IL CASTORO | Psicofarmaci: allarmante l’uso senza prescrizione medica

Romagna | 16 Giugno 2023 Blog Settesere
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Phylis Giulia Nshale
L’abuso di psicofarmaci è un problema crescente tra gli adolescenti italiani. Sabrina Molinaro, coordinatrice del progetto di ricerca sui comportamenti d’uso di alcol, tabacco e sostanze psicotrope legali e non in Italia (Espad), a riguardo riporta i dati dello studio effettuato nel 2022, secondo cui il 12,7%, pari a oltre 300mila adolescenti tra i 15 e i 19 anni, afferma di aver consumato psicofarmaci dietro prescrizione. In particolare le ragazze rappresentano il 18%, rispetto ai coetanei (7,6%). Sono invece 500mila gli studenti, il 18,7% del campione intervistato, che hanno assunto psicofarmaci senza prescrizione medica (spm).
Nell’ultimo anno, gli psicofarmaci spm maggiormente consumati sono stati quelli per dormire (7,8%), seguiti da quelli per l’attenzione e l’iperattività (3%), per l’umore (2,6%) e per le diete (2,5%).
Il 16,1% degli studenti afferma di conoscere luoghi dove potersi procurare facilmente psicofarmaci senza la ricetta del medico, percentuale che sale al 38,9% tra gli studenti che hanno utilizzato questi medicinali nel corso dell’anno. Pare dunque che acquistare tali farmaci sia tutt’altro che complesso. Nel campione di studenti che affermano di sapere dove procurarseli, più della metà dei ragazzi e delle ragazze riferisce di reperirli per strada o in luoghi all’aperto (61,3%), presso uno spacciatore (44,1%), in discoteca (26,6%), durante manifestazioni pubbliche (22,3%), a casa di amici (15,2%), sul mercato di Internet (12,9%), a scuola (11,5%) e presso la propria abitazione (2,3%).
A differenza di quanto emerge per il genere, che vede le ragazze avvalersene in misura leggermente maggiore, tra le diverse classi di età si registrano, nell’anno, percentuali simili di consumo di psicofarmaci senza prescrizione: nel 2022, il 10,3% degli studenti tra i 15 e i 17 anni e l’11,5% di quelli tra i 18 e i 19 anni riferiscono di averne fatto uso. Analizzando i dati per età, emerge che sono soprattutto i 18enni ad averli presi (11,7%).
La psicologa e psicoterapeuta, specializzata in neuropsichiatria infantile Giusy Esposito afferma che gli adolescenti accedono a cure psichiatriche per problemi legati alla psicopatologia, quindi per disturbi legati all’ansia, comportamentali o depressivi. Lo psicofarmaco può essere prescritto solo dai medici, ma spesso ciò non garantisce la sua corretta somministrazione. «Un neuropsichiatra - chiarisce - è in grado di capirne il giusto dosaggio per un adolescente. Assumere invece questa tipologia di farmaco, dietro la prescrizione di un medico qualsiasi può risultare dannoso, soprattutto in un’età delicata come quella dello sviluppo. Lo psicofarmaco infatti agisce a livello neurologico e, seppure in determinati casi sia necessario farne uso, come nel caso di un paziente a rischio suicidio, a oggi la sua somministrazione viene fatta con troppa leggerezza - sostiene Esposito -. Il problema è la volontà di agire nell’immediato ricorrendo subito ai farmaci - aggiunge -  senza rispettare i tempi di guarigione».
A tal proposito, la psicologa e psicoterapeuta, attiva a Faenza, Fabrizia Anna Pititto, rileva che, tra i pazienti adolescenti, i problemi più diffusi sono proprio i disturbi d’ansia, quelli legati all’ansia sociale e i disturbi alimentari. «Per affrontare tali problemi – afferma - è necessaria una motivazione personale. Considerando per esempio il disturbo d’ansia generalizzato, i giovani, grazie alla terapia, possono imparare a convivere meglio con le alte aspettative della società, che essi interiorizzano. Il farmaco può a volte fornire un aiuto, andando ad agire sul sintomo, ma sempre in sinergia con la terapia, che invece interviene alla radice del problema».
Lo conferma anche Alberto Pellai, psicoterapeuta dell’età evolutiva e insegnante di Educazione sanitaria e prevenzione all’Università di Milano: «I giovani fanno ricorso alla neuropsichiatria perché non riescono a generare un equilibrio tra corpo, mente e relazioni, cosa che altera il loro benessere e produce in loro un profondo disagio. Preoccupante è la quantità di adolescenti che, per tamponare un sintomo che potrebbe essere gestito con la terapia, fanno ricorso ai farmaci in auto somministrazione, ritenendo che possano magicamente sistemare un problema più profondo». «Questo aumento dei consumi di psicofarmaci - prosegue Pellai - forse deriva anche dalla condizione di isolamento che hanno vissuto i ragazzi durante la pandemia, rendendoli più fragili e ciò spesso degenera nel suicidio». Infatti, secondo i dati Ansa, in Europa sono 9 milioni i ragazzi tra i 10 e i 19 anni che convivono con una patologia legata alla salute mentale e il suicidio risulta al terzo posto tra le cause di morte negli adolescenti. Stando a Pellai, ciò accade perché manca il sostegno psicologico che è necessario nella vita dei ragazzi e va rinforzato. Inoltre bisogna fare anche un lavoro di prevenzione, promuovere l’educazione sanitaria e quegli interventi che permettono di mettere nello zaino della vita le strategie in grado di impedire che il disagio degeneri in disperazione.
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