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Riccardo Isola - Per i sommelier dell’Ais, la Romagna vitivinicola ha diverse carte importanti da giocarsi nel mondo della qualità in calice. Lo attesta la guida nazionale «Vitae» che per il 2022 attesta 32 «Quattro viti», il massimo riconoscimento ottenibile. Di questi 18 sono rossi, per lo più a base Sangiovese e 13 sono bianchi, con la stragrande maggioranza dei casi rappresentati dall’Albana. Tra i premiati anche un vermouth (Baravelli Vermouth bianco 2020 della cantina Calonga di Forlì). Tra le importanti novità che emergono dal giudizio dei sommelier è che, finalmente, le cosiddette Menzioni Geografiche Aggiuntive (Mga), le cosiddette sottozone, per il Sangiovese crescono di appeal produttivo e quindi di riconoscimenti. In queste tipologie sono 14 quelle premiate con il massimo riconoscimento da parte dei sommelier.
LA ROMAGNA BIANCHISTA
Dei 13 «big del 2022» tra i sorsi dorati e fruttati, la maggior parte di essi è rappresentata dall’Albana, sia nella sua declinazione secca sia in quella passita. A queste si aggiunge anche un «Quattro viti» per la versione in anfora. Paretendo dalla tipologia secco ormai è un habitué quella di Celli (Bertinoro) con «I Croppi 2020» così come il «Vigna Rocca 2020» di Tre Monti (Imola). Altre interessanti interpretazioni sono quelle di Fiorentini (Castrocaro Terme-Terra del sole) con il suo «Cleonice 2019» e di Giovannini (Imola) con il suo «8.000». Tra le più particolari e per certi versi sensuali versioni sono tre quelle che ricevono il massimo riconoscimento: il magnificente «Vitalba 2020» di Tre Monti, il «Sabbia Gialla 2020» della Cantina San Biagio Vecchio (Faenza) e il carnoso «Codronchio 2019» della Fattoria Monticino Rosso (Imola). In ambito dei Passito riconoscimento amssimo oltre all’imprescindibile interpretazione alla francese della Fattoria Zerbina (Faenza), con il Romagna Albana Passito «Arrocco 2019» rientra tra i must anche la versione di Branchini (Imola) «D’Or luce 2014» e quello di Raffaella Bissoni (Bertinoro) «Bissoni 2018». Anche un Trebbiano, e che Trebbiano, viene riconosciuto come meritevole delle Quattro viti. Stiamo parlando del Colli di Faenza «Tera 2020» del Fondo San Giuseppe (Brisighella). Infine anche la Rebola riminese (il Grechetto Gentile che soprattutto in Emilia prende il nome anche di Pignoletto) di Enio Ottaviani del 2020 trova il massimo riconoscimento così come il «Famous 2020», ottenuto dalle uve Famoso, della Tenuta Santa Lucia (Mercato Saraceno).
ROMAGNA E SANGIOVESE
Il principe dei rossi, il Romagna Sangiovese Doc, trova come detto la principale vetrina al top del rossismo romagnolo. Subissa tutti l’area di Predappio con ben otto vini classificatisi al top. In controtendenza rispetto ad altre guide, quella dell’Ais premia su tutte la storica culla del Sangiovese in menzione con sei Riserva e due «base». In questi ultimi casi abbiamo il «Cesco 1938» del 2019 della Tenuta Piccolo Brunelli e «Il Sangiovese 2020» di Noelia Ricci. Per i Riserva ci sono invece il sontuoso «Calisto 2018» di Stefano Berti, il ben strutturato «Le Lucciole 2018» di Chiara Condello, il rotondo «Notturno 2018» di drei Donà, l’impareggiabile «Vigna del generale 2018» della Fattoria Nicolucci, il balsamico «Raggio brusa 2018» di Condè e il rotondo «Maestroso 2017» di Sadivino. Uscendo da Predappio arriviamo a Bertinoro dove sono due i migliori testimoni in rosso e si tratta dell’«Ombroso 2018» di Giovanna Madonia e il «P.Honorii 2017» della Tenuta la Viola. A San Vicinio c’è il «Quartosole 2018» della Tenuta Casali mentre a Modigliana è la tensione del «Tramazo 2018» della cantina Mutiliana a sbaragliare la concorrenza. Scavallando la valle si arriva a Brisighella dove Gallegati svetta con il suo «Corallo Rosso 2019» mentre a Faenza il sensuale «Remel 2018» della cantina Ca’ di Sopra convince e trionfa. In quel della Serra, a Castel Bolognese, la Cantina Costa Archi si porta a casa il massimo riconoscimento con l’identitario «Il beneficio 2017». Infine c’è anche lui, sempre nel territorio della Serra. Parliamo del Superiore «Domus Caia 2018» della cantina Ferrucci. Chicche extra Sangiovese sono poi state premiate come meritevoli di stare al vertice della produzione 2021 sul 2022. Stiamo parlando del vino «A» di Villa Venti (Longiano), Centesimino in anfora dalla grande e inaspettata personalità e l’intrigante «Solo 2018» della cantina di Umberto Cesari (Castel San Pietro) prodotto con il Merlese. Un vitigno che non esisteva ma viene incrociando per impollinazione Merlot e Sangiovese.
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