I prof delle scuole ravennati: "Alla maturità speriamo non manchino le emozioni"
Silvia Manzani
«Sarà un esame orale che, come tale, richiederà grande coraggio. I ragazzi dovranno tirare fuori tante energie e in queste ultime settimane abbiamo cercato di trasmettere loro proprio questo messaggio». Maurizio Baroni (nella foto) insegna fisica al liceo scientifico «Oriani» di Ravenna, dove quest’anno ha avuto due quinte: «C’è stato un momento di grande disorientamento da parte degli studenti, che ovviamente si aspettavano le due classiche prove scritte, da simulare prima in classe. Quando abbiamo saputo che la maturità sarebbe stata solo orale, chi ha più problemi a parlare davanti a un pubblico di persone si è intimorito. Per tranquillizzare gli animi, abbiamo organizzato interrogazioni più dense, ovviamente a distanza, e presentazioni orali, per esempio di lavori in Power Point. In questa maniera, siamo riusciti a trascinarci dietro anche i ragazzi meno avvezzi all’esposizione orale». Per la materia che insegna, chiaramente, la maturità avrà tutto un altro sapore: «Fisica, insieme a matematica, sarebbe stata oggetto della seconda prova scritta. Le riprenderemo entrambe nell’elaborato che gli alunni presenteranno, anche se ci sarà molto meno tempo, all’orale. Un orale dove non credo che, alla fine, verrò meno l’emozione: quello è il momento in cui ci si mette in gioco, si guardano negli occhi i professori, si prova a dare il meglio di sé. Speriamo che i ragazzi possano poi portare con sé, nonostante tutto, un bel ricordo».
«UN ALTRO PAIO DI MANICHE»
Anche per Elisa Alberghi, docente al liceo «Torricelli-Ballardini» di Faenza, ci sono stati molti aspetti da curare nel rapporto con i ragazzi, in riferimento alla didattica a distanza ma soprattutto alla maturità: «Si tratta di un esame molto atteso, in parte temuto, si tratta della conclusione di un percorso che viene da lontano. Il percorso che normalmente accompagna i ragazzi verso l’esame negli ultimi mesi di scuola è stato stravolto, quello che gli studenti avevano messo in conto per mettersi alla prova e misurarsi con se stessi è svanito. Noi abbiamo fatto del nostro meglio, con i mezzi a disposizione, per sopperire alla sensazione che stessero perdendo un anno speciale della loro vita, consapevoli che davvero quest’anno sarà tutta un’altra storia, per loro e per noi insegnanti». Dal punto di vista pratico, Alberghi e colleghi hanno adattato i contenuti delle lezioni sia al contesto del momento che in vista della maturità, sviluppando al contempo, con i ragazzi, grande spirito di solidarietà: «Le tecnologie ci hanno permesso di procedere con una comunicazione diffusa che ha superato i limiti e i tempi che prima eravamo più abituati a rispettare. Del resto è un momento particolare, così come lo sarà dover valutare gli studenti: non è facile, con la didattica a distanza, capire bene quali competenze siano state raggiunte e in sede di esame dovremo tenere tutto questo in considerazione».
«L’ANSIA SI SENTE»
Impressioni simili per Patrizia Randi (nella foto) docente di storia e italiano all’Istituto professionale «Stoppa» di Lugo: «L’esame di Stato sarà in presenza dopo mesi in cui docenti e ragazzi si sono solo visti solo attraverso uno schermo condividendo materiali, compiti, verifiche ed esercitazioni attraverso le varie piattaforme. L’esame sarà svolto in aule che sono state preparate come il set di una sala chirurgica, con tutti i dispositivi pronti ad accoglierci. Sarà addirittura allestita un’alula “Covid” in caso di emergenze sanitarie dove poter isolare chi, eventualmente, si dovesse sentire male. Lo scenario è inquietante ma credo sia meglio attenersi a tutte le precauzioni possibili: non dimentichiamo che l’età media degli insegnanti è molto elevata e in molti siamo nella cosiddetta “età a rischio”». Detto questo, per l’insegnante sarà sicuramente un esame diverso anche per altri motivi: «I ragazzi mi hanno detto che hanno sentito la mancanza dell’ultimo giorno di scuola, dei saluti urlati e degli abbracci, che è mancata la festa di fine anno, che la preparazione da “notte prima degli esami” mancherà, così come essere insieme nei corridoi a condividere la tensione e l’ansia. Sarà per loro, però, sicuramente un esame facilitato dal fatto che gli insegnanti della commissione sono tutti interni, a parte il presidente, dal fatto che il tema di italiano sarà sostituito da un’analisi del testo in forma orale e anche dal fatto che nella valutazione peserà di più il percorso scolastico svolto». L’ansia degli studenti, però, si sente come sempre: «Si tratta pur sempre di un esame che conclude un pezzo importante del loro cammino. E, come mi ha detto una mia studentessa: «Di sicuro finiremo nei libri di storia, perché una pandemia non capita mica tutti i giorni e racconteremo ai nostri nipoti che siamo quelli dell’esame al tempo del Covid 19"».
«ALCUNI VANTAGGI»
Anche per Martino Albonetti, docente di lettere all’Itip «Bucci» di Faenza, la maturità 2020 sarà comunque un momento importante: «Ai miei ragazzi della quinta a indirizzo informatico, in generale, il lockdown ha fatto bene: molti si sono responsabilizzati e hanno lavorato con più impegno, ottenendo risultati migliori. Per loro, poi, ci sarà un vantaggio: quello di saltare la prova scritta di italiano, che per le nuove generazioni, poco abituate a scrivere, rappresenta uno scoglio». In questo senso, molti studenti si sono sentiti sollevati dalle nuove modalità dell’esame: «In ogni caso, l’agitazione c’è ed è giusto che sia così. Uscire con sessanta o cento non sarà la stessa cosa, senza contare che sebbene siano tutti ammessi, i ragazzi che non hanno avuto un buon rendimento in questi anni non potranno certo permettersi di fare scena muta. La possibilità di non passare esiste. Ciò non toglie che l’emergenza Covid abbia messo in evidenza, nel caso della scuola, la necessità di ripensare anche alla maturità, negli ultimi anni considerata sempre meno».