IL CASTORO | Piovosità dimezzata. Parla Rossano Montuschi del Consorzio di bonifica
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Bianca Sassoli de’ Bianchi
Negli ultimi 20 anni la piovosità è diminuita drasticamente, con un impatto importante sulle aziende agricole. Rossano Montuschi, dirigente d’area distretto montano del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale, parla dei metodi per ovviare alla mancanza di acqua per l’irrigazione dei campi.
In corrispondenza del cambiamento climatico la siccità è aumentata?
«Nella diapositiva riepilogativa (vedi immagine, nda) è indicata la quantità di pioggia caduta in otto mesi dell’anno, negli ultimi vent’anni. Si nota molto bene come sia diminuita, soprattutto nei periodi estivi e primaverili, in cui si colloca la fase del ciclo produttivo di una qualsiasi coltura: rispetto alla media, negli ultimi due anni la piovosità è dimezzata. Per far fronte a questa problematica, le aziende agricole o si organizzano derivando acqua mediante sistemi di irrigazione esistenti o creano dei laghetti».
Riguardo alla creazione di laghetti abbiamo saputo di un’iniziativa simile attuata nel nostro territorio. Di che si tratta?
«L’irrigazione intesa come irrigazione strutturata, dunque non tenendo conto di aziende che si sono arrangiate da sole negli ultimi anni, prevede che ci sia, a valle dell’asse della via Emilia, un sistema di condotte tubate in pressione, collegate al canale emiliano-romagnolo, mentre a monte dell’asse, andando in collina, negli ultimi vent’anni sono stati scavati numerosi bacini di accumulo, nati grazie alla cooperazione tra aziende agricole. Dunque la possibilità di irrigare passa dalla realizzazione di queste opere, perché diversamente, nel periodo estivo, non si può prelevare acqua, poiché non viene garantito il deflusso minimo vitale dei fiumi. C’è inoltre il progetto di costruire tre invasi, di cui uno nella zona del centro Civico Rioni di Faenza in via Sant’Orsola 31, uno a Sarna e uno a Brisighella, tutti collegati da una dorsale. Abbiamo steso il progetto nel 2018, ma le opere stanno partendo solo ora: c’è voluto un anno e mezzo per ottenere le autorizzazioni, sulla base di una valutazione di impatto ambientale e adesso sono stati definiti gli affidamenti degli appalti, con i lavori si partirà a breve».
Chi potrà beneficiare di quest’opera?
«Ne beneficeranno sia le singole aziende agricole che i consorzi interaziendali. Ad oggi fanno riferimento al nostro consorzio circa 800-850 aziende».
Possiamo approfondire i finanziamenti di questa operazione?
«Quando vengono poste in essere iniziative di aggregazione sull’asse della via Emilia, sulla base di fondi regionali o europei, tramite la Regione, gli agricoltori ricevono finanziamenti al 50-60%, la restante quota la mettono di tasca loro. Gli ultimi otto progetti di cui ci siamo occupati constavano di circa 10-11 milioni di euro di lavori: 4-5 sono arrivati da fondi comunitari, mentre i restanti dalle aziende agricole. I progetti in pianura di solito ricevono finanziamenti ministeriali molto più cospicui, fino al 90-95% a fondo perduto, per cui costa meno allacciare alla rete idrica un podere di pianura, che uno di collina».
Con il sistema di cui parliamo, in che misura si riuscirà a far fronte alla crisi degli ultimi anni?
«Sicuramente si riuscirà a dare supporto a una serie di aziende agricole che altrimenti dovrebbero chiudere i battenti. Con le piovosità che si sono manifestate in questi anni, se non si può contare su una disponibilità minima di risorse economiche non si può fare agricoltura. Se si riescono a realizzare dei bacini di accumulo dell’acqua, si mette in sicurezza la produzione delle aziende che aderiscono alla loro costruzione, poi naturalmente hanno dei costi e vanno gestiti di anno in anno».
Quali altri tipi di iniziative si possono adottare per ovviare alla scarsità di precipitazioni?
«Abbiamo realizzato 6 impianti di fotovoltaico galleggiante, visto che la gestione di consorzi di scopo comporta costi che per un 75% dipendono dal fabbisogno elettrico, dato che l’acqua deve essere trasportata verso l’alto, in collina. Gli impianti ora sono allacciati alla rete e possiamo utilizzare l’energia prodotta per il funzionamento delle stazioni di pompaggio».