I medici ravennati: "Prima dose del vaccino fatta ma è presto per cantare vittoria"

Romagna | 15 Gennaio 2021 Cronaca
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Silvia Manzani
Nessun effetto collaterale, dopo la dose iniziale del vaccino anti-Covid, per i medici Luciano Biolchini, Andrea Buscaroli e Sheila Moscatelli. Per il primo, coordinatore del nucleo di cure primarie dei medici di medicina generale di Faenza, dopo la prima somministrazione del 2 gennaio non ci sono stati problemi: «Un po’ come con l’anti-influenzale, che sono abituato a ripetere da trent’anni». La preoccupazione, più che altro, riguarda la velocità e l’efficienza organizzativa con le quali si riuscirà a vaccinare la popolazione generale: «Per il momento è presto per sbilanciarsi ed essere ottimisti. Le categorie vaccinate, operatori sanitari e anziani delle Rsa, sono ancora troppo poche. Ogni giorno facciamo i conti con una marea di persone positive e viviamo un lockdown a metà, cose che non ci permettono di stare tranquilli». Nel frattempo i pazienti, specie quelli più anziani, sono in cerca di risposte: «Ci chiedono quando potranno vaccinarsi, dove dovranno andare, se saremo noi medici di base a chiamarli o se si dovranno prenotare. Domande che restano tali, semplicemente perché un risposta ancora non esiste. Io sono consigliere comunale a Faenza, sono anche tra le persone incaricate di verificare se la Fiera potrebbe essere adibita a centro spoke per vaccinare le persone e aumentare, dunque, il numero delle sedi. La risposta è positiva ma bisognerà vedere se Faenza sarà scelta come uno dei territori coinvolti nella questione. Finché non avremo chiari questi aspetti, penso che non potremo cantare vittoria». Anche Andrea Buscaroli, primario della Nefrologia del  «Santa Maria delle Croci» e direttore del Dipartimento medico di Ravenna, è in attesa: «Siamo in un momento di passaggio che richiede presenza e attenzione. Non dobbiamo perdere di vista il fatto che le persone davanti a noi, che vengano in ambulatorio o in ospedale, possono essere potenzialmente positive. Ecco perché accelerare sulle vaccinazioni, mentre da Roma stanno decidendo la scaletta delle priorità, è ora più che mai fondamentale». Buscaroli si è messo a disposizione anche come medico vaccinatore: «In questo momento chiave, lavorare un po’ di più è importante. Siamo molto attenti nel fare uno screening accurato degli eventuali effetti collaterali, distinguendo le reazioni allergiche da quelli che, a volte, sono solo crolli emotivi. C’è una gradazione che va accertata ma finora posso dire che non ci sono stati problemi importanti. Io per fortuna sono stato bene, non ho riscontrato nemmeno quell’indolenzimento del deltoide che mi capita con l’anti-influenzale. Essere qui è anche un modo per essere da esempio, sperando che la popolazione sia disposta, in quantità, a fare la sua parte vaccinandosi». Neanche Sheila Moscatelli, dottoressa dell’ambulatorio di Reumatologia degli ospedali di Ravenna, Faenza, Lugo e Cervia, ha avuto problemi dopo la prima dose del 4 gennaio: «L’ho vissuta come il primo passo del ritorno alla normalità. Anche se c’è da stare ancora molto attenti, vaccinarsi è stato un po’ come tirare un sospiro di sollievo. Chiaro, bisogna aspettare anche il secondo richiamo, che avrò il 26 gennaio. Ma intanto qualcosa si è mosso. Anche il mio compagno è un medico dell’ospedale di Ravenna, abbiamo due bimbi piccoli e abbiamo i nonni lontani. Contagiarsi e dover rispettare la quarantena sarebbe davvero complicato».
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