Dopo il Movimento 5 stelle e la Lega, anche l'ex presidente del Consiglio dei Ministri Enrico Letta ha recentemente avanzato la proposta di estendere il voto ai sedicenni. Con esso aumenterebbe la percentuale di votanti giovani, i quali potrebbero esprimersi su provvedimenti a lungo e medio termine che li riguardano, come quelli ambientali, fronteggiando così la fascia degli elettori più anziani, concentrata più sulla politica del qui e ora.
Il voto non è il primo gesto politico per un ragazzo di quell'età. Scioperare per l’ambiente, guidare un ciclomotore, lavorare o fare volontariato, avere cura degli spazi pubblici e dei doveri, rispettare le diversità significano già esercitare la propria cittadinanza in una dimensione politica.
Con una platea elettorale più giovane, potrebbe verificarsi una convergenza tra molti partiti sulle problematiche ambientali, a meno che non si tratti di una semplice trovata per attirare i neo votanti, senza alcun obiettivo di rinnovamento: uno strumento in più per accaparrarsi qualche voto.
In un adolescente di sedici anni l’interesse per le questioni politiche è bassissimo o inesistente e, come se non bastasse, il dibattito su tali temi è quasi assente in famiglia e ancora di più nelle scuole, dove i ragazzi non hanno ancora studiato fascismo, nazismo, stalinismo, la loro caduta e la stesura della Costituzione italiana. A ciò si aggiunga che gli slogan politici assorbiti sui social a livello superficiale e la diffusione di un linguaggio che spesso diventa hate speech impediscono una comprensione reale, portando a una sostanziale banalizzazione dei contenuti.
Per permettere ai sedicenni di votare insomma, sarebbero prima necessari percorsi di educazione alla cittadinanza più approfonditi di quelli svolti normalmente a scuola, riguardo per esempio al funzionamento del governo, che a moltissimi adolescenti è ancora sconosciuto. Ciò potrebbe dare buoni frutti sul lungo periodo, evitando di perpetuare l'ignoranza di un elettorato maggiorenne solo anagraficamente. (Jacopo Venturi)