I lupi presenti nel territorio collinare faentino sono circa una ventina, il problema è come organizzare la convivenza
Riccardo Isola - Da alcuni anni gli studi sulla presenza del lupo nell’area dell’Appennino romagnolo, compresa l’area della Vena del Gesso, hanno confermato la presenza di questo predatore. E’ difficile però stabilire l’entità esatta degli esemplari. A tal fine, da una decina di anni, proprio nell’Appennino faentino, grazie all’Ente di gestione dell’area protetta con sede a Riolo Terme, sta andando avanti un monitraggio sul tema. Parallelamente alcuni anni fa (2020-2021) l’Ispra ha tenuto una rilevazione e monitoraggio nazionale sulla presenza del lupo nella penisola. Dai risultati emerge come la popolazione di questo predatore possa stimarsi attorno ai 3.307 individi tra l’arco alpino e quello peninsulare. Nel primo caso si parla di stime pari a 946 lupi (822 - 1099) mentre per il secondo, quello che interessa anche la regione Emilia Romagna, si parla di circa 2.388 esemplari (2020 - 2645).
LA SITUAZIONE FAENTINA
«Per quanto riguarda l’areale dell’Apennino faentino - ci spiega l’educatrice cinofila nonchè ricercatrice Carlotta Nucci – la situazione che rileviamo dal monitoraggio che portiamo avvanti dal 2014 nel territorio del Parco della Vena del Gesso, ci dice della presenza di circa 3-4 branchi, ognuno dei quali composto mediamente da 4 o 5 individui». Quindi si parla all’incirca di una ventina di esemplari al massimo. «Più o meno la cifra è questa. Non posso essere più precisa per tutt’una serie di ragioni. Sul finire dell’estate questo numero può crescere anche del 50 per cento per via dei cuccioli, che però entro l’inverno si disperdono. I lupi sono per loro natura nomadi, e si postano anche di 40 km al giorno o più. Ci risulta, per esempio, anche il caso di un lupo che ha fatto 90 km in ventiquattr’ore».
ATTACCHI AD ANIMALI
In questi ultimi anni, dal 2015 a oggi, gli attacchi verso animali da cortile, ma anche a pecore, capre fino ad arrivare ai vitelli, sono stati diversi. Gli ultimi in ordine di tempo vanno dal 2023 a inizio novembre di quest’anno. Nuovo attacco ad un allevamento da parte di un branco di lupi sulle colline faentine. Nella notte di venerdì 1 novembre, i selvatici hanno accerchiato un’abitazione, con la vicina stalla e recinto della Società Agricola Cenni, allevamento di Bovina Romagnola a Mazzolano di Riolo Terme. I lupi, almeno cinque quelli ripresi dalle telecamere che controllano la proprietà, hanno «studiato» a lungo la situazione per individuare la preda e l’accesso più semplice al recinto. L’indomani mattina, all’appello mancava una vitella i cui resti, dopo una lunga e minuziosa ricerca, sono stati rinvenuti dagli allevatori nei dintorni dell’azienda agricola. L’animale è stato ucciso e completamente sbranato. Prima si è registrato un fatto tra giovedì 10 e venerdì 11 ottobre quando all’interno dell’area cortilizia dell’abitazione di un agricoltore di San Ruffillo di Brisighella, un cane è stato sbranato. Pochi giorni dopo, precisamente il 20 ottobre in pieno giorno, è toccato ad alcune pecore e capre. In questa occasione un branco di lupi ha colpito, sempre nel territorio brisighellese nei pressi dell’azienda agricola «Cà ad Là» che ha perso una ventina di capi sbranati dai predatori.
COSA FARE PER CONVIVERE
Allo stato attuale il lupo è una specie particolarmente protetta. Lo ha stabilito la Convenzione di Berna del 1979 e poi la Direttiva Habitat dell’Unione Europea del 1992 sulla conservazione degli habitat naturali e della fauna e flora selvatiche. Per questo non è cacciabile. Da qui le possibilità affinchè si possano evitare, ridurre o comunque limitare attacchi al bestiame e agli animali domestici, un recente attacco ha infatti visto cadere vittima, nel territorio brisighellese, ma fuori dai confini del Parco, un cane, sono diverse. «La questione è questa. Il lupo non è buono o cattivo - ci tiene a sottolineare la Nucci - ma è istintivo. Per questo l’uomo può cercare di impedire gli attacchi attraverso una serie di azioni, investimenti, che impediscano al lupo di trovare terreno fertile per il suo sostentamento». Ecco quindi che diventa particolarmente importante, come metodo principale e più efficace contro gli attacchi, quello di custodire i piccoli nuclei di animali domestici in ricoveri notturni, completamente chiusi, che ne garantiscano ampiamente la tutela. Se ciò non è possibile, le misure più utili da adottare, se installate correttamente e sotto la supervisione di esperto qualificato, sono l’uso di recinzioni metalliche, elettrificate o miste, con possibilità di essere fisse o mobili oppure l’utilizzo di cani da guardiania. Infine c’è la possibilità di utilizzare anche dissuasori acustici faunistici (strumenti con sensori e timer che emettono luci e suoni ad alto volume). Tutte queste azioni, in Emilia Romagna, godono della possibilità, da parte degli allevatori con gregge al pascolo, di poter ottenere importanti finanziamenti economici per l’acquisto e la messa a dimora di questi strumenti difensivi.