IL CASTORO | Numero chiuso a Medicina: una storia durata fin troppo

Romagna | 22 Dicembre 2021 Blog Settesere
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Alessandro Barlotti
Si sa che la professione medica era ed è rimasta uno dei mestieri più ammirati a livello sociale, una carriera che solitamente dà alle persone alto prestigio e considerazione. In Italia fino al 1923 solo gli studenti provenienti dal liceo classico potevano diventare medici, poi vennero ammessi anche quelli provenienti dallo scientifico. Successivamente nel 1969 la facoltà fu aperta a tutti, con una conseguente crescita nelle iscrizioni, che portò in Italia ad avere molti più medici di quelli che servivano per la popolazione. L’Unione europea allora propose agli stati membri di porre un limite nelle iscrizioni universitarie, in modo da contenere il numero di medici e aumentare la qualità della formazione. In Italia un decreto del 1987 introdusse per la facoltà di Medicina lo sbarramento del test di ingresso, che doveva servire da selezione e che divenne effettivamente legge solo nel 1999. Da quando è stato introdotto, migliaia di studenti candidati non hanno avuto accesso alla facoltà. Dunque, se nel corso degli anni le iscrizioni di neolaureati all’albo dei medici sono progressivamente diminuite, al contrario il numero di studenti che aspirano a intraprendere questo percorso universitario non accenna a calare; per fare un esempio concreto, per il test di Medicina 2021 i candidati sono stati in totale 77.376, a fronte di soli 14.020 posti disponibili, quindi solo 1 studente su 5 ha avuto accesso alla facoltà.
Questa situazione non potrà durare ancora per molto, perché sta iniziando a manifestarsi per il sistema sanitario italiano una grave carenza di personale non solo negli ospedali, ma soprattutto nell’ambito della medicina di base. Difatti, al momento circa 1,5 milioni di italiani, secondo una recente stima de Il Sole 24ore, sono senza il proprio medico di famiglia e molto probabilmente questa è una cifra sottostimata, perché i dati ufficiali sono stati resi noti solo da 8 regioni. Questo fenomeno si verifica soprattutto nei piccoli centri in cui i pochi dottori hanno già raggiunto il limite massimo di 1.500 assistiti. C’è dunque chi è costretto ad affidarsi a medici di comuni limitrofi. Dando uno sguardo alla realtà territoriale della Romagna, nei Comuni di Modigliana e Tredozio circa 500 persone si sono improvvisamente ritrovate senza medico di base; l’incarico è stato ricoperto dalla dottoressa faentina Alessandra Govoni. Il suo ambulatorio si trova a Brisighella, dove converge anche l’utenza di Modigliana e Tredozio. Si è verificata una carenza di medici pure nel comune di Russi, a causa della quale i restanti colleghi di medicina generale sono stati costretti ad aumentare il loro massimale.
Dopo i tagli alla sanità, che hanno determinato un calo di 45mila operatori del sistema sanitario nazionale in 10 anni e 3mila pensionamenti di medici di famiglia tra il 2013 e il 2019, da qui fino al 2027 si prevedono oltre 35.200 pensionamenti di medici generici e nei prossimi 4 anni mancheranno all’appello oltre 15mila medici specialisti. Questi non sarebbero dati allarmanti, se non fosse che non ci saranno abbastanza neolaureati e borse di specializzazione per coprire e sanare questa emorragia, per via dei limitati posti nelle facoltà e anche per il fatto che ogni anno ci sono circa 6mila medici laureati, che non riescono ad accedere al percorso post-laurea di specializzazione.
Anche se l’adozione del test d’ingresso a Medicina può aver determinato un aumento della qualità della preparazione e una severa selezione dei candidati, comunque sia in questi ultimi anni non si è agito in nessun modo per tentare di porre rimedio a una mancanza di personale che sta diventando strutturale. Infatti né lo Stato né le regioni si sono adoperati in tal senso, stando semplicemente a guardare, mentre migliaia di medici andavano in pensione, senza essere rimpiazzati e altrettante migliaia di giovani si vedevano preclusa la possibilità di realizzare le proprie aspirazioni.

(nella foto la dottoressa Alessandra Govoni, intervistata sul numero del Castoro in edicola con Settesere del 17 dicembre)
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