Guerra in Ucraina, da Ravenna il racconto di Kateryna Shmorhay: «In angoscia per i familiari, l'Europa ci ha lasciati soli»

Romagna | 25 Febbraio 2022 Cronaca
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«Sono angosciata per i miei familiari che vivono in Ucraina, ho due sorelle ed i gentori, io come tanti altri in Romagna abbiamo paura per quello che potrebbe succedere a loro. L'Europa ci ha lasciati soli, il nostro popolo dovrà difendersi da solo contro il tiranno Putin». Singhiozza al telefono Kateryna Shmorhay, la responsabile dell'associazione Malva Ucraini di Ravenna.
Kateryna, che di mestiere fa l’operatrice socio-sanitaria, è sposata con un italiano e ha una bambina, ha la famiglia d’origine, sua madre e due sorelle in Ucraina, in una regione al confine con la Polonia. In gennaio avevamo intervistato Kateryna sui venti di guerra che già erano presenti.
«Da quando – ci aveva raccontato la Shmorhay - nel 2014 la Russia ha invaso il Donbass e la Crimea, portando all’allontanamento del presidente Janukovyc e a disordini e violenti. Scontri finiti con la stipula di accordi tra il nostro Paese e l’Unione Europea. Oggi la situazione rischia di ripetersi. In quella zona non è cambiato nulla per la popolazione, tuttavia la propaganda russa, attraverso una strategia di martellamento continuo, contribuisce ad aumentare la tensione. Vorrei fosse chiaro quanto anche noi ucraini siamo in un certo senso russi, la stessa vicepresidente dell’associazione Malva ha  padre ucraino e madre russa e parla il russo. Noi, pertanto, non abbiamo nulla contro la popolazione russa, ma vorrei far capire in maniera altrettanto chiara quanto per noi sia fondamentale essere un Paese indipendente e mantenere questa autonomia, di cui il 24 agosto 2021 è ricorso il 30°anniversario».
Gli ucraini presenti in provincia sono 2074 (dati Istat 1 gennaio 2020), di cui 904 in città, 148 a Lugo e 354 nel comune di Faenza. Si tratta di una comunità coesa e molto attiva nel sociale, composta per oltre la metà da donne che svolgono mansioni di assistenti familiari nell’ambito della cura agli anziani, arrivate in Italia vent’anni fa, pertanto oggi con un’età media che supera i 50 anni, le quali già nel 2003 hanno operato al consolidamento del proprio credo religioso, con la costituzione della chiesa cattolica ucraina con rito bizantino presso la chiesa di San Giovanni Battista a Ravenna. Nel 2015 si sono poi costituite in associazione, per rendersi più visibili sul territorio e collaborare attivamente con il Comune di Ravenna attraverso la partecipazione ad eventi come il Festival delle Culture e la realizzazione di laboratori e giochi per i bambini e con associazioni di volontariato come l’Anpi per organizzare raccolte fondi e iniziative sociali.
«Per colmare il senso di vuoto che ognuno di noi si porta dentro quando lascia il proprio Paese per vivere in un altro – prosegue Katerina –  noi ucraini ci siamo, in questi anni, sempre più avvicinati gli uni agli altri e davanti alla crisi del nostro Paese, sentiamo tutti aumentare l’inquietudine. Al momento non si tratta di far fronte a difficoltà oggettive, perché ancora riusciamo a metterci in comunicazione con i nostri cari, i pullman partono regolarmente così come arrivano i pacchi che inviamo a casa. Tuttavia l’emotività dilaga, amplificata dal continuo ripetersi di notizie tutt’altro che rassicuranti».
Sabato 26,ore 14, è prevista una preghiera per la pace con il vescovo di Ravenna in San Giovanni Battista. (m.p. f.mont.)
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Grazie a tutti coloro che danno sostegno al nostro popolo ucraino
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