IL CASTORO | Svolta Green, ci costerà troppo procrastinare
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Giulia Rosetti
Il 12 novembre a Glasgow si è concluso il ventiseiesimo vertice delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Le nazioni hanno presentato i propri piani d’azione, con i dati aggiornati secondo quanto stabilito nell’Accordo di Parigi. Purtroppo i risultati sono stati poco incoraggianti. A preoccupare di più non sono i numeri, ma l’approccio superficiale e utilitaristico di alcune nazioni, che rischia di compromettere i buoni propositi della collettività. Il nodo principale della conferenza tenutasi alla Cop26 è stata la decarbonizzazione, un processo da attuare obbligatoriamente se si vogliono eliminare, verso metà secolo, le emissioni nette di anidride carbonica. Paesi come Cina e India, che fanno del carbone la base della loro economia, sono restii. Rivoluzionare il proprio sistema energetico addossandosi ingenti costi, per cosa? Non sarà la salvaguardia del pianeta a convincerli. Sarebbe inoltre ingenuo credere che l’aver sostituito nel documento finale «eliminare» con «diminuire gradualmente» sia sufficiente e si tace sulla possibilità di sanzionare gli inadempienti. Viene da credere che la responsabilità ecologica non sia una priorità condivisa da tutti. Per di più i fondi stanziati per i paesi più colpiti non sono sufficienti. Le nazioni ricche, prime responsabili del surriscaldamento globale, non si sono preoccupate di risarcire adeguatamente le aree più danneggiate. Stati insulari a rischio, temperature desertiche sempre più elevate e continue tempeste oceaniche, ecco le conseguenze di una mancata solidarietà globale.
Per chi ha davvero a cuore l’ambiente il documento conclusivo della Cop26 rappresenta l’ennesima delusione e un’opportunità sprecata dai grandi leader. Già nel 2030 la temperatura terrestre rischia di oltrepassare il limite massimo di 1,5 gradi e la rivoluzione verde appare sempre più lontana. Senza la collaborazione e l’impegno di tutte le parti la transizione ecologica resta un’utopia. Intanto nel mese di novembre l’India è stata costretta a chiudere le scuole a causa dello smog. Se non si invertirà la rotta subito l’impatto sulla specie umana sarà devastante: chissà se, quando città come Ravenna saranno sommerse dall’acqua, gli scettici dell’emergenza si saranno finalmente accorti del problema.