IL CASTORO | Marina Loconte ha chiuso 12 km di sentieri: «La Vena del Gesso non è un luna park»

Romagna | 24 Dicembre 2021 Blog Settesere
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Francesco Babini
In questi ultimi due anni si è registrato un aumento esponenziale della frequentazione di zone verdi per via del Covid. Abbiamo riscoperto queste aree, più sicure perché meno affollate, luoghi dove rigenerarsi e svuotare la mente. In particolare nel parco regionale della Vena del gesso romagnola l’incremento di presenze è stato notevole: tuttora, nei fine settimana e nei festivi, il parco si riempie di visitatori di tutti i tipi e ognuno fruisce a modo suo del luogo.
Numerosi sono i gruppi di cicloamatori e di escursionisti che utilizzano gli stessi sentieri. La convivenza non è facile e si sono riscontrati diversi problemi: per esempio solo nel mese di maggio si è registrato mediamente un incidente a settimana in mountain bike e in certi casi è dovuto intervenire l’elisoccorso, per trasportare i feriti al Bufalini di Cesena. A raccontarcelo è il guardaparco Ivano Fabbri: «Un parco regionale vicino a casa, in un tempo di restrizioni, ha attirato molte persone. Ovviamente è da considerare un dato positivo, che noi apprezziamo, perché la gente riscopre il Carné che da molto tempo non era così affollato, purtroppo però gli incidenti non sono mancati in particolare in primavera».
In settembre la comunità del parco regionale, presieduta da Marina Loconte, ha deciso di chiudere 12 km di sentieri. Queste chiusure, ha spiegato la presidente, sono state fatte per i ciclopedoni e servono per normare l’accesso all’interno della rete sentieristica. Lo scopo, in primis, è di tutelare chi va in bicicletta, perché molti di questi sentieri sono in zone scoscese e pericolose. «La cosa più importante - precisa Fabbri - è capire che i parchi non sono dei luna park, sono delle riserve naturali il cui principale scopo è preservare l’ecosistema. I sentieri sono di tutti, ma sono fatti per camminare e le biciclette in discesa sono pericolose».
Abbiamo incontrato diversi mountain bikers, per capire cosa ne pensano. A parte il disappunto di molti, alcuni hanno suggerito soluzioni quali mappare il parco, per evidenziare il livello di difficoltà o introdurre l’obbligo di indossare protezioni. «È fattibile una mappatura per le bici e, tra l’altro - risponde Loconte - siamo il primo parco a livello regionale dotato di un regolamento con norme specifiche. Inoltre da qualche mese stiamo cercando di avere un confronto con associazioni di cicloamatori, proprio per cercare di mettere a punto un sistema di questo tipo. Introdurre dei divieti, basati sulle protezioni che indossano i ciclisti, non è la modalità giusta. A noi interessa piuttosto che i fruitori del parco siano consapevoli di visitare un’area protetta, non un parco giochi».
Nel 2020, in Italia, sono state vendute circa 2 milioni di biciclette e vi è stato un grandissimo incremento, pari al 44%, nella vendita delle e-bike. La pedalata assistita ha sicuramente aiutato molti appassionati delle due ruote, che altrimenti avrebbero evitato di sfidare le salite delle colline. Allo stesso tempo però ha portato sui sentieri del Carné tante persone che la bicicletta l’avevano sempre e solo usata nelle strade cittadine. «In molti incidenti di questa primavera - chiosa infatti Loconte - erano coinvolte e-bike e chi le utilizzava non aveva le capacità per affrontare certi sentieri».


 
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