?
«Venendo dalla Cantina Forlì-Predappio, che è una realtà particolare visto che ha metà riceve dalla collina e metà dalla pianura, certe dinamiche le conosco abbastanza bene. Una realtà che punta tanto e da sempre sul Sangiovese e che si è sempre distinta per sviluppare progetti particolari. La vocazione nello sviluppare prodotti di livello più alto è così per me non una cosa certo nuova. Detto questo capisco le esigenze delle piccole aziende e dei produttori di collina. Credo quindi che portare avanti e potenziare i progetti delle sottozone sia imprescindibile. Anche proseguendo sul solco di quella cornice chiamata Rocche di Romagna».
Che ruolo hanno le sottozone e perché sono importanti per la Romagna?
«Avere sedici differenti micro areali di produzione del Sangiovese crediamo possa essere molto importante proprio per evidenziare le peculiarità e le caratteristiche di una produzione vitivinicola romagnola che trova in uno dei suoi simboli, il Sangiovese, declinazioni organolettiche, identitarie e quindi comunicative anche differenti. Dobbiamo proseguire quindi dell’esperienza iniziata a Predappio e Bertinoro, quelle che sono partite prima, a cui si è accodata Modigliana, in cui le bottiglie prodotte e rivendicate con l’origine della sottozona stanno aumentando anno dopo anno. Le altre sono ancora a bassi quantitativi ma stanno comunque crescendo».
Non c’è però solo il Romagna Sangiovese doc tradizionale. Quali altri racconti si possono pensare per il futuro della Romagna da bere?
«Proprio sulla scia del successo che sta ottenendo sul mercato il Romagna Sangiovese dobbiamo anche spingere con campagne e con azioni per promuovere quei protagonisti nuovi di cui si è arricchito il disciplinare della Doc. Ricordiamo che nel 2016 abbiamo inserito il Sangiovese appassimento e successivamente lo spumante bianco e rosato che sono prodotti in forte crescita. Proprio quello sull’appassimento, sia in versione Dop sia Igp sta già facendo numeri importanti con vini qualitativi e interesse da parte del mercato, sia nazionale che internazionale».
E lo spumante che ruolo potrà avere?
«Stiamo vedendo un concreto e apprezzato interesse.  Se inizialmente i numeri erano bassi, adesso le cose stanno prendendo corpo e i produttori se ne sono accorti. Un bene, questa diversificazione e versatilità, che ci permettono di entrare anche in mercati non storicamente coperti dalla produzione romagnola di qualità».
E sul resto della produzione non basata sulle tante sfumarture in rosso?
«Non trascureremo nulla in questo mandato. La Romagna è diversificata ed eterogenea con tante altre grandi interpretazioni vitivinicole uniche. Una su tutte l’Albana. Stiamo vedendo una crescita importante sull’Albana secco Docg con numeri veramente promettenti soprattutto sul secco lasciandosi sempre di più alle spalle la sua origine dolce. Altro prodotto che sta dando buoni riscontri è il Trebbiano. In questo momento, in cui la tendenza nei consumi favorisce i vini bianchi, gli spazi per potersi inserire, e mi riferisco alla Romagna, ce ne sono tanti. Quindi ci sarà modo di poter far giocare una parte molto importante anche al Trebbiano. Ma il caleidoscopio del territorio nella sua produzione ha veramente tante tipologie e versioni. Dobbiamo riuscire a disegnare una quadratura chiara e ben definita di cosa vogliamo veramente promuovere e valorizzare».
E’ difficile potere disegnare le strategie operative che seguirete, ma quali possono essere le principali parole chiave che caratterizzano il mandato?
«In primis credo sarà imprescindibile continuare ad aiutare l’innalzamento qualitativo dei prodotti che escono in bottiglia sotto l’ombrello della Romagna, ma anche promozione del vino, del territorio, veramente splendido ma non ancora abbastanza conosciuto e valorizzato, soprattutto legato a un entroterra che propone oltre alla qualità della produzione vitivinicola, anche una svariata offerta culturale, storica e quindi turistica. Il tutto ovviamente puntando su un incoming estero, sempre più attento, ricettivo e curioso verso terroir nuovi da scoprire».
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Peccato che gli agricoltori ricevano liquidazioni ridicole rispetto alle spese che sostengono, non va mica bene.
Commenta news 07/04/2023 - Ilario
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