I consigli per alcuni sorsi d’autore territoriali in queste festività natalizie

Romagna | 17 Dicembre 2021 Le vie del gusto
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Riccardo Isola - Che siano regali, strenne o sorsi personali. Quelli che seguiranno sono alcuni esempi, suggerimenti, inviti a provare vini rimanendo in terra di Romagna per accompagnare, con gusto e qualità, le imminenti festività. Se guardiamo a quello che la critica suggerisce, ci riferiamo alle guide di settore, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Rosso, bianco, fermo o frizzante non importa, l’importante è che sia romagnolo.

SORSI IN BIANCO
Partendo gradualmente partiamo dai bianchi. Qui per un pranzo si suggeriscono soprattutto tre tipologie legate a tre vitigni simbolo di questa terra: Albana, Trebbiano e Rebola (Pignoletto). Partendo da quest’ultimo dobbiamo arrivare nel riminese dove la versione 2020 Colli di Rimini di Enio Ottaviani o il «Landi» 2020 del Podere dell’Angelo sono due esempi che faranno ben parlare di loro. Tuffandoci nell’Albana la scelta inizia a essere veramente ampia. Tra le tante versioni che dall’imolese al cesenate vengono prodotte, tra le più particolari ci sentiamo di menzionare: «Rio di Valpiana» 2018 di Vigne dei Boschi di Solarolo. Dalle versioni più agrumate e verdi come quella di «InTerra» 2020 della Tenuta la Viola di Bertinoro a quelle più tropicaleggianti come «Fiorile» 2020 del Fondo San Giuseppe di Brisighella si può spaziare fino alle note prettamente floreali de «La Sgnòra» 2020 di Maria Galassi di Cesena o a quelle più minerali e fruttose di «Isola» 2020 di Balìa di Zola di Modigliana o più profonde del «SabbiaGialla» 2020 della Cantina San Biagio Vecchio di Faenza. Sempre una sicurezza è poi «I Croppi» 2020 di Celli a Bertinoro oppure «Sandrona» 2019 di Ca’ di Sopra a Marzeno (Brisighella). Particolarissime e sensuali sono invece le interpretazioni della Fattoria Monticino Rosso di Imola con il suo «Codronchio» 2019 oppure quelle super macerate in anfora di «Vitalba» 2020 dell’imolese Tre Monti. 
Infine il Trebbiano. Qui interessantissima versione è il «Bro» 2020 della cantina Noelia Ricci di Predappio, oppure l’ancestrale «Indigeno» della cantina Ancarani di Faenza, molto intrigante sono anche «Strada Corniolo» 2019 di Villa Papiano di Modigliana e «I Vespri» del Teatro sempre di Modigliana, oppure il «Rio Fantina» 2019 di Costa Archi a Castel Bolognese o addirittura il «Corallo Argento» della faentina Gallegati. Incursione nella bassa ravennate la si può fare, per chi ama timbriche semi aromatiche, alla Tenuta Uccellina con il suo «Rambela» 2020. 

SANGIOVESE E TERROIR
Andando sul Sangiovese, ormai elegante e suadente in tutte le sue declinazioni, la platea potremmo definira praticamente quasi sterminata. A questo punto la bussola personale non può che essere quella dipendente dai gusti. Noi possiamo dare a grandi linee direttrici di carattere macroscopico. Per chi ama le matrici più succose, strutturate e alcoliche queste le si possono riscontrare soprattutto nelle produzioni di Romagna Sangiovese Doc (Base, Riserva o con Menzione geografica aggiuntiva) realizzate nei territori produttivi di Imola, Serra, Predappio e Bertinoro. Se si amano invece sorsi più taglienti, balsamici e lineari allora è necessario fare un salto a Modigliana, Castrocaro-Terre del Sole, in certi ambiti del cesenate e basso forlivese, fino ad arrivare a Rimini. Per chi predilige l’aspetto organolettico più basato su note sapide, fragranti ma comunque piene di succo e struttura allora gli ambiti territoriali perfetti possono essere quelli del faentino, brisighellese, nelle sottozone di Oriolo e Marzeno e la stessa Brisighella, e in certi produttori di Longiano. 

ALCUNE CHICCHE
Poi ci sono chicche che ci sentiamo di suggerire come il «Pre» Sangiovese di Predappio della modiglianese Villa Papiano o il Pinot noir della Cantina Pertinello a Galeata fino ad arrivare al mitico «Domus Caia» di Ferrucci a Castel Bolognese che lasciano a ogni sorso emozioni senza fine.

BACIO DI DAMA
Non è un biscotto secco e farcito, ma la sensazione che lascia un sorso di Albana Docg versione passita. Per gli amanti del genere allora imprescindibili sono le visioni della tenuta Zerbina di Faenza con i suoi «Arrocco» e «Scaccomatto» oppure la versione della cantina di Toscanella di Dozza, Branchini con la sua 2014 «D’or Luce» per approdare poco lontano, sempre a Dozza, con «Piccolo fiore» 2016 di Vittorio Assirelli fino a raggiungere Mercato Saraceno provando «Occhio di Starna» della Tenuta Santa Lucia. Infine anche il 2018 della cantina Bissoni di Bertinoro non mancano di soddisfare i palati più esigenti. 
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