IL CASTORO | Alla scoperta della «stop-motion»

Romagna | 23 Marzo 2023 Blog Settesere
il-castoro--alla-scoperta-della-stop-motion
Emma Rustichelli
«Una magia, uno strambo sortilegio in grado di vincere anche la morte, perché è in grado di donare la vita anche a ciò che giace inerte. Mi piace pensare che la stop-motion sia l’anima nera dell’animazione». È con queste parole che Stefano Bessoni, illustratore, scrittore e regista, attualmente coordinatore del corso di Illustrazione ed animazione allo Ied di Roma, descrive la stop-motion.
«Tradotta in italiano vuol dire ‘passo uno’ ed è una tecnica antica quanto il cinema stesso - spiega il regista e sceneggiatore Gianni Zauli, che da anni si cimenta con essa -. Prevede scatti fotografici che seguono il movimento del soggetto inquadrato in ogni fotogramma. Il montaggio in successione di questi crea l’illusione del movimento: è lo stesso concetto dell’animazione disegnata, ma si contraddistingue per il notevole impatto e sapore materico che trasmette, sia nel realizzarla, sia nel vedere il prodotto finito».
«La stop-motion permette di dare vita a qualsiasi cosa: cutout animation per animare disegni o ritagli di carta, puppet animation per animare pupazzi o modellini, claymation per animare usando la plastilina, object animation per animare oggetti di uso comune, ma anche pixillation per animare persone dal vivo - racconta Zauli -. Per me questa è la parte più divertente del lavoro: non ci sono regole prestabilite, dipende da cosa si deve realizzare. Si può semplicemente appoggiare un oggetto sul tavolo e fotografarlo col telefono, così come costruire scenografie e pupazzi, installare spot, luci e attrezzature varie. La magia di questa tecnica consiste nel creare atmosfere che possono essere riportate al pubblico in maniera differente e unica, ciò che stupisce maggiormente è il dare vita agli oggetti e, mi spiace per le altre tecniche d’animazione, ma solo la stop-motion lo permette».
Bessoni racconta: «Ho cominciato a sperimentare quando la stop-motion è passata dalla pellicola al digitale, diventando più accessibile ed economica. Prima era un sogno irrealizzabile e in Italia non c’era nessuno che potesse insegnarmi. Da noi poi non si produce, quindi lavorare non è una cosa semplice. Per questo ho fatto un lungo percorso da autodidatta e ora tengo corsi a Torino presso la Scuola Holden. A chi si approccia per la prima volta alla stop-motion consiglio di fare stage all’estero o master di specializzazione, come quello del Bau a Barcellona. Consiglierei anche il corso triennale riconosciuto dal Miur di illustrazione e animazione allo IED di Roma, dove insegno e dove la stop-motion è una delle materie base, inserita in tutti e tre gli anni».
«Infatti il primo approccio professionale che ho avuto con questa tecnica - dice Gianni Zauli - è stato con Stefano Bessoni a Roma, dove ho appreso la fabbricazione dei puppet, ovvero pupazzi dotati di un’armatura interna in fil di ferro. La passione è poi maturata negli anni; inizialmente era solo un gioco che mi richiedeva tantissimo tempo e pazienza, poi, grazie al fatto che la tecnica stessa spesso invita a sperimentare, ho iniziato ad apprendere sempre più seriamente per finire con l’appassionarmi e trasformarla in una professione».
L’interesse verso lungometraggi e cortometraggi realizzati in questo modo continua a crescere attraverso diversi film recenti che hanno ottenuto un responso positivo da parte del pubblico: ne è un esempio il nuovo Pinocchio, un originale adattamento della fiaba di Collodi diretto da Guillermo del Toro che ha scalato le classifiche Netflix dei film più visti, esercitando una fascinazione singolare sul pubblico: «La stop-motion è particolare: perturbante e meravigliosa, ci attira ma poi trasmette un sentimento d’inquietudine appena ci avviciniamo troppo. È nera, macabra, materica, tendenzialmente adulta - afferma Bessoni -, va usata solo se è frutto di una scelta espressiva consapevole e ragionata. Inutile tentare di lavorarci se si vuole un risultato gommoso, plasticoso, colorato e canterino. È un’animazione sinistra, scricchiolante. Per questo piace tanto a Tim Burton e a Guillermo del Toro».
«Penso che la matericità e lo “sporco” della stop-motion aiutino ad avvalorare la riflessione cupa e poetica sulla vita che permea Pinocchio e a rafforzare l’aspetto poco favolistico che lo caratterizza - aggiunge Zauli - e nonostante la scelta estetica del character design del burattino non mi faccia impazzire, ho apprezzato molto la rilettura decisamente originale della storia, così come l’indiscutibile maestria con cui tecnicamente è stata realizzata».
La stop-motion è una tecnica artigianale, ma per realizzarla hanno anche grande rilevanza gli effetti speciali, la post-produzione e una robotica molto avanzata. Perché tutti questi elementi si possano coniugare a dovere nel prodotto finito bisogna sapere bene come dosarli: «Più rimane artigianale e meglio è e il Pinocchio di Del Toro lo dimostra. Dove si spinge troppo con effetti e digitale si snatura la tecnica e il risultato finale» aggiunge Bessoni a riguardo.
Nonostante la natura complessa della stop-motion, Gianni Zauli afferma: «Mi chiamano spesso a fare laboratori nelle scuole primarie e nei licei. Li faccio volentieri perché vengo ripagato con la partecipazione e l’entusiasmo dei ragazzi nel vedere il proprio disegno o pupazzo prendere vita: dopo aver spiegato alcuni passaggi fondamentali e dato un minimo di istruzioni, lascio loro il set in mano, limitandomi a guidarli nelle varie fasi del lavoro».
Zauli conclude: «Realizzare un film di questo tipo richiede fatica, budget salati e tempi lunghissimi di produzione. Per un mio cortometraggio di 10 minuti ho impiegato circa 7 mesi di lavoro, per Pinocchio ci sono voluti 3 anni, un’equipe di mille persone ed altri 12 anni per finanziare il progetto. A contraddistinguere queste opere sono la loro poesia e il loro modo unico di raccontare una storia, infatti non hanno tempo e perciò non saranno mai obsolete, nemmeno agli occhi delle generazioni future, riuscendo a intrigare e stupire anche attraverso gli anni».
Compila questo modulo per scrivere un commento
Nome:
Commento:
Si imparano sempre cose nuove e interessanti. La lettura è davvero piacevole. Grazie
Commenta news 23/03/2023 - emilio
Settesere Community
Abbonati on-line
al settimanale Setteserequi!

SCOPRI COME
Scarica la nostra App!
Scarica la nostra APP
Follow Us
Facebook
Instagram
Youtube
Appuntamenti
Buon Appetito
Progetto intimo
FuoriClasse
Centenari
Mappamondo
Lab 25
Fata Storia
Blog Settesere
Logo Settesere
Facebook  Twitter   Youtube
Redazione di Faenza

Via Severoli, 16 A
Tel. +39 0546/20535
E-mail: direttore@settesere.it
Privacy & Cookie Policy - Preferenze Cookie
Redazione di Ravenna

via Arcivescovo Gerberto 17
Tel 0544/1880790
E-mail direttore@settesere.it

Pubblicità

Per la pubblicità su SettesereQui e Settesere.it potete rivolgervi a: Media Romagna
Ravenna - tel. 0544/1880790
Faenza - tel. 0546/20535
E-mail: pubblicita@settesere.it

Credits TITANKA! Spa
Setteserequi è una testata registrata presso il Tribunale di Ravenna al n.457 del 03/10/1964 - Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione:
23201- Direttore responsabile Manuel Poletti - Editore “Media Romagna” cooperativa di giornalisti con sede a Ravenna, Arcivescovo Gerberto 17.
La testata fruisce dei contributi diretti editoria L. 198/2016 e d.lgs. 70/2017 (ex L. 250/90).
Contributi incassati

settesere it notizie-romagna-il-castoro-alla-scoperta-della-stop-motion--n37725 005
Licenza contenuti Tutti i contenuti del sito sono disponibili in licenza Creative Commons Attribuzione