IL CASTORO | L’epifania della scuola
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Anna Balducci
I bambini, tra i 3 e i 7 anni, attraversano l’età dei come e dei perché. A loro va spiegato tutto, dalla natura degli arcobaleni al modo in cui sono nati. I bambini di oggi sono tutti gli studenti chiusi in casa, che non hanno più stimoli per crescere, ma coltivano incertezza, ansia e risentimento; lo dicono i dati dell’osservatorio degli psicologi, psicoterapeuti e psichiatri italiani. La nostra generazione ha inaugurato una nuova stagione di domande altrettanto concrete. Perché vediamo riaprire i negozi e persino i bar, dove gli assembramenti sono naturali, mentre a scuola, dove ci misuravano la febbre tutti i giorni, non possiamo tornarci? Perché non investiamo sui trasporti pubblici per arrivarci in sicurezza? Perché, da marzo a questa parte, nessuno ai piani alti si è mosso pensando a noi e soluzioni pratiche sembra vengano proposte soltanto da Priorità alla Scuola? Perché c’è bisogno di un movimento con quel nome per far valere un diritto costituzionale? Questa la risposta: la scuola a distanza funziona lo stesso, mentre i negozi e i bar non hanno alternative e sarebbero costretti a restare inattivi. Noi funzioniamo lo stesso. Le lezioni le seguiamo, i gradi della vista li perdiamo, i voti arrivano, insieme ai disturbi depressivi, del sonno e dell’alimentazione, il programma dell’anno lo finiamo e con il doppio della fatica, apprendiamo la metà. Tutto regolare. I bambini non li porta la cicogna. Non raccontateci frottole, non diteci che la DaD funziona e che state facendo tutto il possibile. La befana non esiste, lo sappiamo, ma un’epifania a gennaio la auspichiamo tutti: quella della scuola. Lì, però, non possiamo arrivarci a cavallo di una scopa: durante le vacanze sarà meglio pensare a qualche linea di bus. Perché nel resto dell’Europa, ormai, hanno i mezzi pubblici volanti.