IL CASTORO | In fuga dall’Afghanistan: una nuova vita a Riolo Terme

Romagna | 31 Maggio 2022 Blog Settesere
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Lucia Fischetti
A partire dallo scorso maggio, migliaia di afghani sono stati costretti ad abbandonare il proprio territorio in seguito all’offensiva dei talebani, riusciti a tornare al potere. Ad oggi, l’Italia ospita più di 4000 profughi e, tra i tanti centri di accoglienza, troviamo anche Riolo Terme. La cooperativa sociale Nuove Accoglienze di Forlì ha attivato un percorso solidale che ha ospitato sia afghani che ucraini in due strutture adiacenti. L’ex albergo Alma di via Firenze è occupato da più di 70 ucraini, mentre due famiglie afghane vivono momentaneamente al piano terra della casa a fianco.
Uno dei nuclei familiari afghani è composto dai genitori Patyni e Bibi e dai loro quattro figli minori. Otto mesi fa, i sei hanno preso un aereo per scappare dal loro paese e arrivare in Italia. Hanno così incominciato una nuova vita partendo da zero, senza sapere esattamente dove andare e cosa fare. La famiglia inizialmente ha alloggiato a Roma e a Cervia per due mesi, prima di arrivare a Riolo Terme, dove risiede dallo scorso novembre.
Tutti i parenti di Patyni, il padre, sono fuggiti dall’Afghanistan: le sorelle si trovano rispettivamente in Sardegna e a Roma, il fratello, un giornalista, è stato accolto a Milano e i genitori sono rifugiati in Turchia. Nel suo paese aveva un’alta qualità della vita e dover fuggire dalla guerra gli ha tolto tutto ciò che possedeva, come gli affetti, le amicizie e il suo amato lavoro. Patyni è stato per diciotto anni Maggiore dell’esercito regolare afghano, fino al momento della fuga. Nonostante ciò, racconta di essere felice per quanto possa esserlo, perché la moglie Bibi ha trovato lavoro come cuoca per gli ucraini all’ex albergo Alma e i quattro figli sono stati accolti a scuola. Dei quattro, tre frequentano la scuola primaria di Casola Valsenio, paese in cui hanno trovato casa altri afghani, mentre il più piccolo è iscritto all’asilo riolese. A differenza di Bibi e Patyni, i loro bambini stanno imparando l’italiano e affermano di essersi fatti molti nuovi amici e di trovarsi bene nell’ambiente scolastico.
La loro vita, e in generale quella di tutti gli afghani scappati in Italia, che ormai sembrano dimenticati a causa della situazione bellica in Ucraina, è la complessa vita dei rifugiati, segnata ogni giorno dalla sensazione di precarietà e di estraneità. Tutto ciò è aggravato dall’assenza di prospettiva di un possibile ritorno a casa, ora che i talebani sembrano saldamente al potere. Rimane però il fatto che sono vivi.
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