IL CASTORO | Il mondo dell’editoria visto da Carlo Feltrinelli: «Sono nato tra i libri, sono un oggetto perfetto»

Romagna | 03 Giugno 2020 Blog Settesere
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Martina Panzavolta

A 60 anni tondi dalla morte di Boris Pasternak (30 maggio 1960) «il Castoro» ha intervistato Carlo Feltrinelli, amministratore delegato e presidente della fondazione Giangiacomo Feltrinelli e delle librerie Feltrinelli. La sua casa editrice pubblicò in anteprima mondiale, nel 1957, il capolavoro Il dottor Živago.

Il libro è il protagonista indiscusso del suo lavoro: è anche passione o solo un dovere?

«Effettivamente è entrambe le cose. Sono nato con tanti libri in casa, sicuramente non potevo rifiutarli. Credo che siano uno strumento fantastico per capirci qualcosa di più di questa esistenza, di questo mondo, di ciò che ci aspetta. Il libro è un oggetto perfetto, ecco direi proprio così, è un oggetto perfetto che ho avuto la fortuna di frequentare parecchio».

Che rapporto ha con i suoi autori?

«Nonostante la Feltrinelli sia una casa editrice ben nota, posso affermare che mantiene una dimensione artigianale, non da grande industria. Cerchiamo di seguire gli autori con passione e curiosità, il legame non si esaurisce con la semplice pubblicazione del libro. Il bello di questo mestiere è anche consolidare amicizie con autori nazionali e internazionali e in un certo senso ci sentiamo tutti parte di un ‘club letterario’».

Le viene in mente un aneddoto su un autore in particolare?

«Vi racconto cosa è successo con Gino Strada, mi è tornato in mente l’altro giorno perché l’ho incontrato di recente. Immaginati una scena da film: siamo in aeroporto, su due scale mobili che vanno in direzioni opposte… e in due parole ci siamo accordati per pubblicare un libro!».

I suoi genitori sono stati due personaggi di enorme caratura per tutto il panorama italiano. Suo padre, Giangiacomo Feltrinelli, fu non solo un editore ma anche un grande attivista e sua madre, Inge Feltrinelli, fu una fotografa eccezionale. Qual è il loro più grande lascito?

«Ho avuto dei genitori con delle personalità forti, la considero una grande fortuna: avere due ‘grandi’ alle spalle non l’ho mai considerato un peso. Sono stati una guida per la mia vita. Vorrei fare una precisazione su mia madre, che più che fotografa ha sempre preferito definirsi foto-reporter, perché così ha iniziato la sua carriera. Inge ha scattato fotografie storiche. Tuttora la fotografia mi piace moltissimo e grazie a lei ho avuto la fortuna di conoscere alcuni grandi fotografi, fra cui Luigi Ghirri».

La pubblicazione di un libro implica rischi e responsabilità, possiamo per esempio citare il caso Pasternak per la pubblicazione de «Il Dottor Zivago», che fu pubblicato da suo padre in un periodo complicato. Come si sceglie di pubblicare un libro del genere?

«Il Dottor Zivago è stato il primo grande bestseller dell’editoria contemporanea ed è stato pubblicato in prima mondiale da Feltrinelli in accordo con l’autore, Boris Pasternak, dopo che il libro era stato rimaneggiato e poi rifiutato dal regime sovietico. Giangiacomo, che pure era legato al Pci e al mondo sovietico, decise di pubblicare questo libro in nome della sua qualità letteraria, respingendo le pressioni che gli vennero dai partiti cui era iscritto. Lo fece in nome della libertà di espressione. Questo libro impose la Feltrinelli come casa editrice mondiale. La questione del dottor Zivago rimane la più emblematica nella storia della nostra editoria, ma in generale ogni libro ha tantissime esposizioni commerciali e legali, soprattutto se tratta temi di denuncia e di inchiesta. In qualche caso, pubblicando o meno un autore, si prende partito su questioni delicate. Ogni libro è praticamente un rischio».

Qual è l’equilibro fra l’esigenza di mercato e la letteratura di qualità?

«Per quanto ci riguarda cerchiamo di  pubblicare in primis autori di qualità, ma a lato esiste anche una letteratura di intrattenimento che non per questo deve mancare di requisiti».

Qual è un suo parere sulle nuove tendenze culturali, sui temi e sui gusti emergenti?

«Sai, la letteratura non è un’autostrada quindi ci sono tantissime diramazioni, sempre. Se devo citare  fenomeni significativi di questo momento, credo che il lavoro di Roberto Saviano abbia creato un solco importante».

Il 14 febbraio 2020 è stata pubblicata la legge per la promozione e il sostegno della lettura. Il provvedimento dovrebbe promuoverla, ma implica anche limiti agli sconti e alle iniziative commerciali da parte di librerie ed editoria. Che cosa ne pensa?

«Io penso che sia giusto non andare in una deregulation sul prezzo dei libri, il prezzo fisso è meglio del prezzo libero. Sicuramente questa legge cerca di disincentivare le promozioni e quindi la possibilità di rivedere gli sconti, ma temo che le restrizioni siano eccessive. Mi sembrava più equilibrata la legge precedente, che permetteva il 15% di sconto. Dall’altro lato però il provvedimento attenua il rischio che è stato portato dagli attori nuovi di questo mercato, come Amazon e altri siti online e in questo modo si aiutano le librerie».

Può dare qualche consiglio a un giovane che vuole avvicinarsi al mondo dell’editoria?

«Non ce ne sono molti, nel senso che uno deve seguire le proprie convinzioni e le proprie passioni. Se decidi di entrare in questo settore devi dimostrare a te stesso e agli altri di volerlo fare. Non ci sono regole, ma devi assicurarti di usare tutti gli strumenti che hai. Scrivi, partecipa, studia».

Le riservo un ultima domanda, forse un po’ difficile. Cosa vuol dire avere fra le mani ‘un buon libro’?

«Un libro deve produrre pensieri e suggestioni, movimenti irriflessi, istintivi. Ci sono mille motivi per apprezzare un libro. Può essere utile per qualcosa, non è importante specificare, può difendere cose giuste e per questo bisogna pubblicarlo, costi quel che costi. L’idea è che se si fanno dei libri intelligenti forse si aiuta qualcuno a interpretare meglio il mondo contemporaneo e ad amministrare meglio il suo futuro. Io stesso cerco di leggere il più possibile, anche libri già pubblicati. I mie preferiti sono in assoluto Il Gattopardo e Fratelli d’Italia. Per quanto riguarda la letteratura europea, amo Don Chisciotte».

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